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Coronavirus: la rivincita dei tecnici


Con la gestione della pandemia si è riconsiderato il ruolo dei tecnici nella decisione politica, dopo un decennio di contrapposizione tra populismo e tecnocrazia

A metà dello scorso aprile, la Cancelliera tedesca Angela Merkel si era trovata ad affrontare i malumori dell’opinione pubblica per la sua gestione dell’emergenza Covid-19. Da poco meno di un mese erano in vigore in tutta la Germania misure restrittive quali il distanziamento sociale e il divieto di assembramento, sebbene i numeri su contagi e decessi nel Paese fossero lontani da quelli drammatici che si registravano in Italia e Spagna.

Nel difendere le scelte del suo Governo in una conferenza stampa, si era affidata alla fredda scienza piuttosto che ad accorati appelli all’obbedienza civile: il lockdown sarebbe stato rimosso solo gradualmente per ridurre il potenziale impatto che il dilagare del virus avrebbe avuto sul sistema sanitario nazionale sovraccaricandolo. E per far comprendere meglio il concetto, aveva menzionato per la prima volta in un’occasione pubblica quell’indice Rt che descrive il tasso di contagiosità, spiegandone la funzione con toni semplici ma non semplicistici.

Il discorso di aprile

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