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Cina: inizia l’evento legislativo annuale più importante della politica cinese


"Le due sessioni", in cinese Liaghui, importante appuntamento annuale per fare il punto sull'anno concluso e tracciare le linee guida per il futuro: rinnovo di alte cariche statali, budget militare e obiettivi di crescita.

Arrivando circa un mese dopo il capodanno Cinese,  le “due sessioni” sono un momento per fare il punto sull’anno appena concluso e pianificare il nuovo. Pechino viene da un anno molto complesso, sia dal punto di vista interno che delle relazioni internazionali. Il covid ha segnato tutto il 2022, mettendo a dura prova la stabilità sociale e l’economia. Le proteste, che sono seguite alle dure politiche attuate dal governo per contenere il virus, sono state qualcosa di estremamente raro, sviluppandosi su scala nazionale e mettendo esplicitamente in discussione Xi e l’establishment. La crescita economica è stata la più bassa dal 1976, con il Pil che è cresciuto appena del 3%, ben sotto il target del 5,5% fissato dal governo. Il Paese si è dovuto misurare con altre grandi sfide interne, che rimangono tutt’oggi dei nodi da sciogliere per continuare l’ascesa: la crisi del settore immobiliare, da sempre uno dei principali motori di crescita della Cina post Mao, e il declino demografico. Alle dinamiche interne si è aggiunta l’instabilità del contesto internazionale, che ha visto gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali assumere atteggiamenti sempre più diffidenti e ostili verso Pechino, identificata ormai non più come un competitor ma come una vera e propria minaccia sistemica.

Le nomine

Ci sono tanti temi sull’agenda, a partire dal rinnovo di diverse cariche statali. Il processo di rigenerazione del Partito e delle istituzioni è iniziato già ad ottobre al XX Congresso e proseguirà sulla stessa linea, continuando l’accentramento del potere su Xi Jinping. Il nuovo timoniere è già reduce da un inedito terzo mandato come leader del PCC ed è pronto, adesso, ad assumere un terzo mandato anche per la presidenza della Repubblica Popolare Cinese. Il suo fedelissimo, Li Qiang, si appresta invece a diventare premier; dopo essere stato elevato a numero due del partito, salvo improbabili sorprese, prenderà il posto dell’uscente Li Keqiang. Il fatto che Qiang diventi premier è qualcosa di insolito, dal momento che gli manca l’esperienza come vicepremier nel Consiglio di Stato Cinese che gestisce i portafogli del governo centrale. Inoltre, nel suo curriculum c’è anche una macchia non indifferente legata alla gestione della crisi Covid a Shanghai, dove Li era il capo del partito. Ciononostante, Li Qiang è riuscito comunque a scalare le gerarchie, dimostrando che la lealtà ricompensa. Se da un lato lo aspetta un ruolo complesso, essendo in quanto premier incaricato della politica economica della Cina, dall’altro è probabile che svolgerà un ruolo meramente attuativo delle politiche di Xi. Per il 2023, secondo analisti e fonti statali riportate da Reuters, è probabile che venga fissato un target di crescita molto ambizioso, tra il 5 e il 6%.

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