Hanno vinto le forze che sostengono con più convinzione Mario Draghi e sono crollati i partiti vicini ai populisti e ai sovranisti. Ora gli interrogativi riguardano i riflessi sulla maggioranza di Governo
C’è un dato incontrovertibile in questa prima tornata delle elezioni amministrative (i ballottaggi sono previsti il 17 e il 18 ottobre): la sconfitta dei populisti e dei sovranisti.
I partiti che facevano riferimento a questa tendenza con tassi più o meno alti di ambiguità politica, magari strizzando l’occhio ai no vax – Lega, Fratelli d’Italia e soprattutto i 5 Stelle – non hanno certo brillato. Chi invece ha dimostrato di sostenere la scelta europeista di Mario Draghi, a cominciare dal Pd di Enrico Letta, ha vinto.
Evidentemente per gli italiani è l’ora del pragmatismo: lotta finale alla pandemia, ripresa economica, occupazione sono i temi centrali che stanno a cuore alla maggioranza del Paese, anche se l’astensionismo, ovvero la protesta e lo smarrimento, resta il primo partito. Per questo si potrebbe dire che sullo sfondo il vero vincitore di queste elezioni è Draghi. Si potrebbe anche dire che queste elezioni profumano d’Europa. Ora gli interrogativi riguardano i riflessi del voto sulla maggioranza che regge il suo Governo. Una partita aperta che si intreccia con l’elezione del Presidente della Repubblica, il prossimo anno.
La vittoria del centrosinistra, che si aggiudica al primo colpo i sindaci di tre aree metropolitane, Milano, Bologna e Napoli, con Beppe Sala, Matteo Lepore e Gaetano Manfredi, è netta. A Roma finisce l’era Raggi, che conferma la crisi dei 5 Stelle, nonostante il lavorio paziente di questi mesi del nuovo leader Giuseppe Conte per ricucire le diverse anime del movimento. La Capitale vedrà il duello tra il candidato di centrosinistra Gualtieri e quello di centrodestra Michetti, con i giochi totalmente aperti.
Sul centrodestra hanno pesato il ritardo con cui sono state definite le candidature (anche per via della lotta per la primazia politica tra Meloni e Salvini), lo scandalo del guru del segretario della Lega, il manager della ormai famigerata “Bestia” Luca Morisi. Quanto a Forza Italia, Berlusconi, che aveva criticato le candidature “non azzeccate” un po’ dappertutto, può consolarsi con la vittoria di Roberto Occhiuti alla Regione Calabria. Il nuovo governatore ha il compito di rendere la sua regione un Paese “normale” fuori dagli scandali, dalla mafia e con una sanità di livello decente. “La ‘ndrangheta fa schifo”, sono state le sue parole. Buona la prima.
Hanno vinto le forze che sostengono con più convinzione Mario Draghi e sono crollati i partiti vicini ai populisti e ai sovranisti. Ora gli interrogativi riguardano i riflessi sulla maggioranza di Governo