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Il futuro del “Beijing Consensus” e della BRI alla luce della frattura tra Occidente e Russia


Con chiaro riferimento al Washington Consensus, il programma cinese, coniato nel 2004, vuole portare avanti l’idea di un modello di sviluppo alternativo al mondo guidato dagli Stati Uniti e fondato sui valori occidentali

Il ritorno della guerra in Europa ha scosso profondamente lo status quo dell’ordine internazionale, dando inizio ad un processo di transizione che era nell’aria già da diversi anni. Ad oggi, il conflitto in Ucraina ha un finale tutt’altro che scontato, rendendo ugualmente imprevedibile lo scenario che emergerà quando si sarà conclusa. Quello che però è già sotto i nostri occhi è la frattura, difficilmente riparabile, tra Occidente e Russia, nonché la nascita di un assetto bipolare con due potenze egemoni, economicamente e politicamente, gli Stati Uniti e la Cina. Mentre gli Usa lottano per mantenere la loro posizione di leadership nell’attuale assetto internazionale, la Cina sembra aver concluso la sua ascesa entrando in un nuova e complessa fase: essere l’altra grande superpotenza, portatrice di una visione del mondo molto distante dai valori occidentali.

Il Beijing Consensus

“La Cina sta scrivendo il proprio libro. Il libro rappresenta una fusione del pensiero cinese con le lezioni apprese dal fallimento della cultura della globalizzazione in altri luoghi. Il resto del mondo ha iniziato a studiare questo libro” (Ramo, 2004)

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