Ormai l’attenzione degli Stati Uniti è rivolta al Pacifico, dove si concentra la competizione con la Cina. Bruxelles deve tenerne conto, elaborando un approccio proprio nei confronti di Pechino che renderebbe l’Unione più autonoma in politica estera
Il giornale americano Politico ha ottenuto una bozza dello Strategic Compass (“bussola strategica”), ovvero il documento nel quale verranno fissate le priorità dell’Unione europea sulla difesa. E in quella bozza, datata 9 novembre, viene lanciato un allarme: i grandi interessi degli Stati Uniti, storici garanti della sicurezza del Vecchio continente, non si trovano più nel quadrante atlantico ma nel Pacifico, la regione dove si concentra la competizione con la Cina.
“Gli Stati Uniti”, si legge, “rimangono una potenza globale che ha contribuito alla pace, alla stabilità e alla democrazia nel nostro continente nell’ultimo secolo e il più fedele partner internazionale dell’Ue. Ma il loro spostamento verso l’Asia è innegabile”. Significa che l’Europa non può più dare per scontate tutta una serie di cose, e deve tener conto del cambiamento del contesto geopolitico: la Guerra fredda con l’Unione sovietica (giocatasi principalmente sul territorio europeo) è finita da tempo e il momento unipolare (quello in cui l’America era l’unica superpotenza del pianeta) pure. Oggi “un bipolarismo crescente tra Stati Uniti e Cina sta strutturando la competizione internazionale in quasi tutte le aree”.
“L’Europa è in pericolo”
La priorità di Bruxelles, impostale dalla geografia, è tenere a bada la Russia e la sua ricerca aggressiva di una proiezione oltre i propri confini. Ma Washington ora pensa soprattutto a contenere Pechino e non Mosca, ridotta al ruolo di potenza regionale, non più in grado di ambire al primato mondiale.
Oggi gli Stati Uniti sono disposti a passare sopra gli interessi europei, e l’Unione ha potuto sperimentare sulla propria pelle questa realtà già due volte negli ultimi mesi. Il primo campanello d’allarme, ad agosto, è stato l’Afghanistan: la ritirata americana, per i tempi e i modi in cui è stata condotta, ha spiazzato l’Europa. Il secondo, a settembre, è stato il patto Aukus con l’Australia, che ha fatto definitivamente perdere alla Francia un ricco contratto sui sottomarini.
Per il rappresentante degli Affari esteri dell’Unione europea, Josep Borrell, il “soft power non è abbastanza”. “L’Europa è in pericolo”, ha detto; “abbiamo bisogno di capacità di dispiegamento rapido”. Borrell vorrebbe una forza militare da cinquemila elementi, facile da mobilitare in momenti di crisi. Ma pensa che la responsabilità della sicurezza collettiva del continente debba rimanere alla Nato, l’alleanza guidata dagli Stati Uniti.
Focus sul Sud-est asiatico, ma niente Taiwan
L’Unione europea vorrebbe essere autonoma in politica estera, riducendo la dipendenza dagli Stati Uniti ed elaborando un approccio proprio nei confronti della Cina. Oltre a dover tener conto delle tante e diverse posizioni dei paesi membri in materia, deve però anche valutare se la propria proiezione nel lontano Indo-Pacifico (non esattamente un “cortile di casa”) sia fattibile.
Nella bozza di Strategic Compass visionata da Politico si legge che Bruxelles dovrebbe puntare al coinvolgimento del blocco Asean sulla sicurezza cibernetica e marittima: anche il Sud-est asiatico, zona in forte espansione economica, ricerca del resto una propria via tra Washington e Pechino. E dovrebbe anche continuare a ricerca un dialogo con la Cina per assicurarsi che rispetti la legge del mare e non imponga le proprie rivendicazioni.
Manca però, nel documento, ogni riferimento a Taiwan, Paese che la Cina considera parte del proprio territorio e che è stato recentemente visitato – per la prima volta – da una delegazione ufficiale del Parlamento europeo. In quell’occasione l’eurodeputato francese Raphael Glucksmann si rivolse alle autorità taiwanesi dicendo loro che “non siete soli” di fronte alle pressioni cinesi. “L’Europa è al vostro fianco”.
La versione definitiva dello Strategic Compass dovrebbe venire pubblicata il prossimo marzo.
Ormai l’attenzione degli Stati Uniti è rivolta al Pacifico, dove si concentra la competizione con la Cina. Bruxelles deve tenerne conto, elaborando un approccio proprio nei confronti di Pechino che renderebbe l’Unione più autonoma in politica estera