Australia: con la Cina aumentano le tensioni diplomatiche e Canberra ha molto da perdere. Pechino è il primo mercato per l’export australiano
I rapporti fra Australia e Cinasono ai minimi ormai da mesi. Pechino non ha gradito le critiche rivoltegli da Canberra in merito alla gestione dell’epidemia di Covid-19. Non ha gradito l’accusa di diffondere notizie false. Né tantomeno ha apprezzato l’insistenza con la quale l’Australia ha richiesto l’apertura di un’indagine internazionale sull’origine del coronavirus, diffusosi dalla città di Wuhan.
Le tensioni diplomatiche hanno avuto delle conseguenze concrete per Canberra. La Cina, ad esempio, ha sospeso buona parte delle importazioni di carne di manzo e imposto dazi sull’orzo; ha invitato i propri cittadini a non recarsi nel Paese; ha condannato a morte – una settimana fa – un uomo australiano accusato di contrabbando di metanfetamina.
Non si tratta di una pratica troppo inconsueta in Cina. L’anno scorso Pechino ha condannato a morte due cittadini canadesi, ritenuti colpevoli proprio di narcotraffico: le condanne erano state interpretate però come delle ritorsioni “politiche” per l’arresto, da parte di Ottawa, della dirigente di HuaweiMeng Wanzhou. La Cina aveva anche bloccato l’acquisto di alcuni prodotti agroalimentari dal Canada.
Stando ai dati pubblicati in questi giorni dalla società Juwai IQI, che si rivolge soprattutto ai consumatori in Cina, da aprile a maggio la domanda cinese per gli immobili in Australia è crollata del 65%. Per Canberra il danno è notevole, specialmente se questa diminuzione dovesse trasformarsi in una tendenza: il settore immobiliare è molto importante per l’economia australiana e gli investimenti provenienti dalla Cina, in particolare, sono corposi (4,2 miliardi l’anno scorso).
L’Australia ha molto da perdere in uno scontro con Pechino, specialmente in questo momento di crisi. La Cina è infatti il primo mercato per l’export australiano (soprattutto agricolo e minerario); è il Paese d’origine della maggioranza degli studenti internazionali presenti sul suo territorio; è fondamentale per il turismo.
Il mantenimento di buoni rapporti con la Cina è dunque utile agli interessi economici australiani: Pechino assorbe il 32% delle esportazioni australiane; solo quelle di orzo valgono circa 1 miliardo di dollari l’anno. Allo stesso tempo, Canberra è però uno degli alleati più stretti degli Stati Uniti: fa parte del gruppo per la condivisione di intelligenceFive Eyes ed è stata fra le prime nazioni ad allinearsi a Washington nel mettere al bando le società cinesi Huawei e Zte dalla realizzazione delle nuove reti 5G.
Già prima di precipitare nei mesi scorsi, le relazioni tra Australia e Cina vacillavano da un paio di anni. A preoccupare Canberra è soprattutto la crescita della presenza e dell’aggressività cinese nell’Oceano Pacifico.
Per ridurre la dipendenza economica da Pechino l’Australia ha intenzione di avvicinarsi all’India. Una nazione, peraltro, dove i sentimenti anticinesi sono in crescita, così come lo sono le preoccupazioni per l’espansione militare della Repubblica Popolare, tanto nelle acque dell’Oceano Indiano quanto sull’Himalaya, lungo il confine conteso.
Canberra ricerca sia un maggiore accesso al mercato indiano, sia una collaborazione marittima con Nuova Delhi per contenere le mosse di Pechino nella regione dell’Indo-Pacifico.
I rapporti fra Australia e Cinasono ai minimi ormai da mesi. Pechino non ha gradito le critiche rivoltegli da Canberra in merito alla gestione dell’epidemia di Covid-19. Non ha gradito l’accusa di diffondere notizie false. Né tantomeno ha apprezzato l’insistenza con la quale l’Australia ha richiesto l’apertura di un’indagine internazionale sull’origine del coronavirus, diffusosi dalla città di Wuhan.
Le tensioni diplomatiche hanno avuto delle conseguenze concrete per Canberra. La Cina, ad esempio, ha sospeso buona parte delle importazioni di carne di manzo e imposto dazi sull’orzo; ha invitato i propri cittadini a non recarsi nel Paese; ha condannato a morte – una settimana fa – un uomo australiano accusato di contrabbando di metanfetamina.
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