Coronavirus, Putin: “Siamo i primi ad avere il vaccino”.
Il Presidente russo ha annunciato ieri che la Russia è pronta ad avviare la produzione di massa di Sputnik V, il primo vaccino anti coronavirus. Vantaggio geopolitico per la Russia?
Il Presidente russo ha annunciato ieri che la Russia è pronta ad avviare la produzione di massa di Sputnik V, il primo vaccino anti coronavirus. Vantaggio geopolitico per la Russia?
L’Istituto Nazionale di Ricerca Gamaleya del Ministero della Salute della Russia ha terminato i test clinici per un vaccino contro il coronavirus, già denominato Sputnik V. La notizia è stata data dal Presidente Vladimir Putin, che si è detto speranzoso di poter “avviare la produzione di massa” il prima possibile. Putin ha affermato che “il primo vaccino al mondo contro il coronavirus è stato registrato”, sottolineando che l’antidoto “forma cellule stabili e anticorpi per l’immunità”.
Il Presidente russo ha spiegato pubblicamente che il trattamento è stato seguito anche da una delle sue due figlie — Maria o Katerina, senza dare ulteriori specificazioni a riguardo — con un decorso clinico positivo. “Mia figlia è stata vaccinata, di fatto prendendo parte ai test”, ha commentato il leader russo, informando inoltre i media che “ha sviluppato un alto numero di anticorpi”.
Quello della Russia potrebbe rivelarsi un vero e proprio colpo a livello geopolitico: la corsa al vaccino ha assunto sempre più valore, in particolare in seguito allo scontro a tutto campo tra Cina e Stati Uniti. La Federazione guidata da Putin, che vive anni di forte contrasto con Usa e Unione Europea, è colpita dalle sanzioni economiche ed esclusa dal G8 in risposta alla crisi in Ucraina, accusata di manipolare l’informazione nei Paesi occidentali per influenzare l’elettorato e dell’utilizzo di troll per la propaganda sui social network. La messa a punto di un vaccino ha l’effetto potenziale di garantire a Mosca un doppio vantaggio competitivo, sia sul fronte dell’immagine che su quello economico.
Un aspetto da tenere in considerazione è relativo alle accuse di Stati Uniti, Regno Unito e Canada direttamente rivolte al Cremlino. Secondo i tre alleati, infatti, l’intelligence militare russa avrebbe cercato di rubare informazioni utili allo sviluppo del trattamento anti Covid-19, avvantaggiandosi di dati preziosi. Tra le voci critiche verso l’annuncio di Putin anche l’ex commissario della Food and Drug Administration Scott Gottlieb, secondo il quale “potrebbe essere un tentativo per mettere fretta agli Usa”. Inoltre, i principali dubbi degli scienziati riguardano la mancata sperimentazione della fase tre, che coinvolgerebbe molti più soggetti nel test clinico.
Secondo Nikolay Briko, capo epidemiologo del Ministero della Salute, i tempi erano maturi per la registrazione di Sputnik V. Per contrastare i dubbi di parte della comunità scientifica mondiale, Briko ha spiegato che la velocità nel suo sviluppo è dovuta “al miglioramento delle tecnologie a disposizione. È importante che tutte le fasi nella ricerca del vaccino siano state seguite, compresi i requisiti internazionali”.
Il piano di Mosca è di somministrare il vaccino partendo dai lavoratori del settore sanitario e dagli insegnanti, così come spiegato dal Ministro della Salute Mikhail Murashko. Il titolare del dicastero alla salute moscovita ha aggiunto che due iniziazioni del vaccino garantiscono l’immunità fino a due anni. Per la Vice Ministra Tatyana Golikova la vaccinazione di massa verrà avviata ad inizio 2021.
Il trattamento proposto dai ricercatori russi, che si basa sull’adenovirus, è similare a quello in fase di sperimentazione all’Università di Oxford insieme ad AstraZeneca, l’azienda farmaceutica accordatasi con Germania, Francia, Italia e Paesi Bassi per la somministrazione del vaccino. Giungono risposte positive anche dagli studi svolti in Messico, dove verranno condotte le ultime fasi di trial clinici per vaccini sviluppati dalla statunitense Johnson & Johnson e da due aziende cinesi, Cansino Biologics Inc e Walvax Biotechnology Co Ltd.