Alexey Meshkov, il vice del ministro degli Esteri russo Lavrov, ha raccontato al III Forum eurasiatico di Verona una barzelletta che non ha fatto ridere nessuno. Faceva più o meno così: ci sono due cowboy, John e Bill, che guardano una mandria di vacche che pascola. John dice a Bill, “Se ti mangi una cacca ti do un dollaro”. E Bill accetta. Riprendono a cavalcare e Bill dice a John…
…”Se te ne mangi una pure tu, ti do un dollaro”. E John accetta. Poi cavalcano ancora un po’ e John dice a Bill, “Non capisco, perché abbiamo mangiato tutti e due cacca gratis?”. Non penso che Meshkov volesse dare un esempio di umorismo russo ma descrivere con una metafora l’effetto delle sanzioni. Non sono convinto che ci sia riuscito.
Quando la Società delle Nazioni punì l’Italia per l’invasione dell’Etiopia, la propaganda fascista si scatenò contro le “inique sanzioni”. I prodotti nazionali divennero di colpo migliori di quelli d’importazione, i Paesi “sanzionisti” furono dipinti come aggressori dell’Italia e sui muri delle città comparvero scritte come “Sanzioni? E chi se ne frega!”. L’effetto immediato fu quello di alimentare l’orgoglio nazionale, di dimostrare che l’Italia era più forte del resto del mondo, intanto la diplomazia lavorava per limitare i danni. Il nostro Paese non fece marcia indietro sulla campagna d’Abissinia e le sanzioni, su pressione di Paesi amici dell’Italia fascista, furono revocate dopo soli sette mesi.
Mi sembra chiaro dove voglio andare a parare: la Russia ha invaso e annesso la Crimea, le sanzioni degli Usa e dell’Europa hanno causato l’effetto “orgoglio” nei russi, tutti si affannano a dire che fanno più male a noi che a loro e intanto le diplomazie dei Paesi più interessati hanno cominciato a muoversi per trovare una soluzione. “Le sanzioni sono un suicidio collettivo”, ha detto Prodi al forum, mentre Antonio Fallico – l’organizzatore del Forum, spesso definito “l’italiano più potente a Mosca” – ha detto che sono “una sciagura per il Made in Italy”. Meshkov, dopo la barzelletta, ha aggiunto che “le sanzioni hanno stimolato in Russia attività e progetti importanti”. E qui qualcuno ha riso.
Sanzioni o controsanzioni?
Facciamo un passo indietro. Le sanzioni contro la Russia sono molto diverse da quelle della Società delle nazioni contro l’Italia del 1935. Sono strumenti individuali che colpiscono direttamente gli interessi economici di alcuni soggetti vicini a Putin e di grandi società pubbliche che hanno soldi in Occidente. Igor Sechin è forse il primo della lista tra i presenti al Forum. È l’amministratore delegato del colosso petrolifero russo, Rosneft. Ex agente del Kgb, amico e consigliere stretto di Putin da sempre, è uno dei siloviki che sarebbero dietro la battaglia con Khodorkovskij. Sochin è stato colpito dalle sanzioni individuali degli Usa, ma non dell’Ue.
Mosca ha risposto a Usa e Ue con delle controsanzioni, bloccando l’importazione di una serie di beni (soprattutto alimentari) dall’Europa. Queste sì somigliano all’embargo del 1935 e colpiscono indiscriminatamente le imprese europee che fanno business con la Russia. Quando al Forum si dice che le sanzioni costano all’Europa 40 miliardi e che non aiutano l’Ucraina, quando si dice che l’Europa e non l’America sta pagando il prezzo più alto, a quali ci si riferisce? Quando Sochin dice che “Chi agisce contro le leggi naturali economiche dei mercati va contro se stesso”, parla delle sanzioni o delle controsanzioni?
Bisogna dirlo, il Forum eurasiatico è un evento in cui top manager, ambasciatori e viceministri russi incontrano uomini d’affari e politici italiani. È del tutto comprensibile che in un incontro tra businessman e manager i contratti milionari – e miliardari – abbiano la precedenza sullo spostamento dei confini e sulle guerre. È forse persino comprensibile che l’annessione della Crimea e la guerra in Donbass diventino “la difficile situazione in Ucraina”. Lo è un po’ meno raccontare barzellette su mangiare la cacca mentre fischiano le bombe.
…”Se te ne mangi una pure tu, ti do un dollaro”. E John accetta. Poi cavalcano ancora un po’ e John dice a Bill, “Non capisco, perché abbiamo mangiato tutti e due cacca gratis?”. Non penso che Meshkov volesse dare un esempio di umorismo russo ma descrivere con una metafora l’effetto delle sanzioni. Non sono convinto che ci sia riuscito.