In attesa di una ripresa delle produzioni, le poche dosi disponibili scatenano una guerra commerciale che divide il mondo tra produttori e consumatori. Interessante spaccato che altera i tradizionali giochi di forza
In attesa di una ripresa delle produzioni, le poche dosi disponibili scatenano una guerra commerciale che divide il mondo tra produttori e consumatori. Interessante spaccato che altera i tradizionali giochi di forza
Nella guerra geopolitica dei vaccini, la Ue è un po’ in affanno. La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ammesso che l’Unione è stata troppo ottimista sulla produzione di massa e adesso è in ritardo sulla sua tabella di marcia.
In questi giorni, l’Agenzia europea del farmaco, con una procedura accelerata, ha iniziato la valutazione del vaccino anti Covid sviluppato da CureVac. Questa procedura, chiamata rolling review, è utilizzata solo durante situazioni di emergenza e consente all’Ema di valutare i dati, a mano a mano che sono resi disponibili, mentre la fase di sviluppo è ancora in corso. La revisione dei dati continuerà fino a quando non saranno disponibili prove sufficienti per una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. CureVac è il terzo vaccino attualmente sotto esame, insieme a quelli sviluppati da Janssen-Johnson&Johnson e NovoVax, mentre l’Ema ha chiarito in una nota che non ha ricevuto a oggi alcuna domanda di revisione o di autorizzazione all’immissione in commercio per Sputnik V, il vaccino sviluppato dal Centro nazionale di epidemiologia e microbiologia di Gamaleya in Russia.
La questione del vaccino russo divide l’Europa: l’Ungheria, prima fra i 27, ha dato il via libera all’uso di Sputnik V, con 40mila dosi pronte a essere inoculate; e la Repubblica Ceca sembra intenzionata a seguirla.
La rivista The Lancet ha pubblicato i dati sui test clinici del vaccino sviluppato da Gamaleya. Le informazioni provenienti dai medici russi mostrerebbero che il vaccino ha un’efficacia del 91,6% nel prevenire le forme sintomatiche di Covid-19. Diversi esperti sono concordi però nel ritenere che, nonostante la pubblicazione sulla prestigiosa rivista, non siano stati resi pubblici elementi importanti per la sua valutazione.
Bruxelles per ora sottolinea che, anche nel caso di autorizzazione dell’Ema, la produzione non sarebbe assicurata perché lo Sputnik V è prodotto per la maggior parte in Russia. La Germania e la Francia hanno offerto a Mosca un aiuto per la produzione, ma alcuni Paesi dell’Unione sono contrari (Polonia e Paesi Baltici in testa). Per la Lituania “la Russia, con la sua Corona-diplomazia, attacca l’immagine della Ue” e vuole solo evitare nuove sanzioni per il caso Navalny.
In definitiva, malgrado prevalga ancora un sano principio di solidarietà, inevitabilmente le limitazioni delle produzioni autorizzate inducono i Paesi a schieramenti che vanno oltre il dato tecnico: così il Venezuela ha annunciato che aspetterà il vaccino cubano Soberana 01, mentre l’America Latina conta su Russia e Cina, dopo aver atteso invano le forniture europee di Pfizer. Il tema delle forniture di vaccini è sempre al centro delle campagne elettorali di questi mesi, come sta accadendo in Ecuador, dove il candidato progressista alle elezioni presidenziali Andres Arauz ha promesso milioni di dosi da Cina e Russia, ponendo fine alla penuria di dosi “Made in Europe”.
Intanto le Seychelles, che hanno già vaccinato la metà della popolazione, hanno annunciato l’apertura delle strutture turistiche unicamente ai turisti vaccinati. Si ricomincia a vivere!
In attesa di una ripresa delle produzioni, le poche dosi disponibili scatenano una guerra commerciale che divide il mondo tra produttori e consumatori. Interessante spaccato che altera i tradizionali giochi di forza
Nella guerra geopolitica dei vaccini, la Ue è un po’ in affanno. La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ammesso che l’Unione è stata troppo ottimista sulla produzione di massa e adesso è in ritardo sulla sua tabella di marcia.
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