La conquista della coppa si tradurrà in vantaggi sociali ed economici rilevanti per l’Italia, come è avvenuto per il Mundial ’82 e Berlino 2006. E anche l’Ue tifava per noi
C’è un aneddoto che la dice lunga sul calcio e la sua potenza rappresentativa, sociale e politica, ben oltre il semplice gioco. Lo scorso sabato pomeriggio, nella piazza maggiore di Carpi, in margine a una visita al Campo di Fossoli, teatro di un eccidio nazista, insieme con il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, alla domanda posta da un giornalista, “Come andrà a finire il match Italia-Inghilterra?”, ha risposto serenamente: “Penso che vinceremo”. Capito? Ha detto “vinceremo”, non “vincerete” come ci si sarebbe aspettato. Ed è sintomatico di quanto abbia unito questo europeo persino di fronte alla Brexit, di quanto lo spirito calcistico degli azzurri abbia contagiato le istituzioni europee.
Insomma, è proprio il caso di dire Italia chiama Europa. Ma non c’è solo questo: la conquista di Euro 2021 simboleggia la voglia di riscatto di un Paese gravemente devastato dalla pandemia, umanamente ed economicamente, un segnale di rinascita dopo un periodo terribile: la voglia di festa, di gioia, di sport, l’orgoglio e persino l’onore ritrovato, come ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella, presente ed esultante a Wembley.
Tutto questo non potrà che far bene agli “animal spirits” delle aziende, alla voglia di fare impresa, alle nuove relazioni commerciali, all’immagine dell’Italia del mondo. Lo stesso modo della vittoria (la “potenza geometrica” dei rigori, gli assetti tattici sempre azzeccati dal Ct Mancini) fa da testimonial dell’affidabilità organizzativa “nordica” degli italiani unito all’estro latino. Del resto è stato provato che la vittoria al mondiale dell’82 ha contribuito a un incremento del Prodotto interno lordo. Idem per la coppa Fifa 2006, quando il Pil segnò un aumento record del 4,1%, come spiega Coldiretti. L’associazione arriva a calcolare almeno 12 miliardi in più con questo Europeo. Il successo calcistico si traduce in prestigio internazionale, che sui mercati significa aumento delle esportazioni Made in Italy e persino del turismo. E poi c’è chi la chiama una partita di calcio.
C’è un aneddoto che la dice lunga sul calcio e la sua potenza rappresentativa, sociale e politica, ben oltre il semplice gioco. Lo scorso sabato pomeriggio, nella piazza maggiore di Carpi, in margine a una visita al Campo di Fossoli, teatro di un eccidio nazista, insieme con il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, alla domanda posta da un giornalista, “Come andrà a finire il match Italia-Inghilterra?”, ha risposto serenamente: “Penso che vinceremo”. Capito? Ha detto “vinceremo”, non “vincerete” come ci si sarebbe aspettato. Ed è sintomatico di quanto abbia unito questo europeo persino di fronte alla Brexit, di quanto lo spirito calcistico degli azzurri abbia contagiato le istituzioni europee.
Insomma, è proprio il caso di dire Italia chiama Europa. Ma non c’è solo questo: la conquista di Euro 2021 simboleggia la voglia di riscatto di un Paese gravemente devastato dalla pandemia, umanamente ed economicamente, un segnale di rinascita dopo un periodo terribile: la voglia di festa, di gioia, di sport, l’orgoglio e persino l’onore ritrovato, come ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella, presente ed esultante a Wembley.
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