Accordo Bahrein-Israele: non una svolta, ma una conferma
Bahrein e Israele avvieranno piene relazioni diplomatiche. L'accordo segna un altro successo diplomatico per Trump, che lo definisce "storico". Ma non è una vera svolta
Bahrein e Israele avvieranno piene relazioni diplomatiche. L’accordo segna un altro successo diplomatico per Trump, che lo definisce “storico”. Ma non è una vera svolta
Bahrein e Israele avvieranno relazioni diplomatiche formali. L’accordo è stato annunciato venerdì sera dagli Stati Uniti e segna un altro successo diplomatico per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ma soprattutto per il Presidente americano Donald Trump.
È stata infatti la sua amministrazione ad aver facilitato la normalizzazione dei rapporti tra Bahrein e Israele, che di recente ha raggiunto un accordo simile – sempre promosso da Washington – anche con un’altra monarchia del golfo Persico: gli Emirati Arabi Uniti.
Non una svolta, ma una conferma
La decisione di Manama segue quella di Abu Dhabi sia da un punto di vista cronologico sia da un punto di vista “sistemico”, andando a confermare una tendenza già in atto nella regione. I rapporti tra i Paesi arabi e Israele, infatti, esistono da anni – in alcuni casi sono anche piuttosto stretti –, seppur mantenuti seminascosti. La collaborazione reciproca è motivata dall’esistenza di un avversario comune: l’Iran.
Il Bahrein, nello specifico, teme che l’Iran possa favorire una rivolta della popolazione bahreinita (in maggioranza sciita) contro la dinastia regnante (sunnita).
L’avvio di relazioni diplomatiche con Israele non rappresenta perciò una vera svolta né per gli Emirati né per il Bahrein, e non stravolge gli equilibri in Medio Oriente. Ma la formalizzazione dei rapporti ha comunque un’importanza notevole, perché rende esplicita la perdita di rilevanza della questione palestinese, che finora aveva impedito la piena distensione tra il mondo arabo e Israele. La priorità, adesso, è il contenimento di Teheran.
L’accordo tra Israele e Bahrein è dunque importante perché conferma la tendenza aperta dagli Emirati. E perché ribadisce l’assenso (implicito) dell’Arabia Saudita – la nazione araba più importante nella regione – alla normalizzazione con Israele. È un passo che Riad non può compiere con altrettanta facilità, anche in virtù del suo ruolo di custode dei luoghi di culto dell’Islam, ma che sostiene: la politica estera del Bahrein è pesantemente influenzata dai sauditi.
Dopo gli Emirati e il Bahrein, il prossimo a riconoscere Israele potrebbe essere l’Oman.
Consapevole della funzione anti-iraniana dell’accordo tra Manama e Tel Aviv, Teheran ha per l’appunto accusato la monarchia bahreinita di essere complice “dei crimini del regime sionista” e di minacciare “la sicurezza della regione e del mondo islamico”.
La normalizzazione dei rapporti tra Israele e Bahrein ha per gli Stati Uniti un valore sia geopolitico che propagandistico. Dal punto di vista strategico, permetterà una maggiore cooperazione tra due importanti alleati americani. Manama ospita la Quinta flotta della marina statunitense e funge pertanto da base per le attività militari di Washington nel golfo Persico. Dal punto di vista propagandistico, invece, l’accordo di Israele con il Bahrein – preceduto da quello con gli Emirati e da quello con Serbia e Kosovo – permette a Trump di rafforzare la sua immagine in vista delle elezioni presidenziali di novembre. La sfilza di successi diplomatici gli consente di presentarsi come un abile negoziatore, un pacificatore, un portatore di stabilità.
L’appuntamento elettorale ha influito pesantemente sulle modalità di presentazione dell’accordo: oltre ad essere (ovviamente) stato definito “storico”, è stato annunciato l’11 settembre e messo in relazione diretta con gli attentati alle Torri Gemelle del 2001. Trump ha definito l’intesa Bahrein-Israele come “la risposta più potente all’odio che ha generato l’11 settembre”.
Bahrein e Israele avvieranno relazioni diplomatiche formali. L’accordo è stato annunciato venerdì sera dagli Stati Uniti e segna un altro successo diplomatico per il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ma soprattutto per il Presidente americano Donald Trump.
È stata infatti la sua amministrazione ad aver facilitato la normalizzazione dei rapporti tra Bahrein e Israele, che di recente ha raggiunto un accordo simile – sempre promosso da Washington – anche con un’altra monarchia del golfo Persico: gli Emirati Arabi Uniti.
Non una svolta, ma una conferma
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