Coronavirus, Oms: luci e ombre della 73esima Assemblea
Coronavirus, Oms: oltre 100 Paesi chiedono un’indagine sulla gestione della pandemia. La Cina nel mirino. Guterres: il virus ha mostrato la nostra fragilità
Coronavirus, Oms: oltre 100 Paesi chiedono un’indagine sulla gestione della pandemia. La Cina nel mirino. Guterres: il virus ha mostrato la nostra fragilità
La 73ª Assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità tenutasi nella giornata di ieri è stata la prima occasione per i leader mondiali di confrontarsi all’interno dello stesso organo sulla pandemia da coronavirus. Gli ultimi mesi hanno repentinamente cambiato le carte in tavola nei rapporti tra le nazioni, un vero e proprio stress-test per il sistema multilaterale e per la stessa Oms, accusata da una parte di non aver agito repentinamente per il contenimento del Covid-19 e, dall’altra, di collusione con la Cina, Paese nel mirino del Governo degli Stati Uniti e altri alleati. La questione dell’invito a Taiwancome osservatore verrà discussa al prossimo incontro mondiale dell’organizzazione, che si terrà alla fine del 2020.
Nel dibattito virtuale organizzato dal Who sono emerse le posizioni degli Stati che hanno appoggiato un’inchiesta indipendente sulla risposta internazionale al virus. Promotrice dell’iniziativa l’Unione europea, con parere favorevole di Russia, Indonesia, India, Giappone, Gran Bretagna, Canada, Nuova Zelanda e altri 100 Stati, insieme all’Australia che aveva inizialmente proposto toni più diretti contro la Cina. L’approccio di Canberra è stato modificato nei suoi termini da j’accuse nei confronti di Pechino a valutazione dell’intervento globale sul Covid-19, frutto del lavoro della diplomazia per non arrivare a uno scontro totalizzante con la Cina. Da sottolineare che il gigante asiatico ha già agito contro l’Australia, con il blocco all’import di carne e minacce di innalzamento delle tariffe.
Ciononostante, la Cina non ha escluso la possibilità di appoggio all’inchiesta. All’Assemblea Oms, Xi Jinping ha dato parere positivo, ma solo dopo che il virus sarà ritenuto sotto controllo. Il leader cinese ha promesso 2 miliardi di dollari per l’Organizzazione mondiale della sanità e annunciato che il suo Paese metterà a disposizione della comunità internazionale il vaccino contro il coronavirus. Nel corso dell’intervento, Xi ha dichiarato che la Cina “ha agito con trasparenza e responsabilità” provvedendo a dare all’Oms e alle altre nazioni “le informazioni rilevanti e in tempi stretti. Abbiamo rilasciato la sequenza del genoma nel minor tempo possibile”, così come — continua il Presidente cinese — di aver condiviso “controlli ed esperienza terapeutica con tutto il mondo, senza riserve. Abbiamo fatto di tutto per aiutare i Paesi che avevano bisogno di supporto” nella gestione del virus.
Angela Merkel appoggia apertamente l’Oms, sottolineando che l’agenzia delle Nazioni Unite è “l’istituzione globale e legittimata dove ci si incontra” per le questioni sanitarie “e questo è proprio il momento per cercare di migliorare il suo funzionamento”, evidenziando che non si può fermare il virus singolarmente: “Più lavoreremo insieme come comunità internazionale, più in fretta usciremo dalla pandemia”.
Il Segretario Generale dell’Onu António Guterresha chiesto “una risposta su larga scala, coordinata, guidata dall’Oms, con enfasi alla solidarietà per i Paesi in via di sviluppo”. Sono infatti le nazioni meno strutturate dal punto di vista economico e sanitario che pagheranno le maggiori conseguenze del virus. Guterres ha evidenziato come il Covid-19 abbia “messo in ginocchio” l’intera comunità internazionale e ribadito che non ci potrà essere una ripresa economica se il coronavirus non verrà controllato. Il Segretario Generale ha inoltre elogiato l’iniziativa ACT Accelerator, la collaborazione globale avviata da Who, Global Fund, Fondazione Gates e Gavi che ha come obiettivo lo sviluppo del vaccino affinché sia disponibile a tutti e a prezzi accessibili per gli Stati.
La 73ª Assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità tenutasi nella giornata di ieri è stata la prima occasione per i leader mondiali di confrontarsi all’interno dello stesso organo sulla pandemia da coronavirus. Gli ultimi mesi hanno repentinamente cambiato le carte in tavola nei rapporti tra le nazioni, un vero e proprio stress-test per il sistema multilaterale e per la stessa Oms, accusata da una parte di non aver agito repentinamente per il contenimento del Covid-19 e, dall’altra, di collusione con la Cina, Paese nel mirino del Governo degli Stati Uniti e altri alleati. La questione dell’invito a Taiwancome osservatore verrà discussa al prossimo incontro mondiale dell’organizzazione, che si terrà alla fine del 2020.
Nel dibattito virtuale organizzato dal Who sono emerse le posizioni degli Stati che hanno appoggiato un’inchiesta indipendente sulla risposta internazionale al virus. Promotrice dell’iniziativa l’Unione europea, con parere favorevole di Russia, Indonesia, India, Giappone, Gran Bretagna, Canada, Nuova Zelanda e altri 100 Stati, insieme all’Australia che aveva inizialmente proposto toni più diretti contro la Cina. L’approccio di Canberra è stato modificato nei suoi termini da j’accuse nei confronti di Pechino a valutazione dell’intervento globale sul Covid-19, frutto del lavoro della diplomazia per non arrivare a uno scontro totalizzante con la Cina. Da sottolineare che il gigante asiatico ha già agito contro l’Australia, con il blocco all’import di carne e minacce di innalzamento delle tariffe.
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