Saltati in aria 359 fedeli tra cristiani e turisti, in un Paese aperto al turismo
A dieci anni dalla fine della guerra civile che per 30 anni ha devastato il Paese, lo Sri Lanka si risveglia tutto d’un tratto nel mezzo di un ampio attacco terroristico che, in quello che è un bilancio ancora provvisorio, ha ucciso 359 persone. Prevedibilmente, gli atti violenti sono stati rivendicati dall’Isis che, ormai sconfitto in Siria e Iraq, fa ancora proseliti sul web. È stata l’agenzia di stampa dell’autoproclamatosi ex Califfato, Amaq, ad evidenziare che l’obiettivo degli attentati erano i cristiani e i cittadini della coalizione di Nazioni che hanno combattuto lo Stato Islamico.
Gli occhi sono ora puntati sul gruppo militante interno chiamato National Thawheed Jama’ut, NTJ, che potrebbe essere stato il braccio armato dell’Isis nel Paese. Il coinvolgimento di NTJ è stato confermato dal viceministro per la Difesa dello Sri Lanka, Ruwan Wijewardene, il quale sostiene che gli attacchi siano avvenuti come rappresaglia per i morti nelle due moschee di Christchurch. Il Ministro della Salute, Rajith Senaratne, ha affermato che l’esecutivo “non crede che un’organizzazione piccola come NTJ possa aver fatto tutto da sola. Stiamo lavorando per capire come sono avvenuti i collegamenti con la rete del terrorismo internazionale, come hanno reclutato coloro i quali si sono fatti esplodere e come sono riusciti a produrre le bombe”.
Ma dietro gli attentati ci sarebbero gravi problemi di comunicazione tra i vari servizi dello Stato: Senaratne ha detto ai giornalisti che le autorità di Colombo furono avvertite, tramite un report, di un imminente attacco di NTJ almeno due settimane prima e che le informazioni non sono state divulgate al Primo Ministro, Ranil Wickremesinghe. Le sue parole non sorprendono visto il clima politico nel Paese. Infatti, nel mese di ottobre 2018 Wickremesinghe venne allontanato dal Presidente Maithripala Sirisena, per poi reinsediarsi al suo posto dopo le pressioni arrivate dalla Corte Suprema. Ancora non è chiaro se Presidente e Primo Ministro sapessero del report.
Lo Sri Lanka, con una popolazione pari a più di 22 milioni, è un Paese buddista al 70%. Gli altri gruppi religiosi sono rappresentati da hindu (il 12,6%), musulmani (9,7%) e cristiani (poco più del 7%). È da escludere l’odio religioso interno tra gli ultimi due gruppi: l’attentato ha colpito il cuore dell’economia del Paese, il turismo. Dopo il faticoso trentennio che ha visto il Governo contro i Tamil nel nord dell’isola, gli ultimi 10 anni sono stati all’insegna della pacificazione, con lo Sri Lanka diventato meta turistica per milioni di visitatori: un Paese ritenuto sicuro per trascorrere le vacanze, d’interesse per gli investitori stranieri. Gli attacchi di Pasqua minano quegli sforzi che proprio ora iniziavano a dare risultati.
@melonimatteo
Saltati in aria 359 fedeli tra cristiani e turisti, in un Paese aperto al turismo
A dieci anni dalla fine della guerra civile che per 30 anni ha devastato il Paese, lo Sri Lanka si risveglia tutto d’un tratto nel mezzo di un ampio attacco terroristico che, in quello che è un bilancio ancora provvisorio, ha ucciso 359 persone. Prevedibilmente, gli atti violenti sono stati rivendicati dall’Isis che, ormai sconfitto in Siria e Iraq, fa ancora proseliti sul web. È stata l’agenzia di stampa dell’autoproclamatosi ex Califfato, Amaq, ad evidenziare che l’obiettivo degli attentati erano i cristiani e i cittadini della coalizione di Nazioni che hanno combattuto lo Stato Islamico.