Coronavirus: l’Italia è pronta a ripartire. Le “fasi 2” sono la nostra specialità, abbiamo le risorse per riprenderci e cambiare in meglio
Ce la farà l’Italia a risollevarsi dal secondo contagio causato dal coronavirus, quello economico, non meno devastante in fondo? I numeri offerti dal Fondo monetario internazionale sono impietosi. Se il Pil mondiale perderà nel 2020 il 3%, l’Italia registrerà il 9,1% in meno, il peggior dato europeo dopo la Grecia. Una crisi senza precedenti, come una guerra, come la Grande Depressione del 1930 (che generò il conflitto mondiale). Il crollo dei consumi e dei fatturati delle imprese è agghiacciante, 9 milioni di lavoratori sono “tra color che son sospesi” in attesa della riapertura delle attività e si prevede che due milioni hanno già perso, almeno nell’immediato, la loro occupazione.
Ma crisi è anche sinonimo di ripresa. In un momento come questo può sembrare quasi un’impudicizia essere ottimisti, eppure l’Italia dispone di tutte le qualità e di tutte le risorse interne per riprendersi. Gli economisti sono concordi nel sostenere che la manifattura, la seconda più forte d’Europa, si riprenderà molto velocemente. In fondo si sono solo spenti i motori e non si tratta che di riaccenderli. Molte imprese del nord Europa, a cominciare dalla Germania, attendono i fornitori per la componentistica.
La squadra del manager Vittorio Colao è al lavoro per preparare la cosiddetta fase 2, quella del riavvio di molte attività. Si tratterà di riattivare la domanda interna (l’abbigliamento ha perso nel mese di marzo il 100%) attraverso l’immissione di liquidità nel sistema, e di favorire il riassetto organizzativo delle società. Non si ritorna mai al punto di prima dopo una crisi. Quella “distruzione creativa” teorizzata da Schumpter vale anche per il coronavirus.
La distribuzione ha subito una fortissima accelerazione (Amazon ha raddoppiato il fatturato e annuncia nuove assunzioni), così come tutto ciò che è connesso al digitale, la cosiddetta Industria 4.0. Grandi prospettive si aprono per la riorganizzazione del lavoro. Si farà un più largo utilizzo dello smart working, soprattutto per i settori assicurativi e bancari, che sono già pronti, così come sono già pronte a ripartire le industrie dell’automotive, dalla Ferrari alla Fiat, che ha firmato con l’aiuto dell’infettivologo Burioni un protocollo di sicurezza valido in tutti gli stabilimenti.
Il problema riguarda l’industria del turismo e della ristorazione. Per questo settore probabilmente sarà un anno perso, soprattutto per le presenze straniere. Ma non mancano le idee e i progetti per poter tornare a essere più forti di prima. In attesa del vaccino. Probabilmente vivremo maggiormente le città a misura d’uomo. Si parla infatti di “città del quarto d’ora”, come a Parigi o Berlino, ovvero di centri d’arte da percorrere “slow” senza ricorrere troppo ai mezzi di trasporto.
Ci sarà da reinventare tutto. Ma agli Italiani la fantasia e la genialità non è mai mancata, un proverbio cinese dice: “Chi cade nel fosso impara a rialzarsi”. E noi Italiani ci siamo sempre rialzati. Con slancio.
Ce la farà l’Italia a risollevarsi dal secondo contagio causato dal coronavirus, quello economico, non meno devastante in fondo? I numeri offerti dal Fondo monetario internazionale sono impietosi. Se il Pil mondiale perderà nel 2020 il 3%, l’Italia registrerà il 9,1% in meno, il peggior dato europeo dopo la Grecia. Una crisi senza precedenti, come una guerra, come la Grande Depressione del 1930 (che generò il conflitto mondiale). Il crollo dei consumi e dei fatturati delle imprese è agghiacciante, 9 milioni di lavoratori sono “tra color che son sospesi” in attesa della riapertura delle attività e si prevede che due milioni hanno già perso, almeno nell’immediato, la loro occupazione.
Ma crisi è anche sinonimo di ripresa. In un momento come questo può sembrare quasi un’impudicizia essere ottimisti, eppure l’Italia dispone di tutte le qualità e di tutte le risorse interne per riprendersi. Gli economisti sono concordi nel sostenere che la manifattura, la seconda più forte d’Europa, si riprenderà molto velocemente. In fondo si sono solo spenti i motori e non si tratta che di riaccenderli. Molte imprese del nord Europa, a cominciare dalla Germania, attendono i fornitori per la componentistica.
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