I leader di Austria e Danimarca sono andati in Israele per definire un piano di sviluppo dei vaccini congiunto, senza aspettare l’Europa
Israele passa da nazione delle startup a quella dei vaccini. È quanto ha detto ieri il premier Benjamin Netanyahu, che ha incontrato a Gerusalemme la Prima Ministra danese Mette Frederiksen e il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz. I tre hanno definito piani di ricerca e sviluppo congiunti sui farmaci anti-pandemia, nonché deciso investimenti congiunti sulla produzione di vaccini.
Il Primo Ministro danese Mette Frederiksen ha detto che i tre Paesi “hanno lavorato a stretto contatto” dall’inizio della pandemia, condividendo una visione per il futuro secondo cui “l’accesso tempestivo ai vaccini sarà fondamentale per le nostre società negli anni a venire”. L’investimento congiunto in impianti di produzione di vaccini “riflette il rispetto che abbiamo gli uni per gli altri e la fiducia che abbiamo nel lavorare insieme per proteggere la salute della nostra gente”, si legge nel comunicato finale dell’incontro. I tre hanno dichiarato di avere una visione condivisa, basata sulla convinzione che non ci si può permettere “di essere colti di nuovo alla sprovvista. Abbiamo nuove mutazioni, forse nuove pandemie e forse nuove crisi sanitarie metteranno di nuovo in pericolo le nostre società”.
Ricerca e sviluppo in Israele
L’idea è quella di creare dei centri di ricerca e impianti congiunti in Israele, cosa che aveva spinto già il premier Netanyahu qualche giorno fa a uno scouting in questo senso. Il capo del Governo di Gerusalemme, infatti, ha proposto ai vertici delle più importanti aziende mondiali impegnate nella realizzazione dei vaccini anti Covid di aprire in Israele centri di ricerca e sviluppo, nonché impianti industriali, mettendo a disposizione non solo nuove strutture e luoghi, ma anche quelle già presenti.
Non dimentichiamoci, infatti, che il mercato farmaceutico israeliano è uno dei più importanti al mondo, con le esportazioni che sono salite da 208 milioni nel 1997 a 5,9 miliardi di dollari nel 2018 e oltre 1500 aziende che operano nel settore, con importanti brevetti medici e farmacologici acquisiti; basti pensare alla prima nano-medicina al mondo per il trattamento dei vari tipi di cancro e il farmaco per la sclerosi multipla. All’invito di Netanyahu, oltre ai colossi farmaceutici, hanno risposto alcuni Paesi. A parte Austria e Danimarca, il Bahrein, e altri sono alla finestra.
Le dichiarazioni di Kurz e Frederiksen
Dopotutto il Cancelliere Kurz, che sin dall’inizio del suo mandato ha stretto un forte rapporto con Netanyahu, ha istituito lo scorso anno un forum chiamato First Mover che include Netanyahu e Frederiksen, nonché i leader di Australia, Norvegia, Grecia, Repubblica Ceca, Singapore e Nuova Zelanda, per discutere le migliori pratiche nella lotta al Covid. “Questa pandemia può essere superata solo attraverso la cooperazione globale”, ha detto Kurz. “I vaccini ci consentiranno di tornare alla normalità in estate, ma dobbiamo prepararci già ora per le prossime fasi della pandemia dopo l’estate”. Netanyahu ha portato Kurz e Frederiksen in una palestra a Modi’in, non lontano da Gerusalemme, per mostrare loro come funziona il programma “passaporto verde“, che da domenica consente agli israeliani che sono stati vaccinati o sono guariti dal Covid di tornare a dedicarsi ad alcune attività al chiuso, come palestre, ristoranti, cinema.
La Prima Ministra danese Mette Frederiksen ha affermato che i tre Paesi coinvolti hanno un buon punto di partenza per il progetto, perché hanno industrie di scienze della vita altamente sviluppate. “Possiamo unire le nostre conoscenze in una sorta di sforzo collettivo per garantire un accesso migliore e più affidabile ai vaccini”, ha detto. “Vorremmo anche esplorare [insieme] la possibile cooperazione nelle sperimentazioni cliniche”. Frederiksen ha affermato che l’incontro “le ha fornito molta ispirazione su come possiamo lavorare più vicini quando si tratta di capacità di ricerca e produzione”.
La soddisfazione di Netanyahu è stata ovviamente tanta, anche perché confida che il modello vaccinale israeliano e l’approccio alla pandemia, nonostante le critiche interne, gli possano portare la rielezione il 23 marzo. Non a caso, parlando alla Fox, ha detto che ormai “il Covid è alle spalle”, avendo vaccinato l’87% della popolazione, almeno con la prima dose. Ma le polemiche lo accompagnano. Non a caso, è stata rinviata ufficialmente per la chiusura dell’aeroporto la visita in Israele di Albert Bourla, il Ceo di Pfizer, dopo che nel Paese molti hanno criticato la venuta, vista come spot elettorale e sostegno al suo amico Bibi.
Israele passa da nazione delle startup a quella dei vaccini. È quanto ha detto ieri il premier Benjamin Netanyahu, che ha incontrato a Gerusalemme la Prima Ministra danese Mette Frederiksen e il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz. I tre hanno definito piani di ricerca e sviluppo congiunti sui farmaci anti-pandemia, nonché deciso investimenti congiunti sulla produzione di vaccini.
Il Primo Ministro danese Mette Frederiksen ha detto che i tre Paesi “hanno lavorato a stretto contatto” dall’inizio della pandemia, condividendo una visione per il futuro secondo cui “l’accesso tempestivo ai vaccini sarà fondamentale per le nostre società negli anni a venire”. L’investimento congiunto in impianti di produzione di vaccini “riflette il rispetto che abbiamo gli uni per gli altri e la fiducia che abbiamo nel lavorare insieme per proteggere la salute della nostra gente”, si legge nel comunicato finale dell’incontro. I tre hanno dichiarato di avere una visione condivisa, basata sulla convinzione che non ci si può permettere “di essere colti di nuovo alla sprovvista. Abbiamo nuove mutazioni, forse nuove pandemie e forse nuove crisi sanitarie metteranno di nuovo in pericolo le nostre società”.
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