In seguito al golpe dello scorso 5 settembre, il colonnello Camara ha annunciato la struttura della nuova squadra che guiderà la transizione politica nella Repubblica di Guinea. Tuttavia, è ancora vaga la composizione…
Nella mattinata dello scorso 5 settembre, la Guinea Conacry ha subito il suo terzo colpo di Stato militare dall’indipendenza ottenuta nell’ottobre 1958. Un gruppo di militari della Guinea Conacry, guidati dal capo delle forze speciali, il colonnello Mamady Doumbouya, ha preso il potere, annullato la Costituzione, sostituito i governatori regionali con comandanti militari. Naturalmente, ha subito sciolto il Governo guidato dall’83enne Presidente Alpha Condé, che nell’ottobre 2020 era riuscito a ottenere un controverso terzo mandato, dopo aver modificato l’articolo 27 della Costituzione in vigore dal 2010 nel Paese africano
L’indomani, al termine di una riunione alla quale erano stati obbligati a partecipare i Ministri del Governo deposto, il colonnello Amara Camara, portavoce del Comitato nazionale per la riconciliazione e lo sviluppo (CNRD), ha annunciato che nel giro di poche settimane sarebbe stato istituito un Governo di unità nazionale.
Poi, mercoledì scorso, Camara ha annunciato la struttura del nuovo Governo, che sarà composto da 14 Ministeri e guiderà la transizione politica nella Repubblica di Guinea. Tuttavia, rimane ancora in termini vaghi la composizione della squadra, che avrà il compito di gestire la delicata fase della transizione. Anche se la nuova portavoce della giunta, il tenente colonnello Aminata Diallo, ha spiegato che molto presto sarà disponibile una lista con i nomi dei Ministri del nuovo esecutivo di transizione.
La nuova squadra
Per ora, è dato per certo che le caselle più importanti del nuovo Governo di transizione saranno occupate dall’ex portavoce del CNRD Amara Camara e dal colonnello Sadiba Koulibaly, considerato a tutti gli effetti il numero 2 della giunta militare, che alla fine di agosto 2019 era stato nominato comandante del Centro di addestramento per il mantenimento della pace.
Altra di figura di spicco che farà parte della nuova compagine di Governo è Balla Samoura, ex direttore regionale della gendarmeria di Conakry e molto vicino al capo della giunta, Doumbouya. Alto nome che circola con insistenza è quello del generale Aboubacar Sidiki Camara, alias “Idi Amin”. Ex capo di gabinetto del Ministro della Difesa, all’inizio del 2019 era stato rimosso dall’incarico e nominato ambasciatore a Cuba. Diverse fonti locali indicano che sarebbe tornato a Conakry, ma dal colpo di Stato non è mai apparso in pubblico.
L’annuncio della struttura del nuovo Governo di transizione arriva pochi giorni dopo l’ultima missione dei delegati dell’ECOWAS a Conakry, guidati dal Presidente ivoriano Alassane Ouattara e dal Presidente ghanese Nana Akufo-Addo. I due Presidenti hanno incontrato il leader dei golpisti Doumbouya al quale hanno avanzato la possibilità di dare corso a un breve periodo di transizione, che dovrebbe portare all’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative entro sei mesi.
Tuttavia, il colonnello Doubouya finora non ha fornito nessun chiarimento sulle modalità della transizione, sulla sua durata e su come sarebbero organizzate le elezioni. E continua ad assicurare che l’unico calendario valido è quello dei guineani.
Un fragile ordine democratico
Certamente il colpo di mano dei militari in Guinea non è avvenuto in maniera inaspettata. Il fragile ordine democratico del Paese ha tradito i suoi cittadini sempre più in contrasto con Condé per l’aumento della povertà, la corruzione dilagante e la cattiva gestione del Governo.
La decisione dell’ex Presidente Condé di cambiare la Costituzione in modo da poter candidarsi per un terzo mandato nel 2020 e la sua risposta violenta alle proteste di massa conseguite alla variazione della Carta non hanno fatto che aumentare il malcontento popolare. Per questo, non sorprende che molti in Guinea abbiano celebrato la fine del Governo di Condé.
La storia insegna che un colpo di Stato militare non è mai la soluzione ai problemi di un Paese e il rovesciamento militare operato da Doumbaya sta già gettando nel panico molte persone comuni. Mentre è assai probabile che aggraverà i problemi della Guinea, oltre a crearne dei nuovi.
La transizione politica
Tuttavia, questo momento incerto mette in maggiore evidenza i tanti problemi del Paese e offre ai guineani e ai loro alleati internazionali l’opportunità di ripensare alle priorità della nazione e chiedere un Governo che curi gli interessi della popolazione. L’attuale transizione politica offre un momento propizio per fare i conti con il passato autocratico della Guinea e impegnarsi nuovamente nell’applicazione della governance incentrata sulla tutela della collettività.
Un primo passo fondamentale per il nuovo Governo della Guinea dovrebbe essere quello di sfruttare l’esperienza dei veterani delle precedenti amministrazioni, che hanno prestato servizio con integrità morale. Nel frattempo, i cittadini comuni dovrebbero basarsi sulla loro recente esperienza di aperta manifestazione del dissenso per chiedere ai golpisti di mantenere la loro promessa di passare prontamente al Governo civile.
I guineani devono insistere su un calendario rigoroso e chiarire che non tollereranno incontri senza fine tra la giunta militare e i leader civili. Dovrebbero esercitare la pressione necessaria per chiedere aggiornamenti regolari, trasparenza e una voce al tavolo per negoziare il futuro della nazione. Senza dimenticare, che anche la comunità internazionale deve sostenere il popolo guineano con azioni concrete, che superino le dichiarazioni iniziali di condanna del colpo di stato e siano in grado di esercitare una certa pressione per favorire una transizione civile e mettere in guardia i leader dell’esercito attraverso sanzioni mirate.
L’indomani, al termine di una riunione alla quale erano stati obbligati a partecipare i Ministri del Governo deposto, il colonnello Amara Camara, portavoce del Comitato nazionale per la riconciliazione e lo sviluppo (CNRD), ha annunciato che nel giro di poche settimane sarebbe stato istituito un Governo di unità nazionale.