Francia e Islam ancora ai ferri corti. Dall’Iran all’Egitto, dal Pakistan agli Emirati, il caso infuoca la diplomazia internazionale. Erdogan chiede il boicottaggio dei prodotti francesi
Francia e Islam ancora ai ferri corti. Dall’Iran all’Egitto, dal Pakistan agli Emirati, il caso infuoca la diplomazia internazionale. Erdogan chiede il boicottaggio dei prodotti francesi
Le parole del Presidente Francese Emmanuel Macron sull’Islam hanno riaperto una ferita non ancora rimarginata, col famigerato caso della strage nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, recente spartiacque nelle relazioni tra mondo laico e religioso. La violenza di quell’atto venne stigmatizzata su tutti i fronti e, in parallelo, l’opinione pubblica ha ragionato sui limiti necessari, o meno, rispetto all’espressione verso i simboli religiosi.
Il piano “Secolarismo e Libertà”
Il 2 ottobre Macron ha espresso la sua concezione di Islam, religione vista dal Presidente “in crisi in tutto il mondo. Non crediamo all’Islam incapace di riconciliarsi con la stabilità e la pace”. Parole facilmente fraintendibili – soprattutto se non lette nell’interezza del discorso – ma che prestano il fianco all’uso politico interno a quei Paesi che hanno il nervo scoperto sulle questioni religiose.
Tra le proposte del Presidente francese, quella di un Islam “libero da influenze straniere”, con le associazioni religiose che dovranno sottoscrivere i valori repubblicani; così come non si permetterà più agli Imam fuori dalla Francia di tenere lezioni in remoto. Inoltre, nel piano di Macron si pensa al controllo dei fondi a carattere religioso. Queste misure sono previste all’interno della bozza di legge ribattezzata “Secolarismo e Libertà”, che vedrà la luce probabilmente nel mese di dicembre.
Le reazioni in Turchia e Iran
Da più parti ci si appella al boicottaggio dei prodotti francesi, con interventi diretti degli esponenti politici e religiosi di numerosi Paesi a maggioranza musulmana. Lo scontro più duro è avvenuto col Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che si è erto a difensore dell’Umma, la comunità di fedeli musulmani. Si può in parte leggere l’intervento del leader dell’Akp come un altro modo per far sentire la voce di una nazione attivissima a livello geopolitico e a tutti gli effetti attore regionale di grande valore vista la sua importanza nello scenario libico, siriano e caucasico.
Ma non solo: anche l’Iran sciita si è mosso in tal senso, col Presidente della Repubblica Hassan Rouhani che ha affermato: “Se l’Europa e la Francia cercano realmente di mantenere la pace e la fratellanza nella società umana, dovrebbero smetterla di interferire negli affari domestici delle nazioni musulmane”. Anche in questo caso, è chiaro il riferimento ai tentativi di destabilizzazione (o ritenuti tali) che mettono a disagio i Governi del Vicino e Medio Oriente, che fa ancora i conti con gli strascichi del passato coloniale.
Critiche anche in Egitto
Tra le voci critiche, quella di Ahmed al-Tayeb, Grande Imam dell’Università egiziana di al-Azhar, massima figura del mondo musulmano sunnita. Per al-Tayeb, si dovrebbe fare di più nel criminalizzare gli anti-musulmani, così come tutte le azioni contro le immagini del Profeta, ritenute blasfeme. Anche Abdel Fattah al-Sisi, Presidente dell’Egitto, ha discusso la tematica nel corso di un incontro trilaterale con le controparti di Cipro e Grecia. Per lui, “se esiste la libertà di esprimere ciò che si pensa, credo che questa dovrebbe fermarsi se si offendono i sentimenti di più di un miliardo e mezzo di persone”.
Le parole del Presidente Francese Emmanuel Macron sull’Islam hanno riaperto una ferita non ancora rimarginata, col famigerato caso della strage nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, recente spartiacque nelle relazioni tra mondo laico e religioso. La violenza di quell’atto venne stigmatizzata su tutti i fronti e, in parallelo, l’opinione pubblica ha ragionato sui limiti necessari, o meno, rispetto all’espressione verso i simboli religiosi.
Il piano “Secolarismo e Libertà”
Il 2 ottobre Macron ha espresso la sua concezione di Islam, religione vista dal Presidente “in crisi in tutto il mondo. Non crediamo all’Islam incapace di riconciliarsi con la stabilità e la pace”. Parole facilmente fraintendibili – soprattutto se non lette nell’interezza del discorso – ma che prestano il fianco all’uso politico interno a quei Paesi che hanno il nervo scoperto sulle questioni religiose.
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