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Cina: inizia l’evento legislativo annuale più importante della politica cinese


"Le due sessioni", in cinese Liaghui, importante appuntamento annuale per fare il punto sull'anno concluso e tracciare le linee guida per il futuro: rinnovo di alte cariche statali, budget militare e obiettivi di crescita.

Gabriele Manca Gabriele Manca
Si occupa di politica estera, globalizzazione, economia internazionale e nuovi media.

“Le due sessioni”, in cinese Liaghui, importante appuntamento annuale per fare il punto sull’anno concluso e tracciare le linee guida per il futuro: rinnovo di alte cariche statali, budget militare e obiettivi di crescita. Questo weekend, tra sabato 4 e domenica 5 marzo, sono iniziate le “due sessioni”, l’evento legislativo annuale più importante della politica cinese. Quello di quest’anno ha una particolare importanza perché è il primo del nuovo ciclo di 5 anni iniziato ad Ottobre 2022 con il XX Congresso del Partito Comunista Cinese. L’evento – che in cinese prende il nome di Lianghui – dura generalmente una o due settimane e si compone di due sessioni separate, ma sovrapposte temporalmente: quella dell’Assemblea Nazionale del Popolo (NPC) e quella della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CPPCC). La CPPCC è un organo consultivo che comprende oltre 2.000 membri provenienti da vari segmenti della società cinese, dagli imprenditori alle star del cinema. La NPC, invece, è composta da 3.000 membri ed è l’organo legislativo della Repubblica Popolare Cinese; ufficialmente, sarebbe il “più alto organo del potere statale” con la capacità di modificare la Costituzione ma, nella pratica, si riunisce una volta all’anno per approvare le politiche già decise dagli alti funzionari del Partito. I suoi membri sono generalmente scelti dalle unità amministrative cinesi, dalle regioni autonome e dalle forze armate – ad esempio, i media statali hanno riferito che Xu Fengcan, una delle prime donne pilota del Paese, è entrata a farne parte.

Arrivando circa un mese dopo il capodanno Cinese,  le “due sessioni” sono un momento per fare il punto sull’anno appena concluso e pianificare il nuovo. Pechino viene da un anno molto complesso, sia dal punto di vista interno che delle relazioni internazionali. Il covid ha segnato tutto il 2022, mettendo a dura prova la stabilità sociale e l’economia. Le proteste, che sono seguite alle dure politiche attuate dal governo per contenere il virus, sono state qualcosa di estremamente raro, sviluppandosi su scala nazionale e mettendo esplicitamente in discussione Xi e l’establishment. La crescita economica è stata la più bassa dal 1976, con il Pil che è cresciuto appena del 3%, ben sotto il target del 5,5% fissato dal governo. Il Paese si è dovuto misurare con altre grandi sfide interne, che rimangono tutt’oggi dei nodi da sciogliere per continuare l’ascesa: la crisi del settore immobiliare, da sempre uno dei principali motori di crescita della Cina post Mao, e il declino demografico. Alle dinamiche interne si è aggiunta l’instabilità del contesto internazionale, che ha visto gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali assumere atteggiamenti sempre più diffidenti e ostili verso Pechino, identificata ormai non più come un competitor ma come una vera e propria minaccia sistemica.

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