La forza della democrazia in Ghana non esclude la sopravvivenza del sistema di potere tradizionale della chieftancy, il sistema dei capi tradizionali, che è stato preservato sin dall’indipendenza ed è ora tutelato dalla Costituzione del 1992.
Non è un mistero che, in Ghana, il sistema di capi tradizionali – detto chieftancy – mantenga una rilevanza particolare. Il ruolo di queste figure all’interno delle dinamiche politiche ghanesi è evidente e riconosciuto. Ma nelle ultime settimane il discorso è tornato ad essere particolarmente rilevante, a causa di un litigio tra la giornalista Afia Pokua e il re Ashanti, il più potente tra i vari capi.
Nel corso di un programma televisivo, Pokua ha attaccato il re Otumfuo Nana Osei Tutu II per la sua gestione delle tensioni etniche presenti in Ghana. Proseguendo, la giornalista ha criticato la deferenza di tutto il sistema politico verso di lui: “Perfino il Presidente si inchina davanti a lui per mostrargli rispetto”. Un atteggiamento che, secondo lei ed una parte della popolazione, rischia di far pensare ad una superiorità del popolo Ashanti rispetto agli altri gruppi etnici presenti in Ghana.
Le affermazioni di Pokua non sono state per nulla apprezzate dal re, anche conosciuto con il titolo di Asantehene. Secondo la tradizione, infatti, il capo non può essere criticato in maniera pubblica: per farlo è necessario passare attraverso la regina madre, l’unica che ha il potere di fargli delle rimostranze. In seguito, la giornalista ha tentato di scusarsi, arrivando a vestirsi di nero e ad inginocchiarsi davanti al re e dimostrando così in maniera ancora più evidente quanto sia il potere detenuto dall’Asantehene. Ma anche la richiesta di perdono si è svolta senza rispettare il protocollo ed è stata perciò rifiutata.
A prima vista, la rilevanza del sistema dei capi in Ghana potrebbe apparire un’incongruenza. Quando si parla di democrazia in Africa, lo stato che si affaccia sul Golfo di Guinea è spesso portato tra le eccezioni positive. In tutto il continente, esclusa la sua estremità meridionale e le isole, il Paese è l’unico classificato come totalmente libero da Freedom House. E dal 1992 lo stato organizza elezioni multipartitiche e competitive, che in più occasioni hanno portato a delle transizioni di potere ordinate.
Tuttavia, la forza della democrazia non esclude la sopravvivenza del sistema di potere tradizionale della chieftancy, che anzi è stato preservato sin dall’indipendenza ed è ora tutelato dalla Costituzione del 1992. Come recita l’articolo 270 della carta fondamentale: “L’istituzione dei capi, insieme con i consigli tradizionali come stabilito dalla legge consuetudinaria e dall’usanza, è garantita dal presente atto”.
Di fatto, quindi, i capi convivono accanto alle istituzioni più moderne e occidentali, come Presidente e Parlamento, e continuano a detenere un potere non indifferente. In particolare, i capi si occupano di promuovere la cultura delle proprie comunità e di risolvere i conflitti interni ad esse, ad esempio per quanto riguarda la proprietà delle terre. Inoltre, agiscono come intermediari tra il potere centrale e i gruppi che rispondono alla loro autorità, essendo considerati più vicini alla popolazione e ai suoi bisogni.
Sebbene il ruolo svolto dalle figure tradizionali sia in larga parte positivo, il sistema della chieftancy è per certi versi anche estremamente problematico, per il Ghana. I capi tradizionali sono coinvolti in centinaia di conflitti, più o meno piccoli, che riguardano tendenzialmente il diritto alla successione. E una questione cruciale è quella che riguarda il ruolo del re Ashanti e la sua posizione rispetto agli altri capi: alcuni sostengono che l’Asantehene sia per ragioni storiche l’unico re del Ghana e vada collocato su un piano superiore rispetto ai capi delle altre comunità, e la Costituzione non è chiara al riguardo.
Gli scontri tra capi sono pericolosi, perché rischiano di portare a delle conflittualità etniche. E sono visti in maniera particolarmente critica in questo periodo turbolento per il Paese. Da alcuni anni, infatti, il Ghana è rimasto invischiato in una severa crisi economica. E anche la situazione politica è estremamente tesa, in vista delle elezioni presidenziali di dicembre: proprio in questi giorni, l’opposizione sta protestando contro presunte irregolarità da parte della commissione elettorale.
Nel corso di un programma televisivo, Pokua ha attaccato il re Otumfuo Nana Osei Tutu II per la sua gestione delle tensioni etniche presenti in Ghana. Proseguendo, la giornalista ha criticato la deferenza di tutto il sistema politico verso di lui: “Perfino il Presidente si inchina davanti a lui per mostrargli rispetto”. Un atteggiamento che, secondo lei ed una parte della popolazione, rischia di far pensare ad una superiorità del popolo Ashanti rispetto agli altri gruppi etnici presenti in Ghana.