Alle prossime presidenziali, i francesi avranno un’alternativa allo scontro tra Macron e l’insidiosa Le Pen: è Anne Hidalgo, lo sperato riscatto della sinistra
Alle prossime presidenziali, i francesi avranno un’alternativa allo scontro tra Macron e l’insidiosa Le Pen: è Anne Hidalgo, lo sperato riscatto della sinistra
Manca un anno alle presidenziali francesi, e possiamo ormai considerare che il duetto da tutti pronosticato tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen si rivelerà alla fine un triangolo. Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, ha annunciato che correrà: è l’unico nome che può unire la sinistra. Le due sfidanti e il Presidente dovranno ricucire attorno alla propria figura almeno una parte delle spaccature sociali, culturali e politiche del Paese, se vorranno offrire alla Francia una sintesi vincente.
Le “fratture francesi”, descritte per la prima volta dal geografo politico Christophe Guilluy nel 2010, sono diventate una formula fissa se si parla di impoverimento o successo economico, rabbia o soddisfazione, opportunità o emarginazione, comportamento elettorale e sociale. È una formula evocativa, a cui facilmente aderiamo in un’epoca in cui la denuncia delle diseguaglianze è tornata alla ribalta. Non è detto sia però quella giusta per capire la Francia: la critica più acuta nota come il Paese sembri sì spaccato, ma è accomunato invece da un declino socio-economico collettivo, verso cui le varie fasce sociali scendono forse con diverse velocità, ma tutte nella stessa direzione. È un fatto che gli indicatori socio-economici puntino verso la “serie B” dell’eurozona; la conflittualità degli ultimi anni ne è una prova netta, con in più l’incognita delle conseguenze della pandemia.
Divisioni o no, ogni cinque anni la politica francese viene per forza ricondotta a un minimo comun denominatore dal voto presidenziale. Anne Hidalgo ha quattro assi da giocare. Il primo è che i francesi vogliono novità: sette su dieci non desiderano rivedere il duello Macron – Le Pen. Il secondo è la sua capacità di emergere sugli infiniti litigi e gelosie della sua parte politica, dimostrata nelle due elezioni con cui ha vinto e riconfermato la mairie di Parigi (2014 e 2020). Non è un talento da poco, non solo in Francia. Il terzo è che i rivali a sinistra non sono in gran forma. Il radicale dalla sciarpa rossa Jean-Luc Mélenchon, già alla terza candidatura, sta perdendo smalto, mentre i Verdi stanno sciupando gli ultimi successi con provvedimenti come eliminare la carne dalle mense delle scuole a Lione, o non piantare, per non farlo morire, l’albero di Natale a Bordeaux. L’ultimo asso: Anne Hidalgo conosce come nessuno i rituali, le strettoie, le idiosincrasie della sinistra francese, perché ci naviga dentro da un quarto di secolo.
Chi è Anne Hidalgo
La sua carriera politica inizia appunto al ministero del Lavoro alla fine degli anni ’90, quando il dicastero – potentissimo, tanto da essere chiamato l’empire – è governato da Martine Aubry. Al Governo c’è il socialista Lionel Jospin, all’Eliseo il gaullista Jacques Chirac. Le riforme di Jospin faranno epoca, le famose 35 ore o la copertura sanitaria universale, e la trentottenne Hidalgo si getta anima e corpo nei compiti affidati alla legione di giovani funzionari che devono elaborare i provvedimenti e assistere la ministra: sarà questa una formidabile scuola di lavoro collegiale, battaglia politica e sopravvivenza nel partito: tra i feudi e le correnti socialiste, o ci si fa largo o si soccombe.
Hidalgo, che troverà nell'”impero” anche il suo secondo marito, si lega a Martine Aubry. Il passaggio dalla funzione tecnica in un ministero alla politica di partito è un classico in Francia. Un tipico terreno di consolidamento è invece la funzione di sindaco in un comune importante. Nel 2001 Aubry capisce che il vento sta cambiando – l’anno dopo infatti Jospin verrà superato persino da Jean-Marie Le Pen alle presidenziali – lascia il Ministero, e paracaduta la sua protetta Hidalgo nella politica parigina. È lì che Bertrand Delanoë sta preparando l’assalto socialista al municipio della capitale, dominato dalla destra fin dal 1977, da quando cioè la carica di sindaco era stata reintrodotta dopo oltre cent’anni di commissariamento prefettizio in seguito alla Comune di Parigi. La “piccola Anne”, come la chiamavano i suoi avversari interni, scala tutte le posizioni, viene nominata vicesindaca: ruolo di facciata, pensato per garantire pro-forma la parità di genere, che lei trasforma in un feudo inespugnabile, fino a prendere il posto di Delanoë nel 2014.
In una Francia che a gran voce contesta lo squilibrio tra la capitale e il resto del Paese, la sindaca di Parigi dovrà combattere l’immagine ecologista-chic che la caratterizza sui media internazionali. Eppure, Ana María Hidalgo Aleu è nata in un paesino dell’Andalusia: da lì i suoi sono emigrati a Lione, dove è cresciuta e si è laureata. Di lei sono molto più “parigini“ Emmanuel Macron e Marine Le Pen, che ora si sfidano in uno strano gioco tra opposizione e simmetria.
Marine Le Pen di nuovo in campo
Per Marine Le Pen è il terzo tentativo, l’ultimo: deve scrollarsi una volta per tutte il mantello ideologico che l’accompagna da sempre e crea un numero di elettori pronti a votare per chiunque purché lei perda. Mi dimetterò dal partito, io sono oltre destra e sinistra, ripete: farò un governo dei “bons“, dei competenti insomma, che rilanceranno la Francia. L’euro va bene, Schengen pure. E moltiplica gli omaggi a un mito come Charles De Gaulle, “grand’uomo di cui solo noi raccogliamo il testimone”. Nel partito-clan di cui la Le Pen è l’erede, è una grande rottura: papà Jean-Marie aveva riempito il Front National di filo-nazisti, già inorriditi lo scorso anno quando Marine riconobbe le responsabilità del regime di Vichy nell’Olocausto, e di militari golpisti che consideravano De Gaulle un traditore della Francia. “No, era super partes come me”, dice oggi la figlia.
Marine Le Pen vuole abbassare la pressione, conquistare il centro, essere “come gli altri”. Emmanuel Macron è impegnato a piene mani ad aumentarla, per togliere il terreno sotto i piedi alla rivale e mobilitare i suoi tanti fan delusi. Il presidente vuole condurre una Kulturkampf, una guerra culturale, in cui apparire come l’araldo del patriottismo e della laicità in chiave anti-islamica, in un Paese estenuato dagli atti di violenza di matrice integralista, da Charlie Hebdo fino alla decapitazione di Samuel Paty passando per un crescente antisemitismo. Macron ha un modello, Nicolas Sarkozy: nel 2012 la sua martellante campagna nazional-securitaria fatta di appelli a “snidare la feccia delle banlieue con l’idropulitrice”, a tagliare i sussidi agli immigrati parassiti, a rimandare i rom in Europa orientale, fu musica per le orecchie dell’elettorato dell’estrema destra, che in quell’occasione si spostò su di lui e lo fece vincere.
Sarkozy poche settimane fa è stato condannato a tre anni per corruzione e traffico di influenze, ma l’équipe di Macron pullula di suoi ex collaboratori. La Francia resta bloccata dalle restrizioni e l’economia collassa a livelli più bassi di quella italiana: un dibattito centrato sui temi sociali o sulla gestione della pandemia sarebbe una via crucis per il presidente, anche perché salderebbe l’opposizione di destra e di sinistra. Dunque, il governo ha lanciato una durissima legge contro il fondamentalismo islamico, tema totalizzante e polarizzante. Il faccia a faccia in tv tra il ministro dell’Interno Gérald Darmanin e Marine Le Pen ha mostrato tutto il paradosso della situazione. Alla Le Pen che indicava come “liberticide” e “colpevolizzanti di un’intera religione” le nuove norme, Darmanin ribatteva: “che le succede, onorevole? La vedo un po’ molle sull’Islam!”. E Marine Le Pen restava con un palmo di naso: questo non gliel’aveva davvero mai detto nessuno.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di maggio/giugno di eastwest.
Alle prossime presidenziali, i francesi avranno un’alternativa allo scontro tra Macron e l’insidiosa Le Pen: è Anne Hidalgo, lo sperato riscatto della sinistra
Manca un anno alle presidenziali francesi, e possiamo ormai considerare che il duetto da tutti pronosticato tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen si rivelerà alla fine un triangolo. Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, ha annunciato che correrà: è l’unico nome che può unire la sinistra. Le due sfidanti e il Presidente dovranno ricucire attorno alla propria figura almeno una parte delle spaccature sociali, culturali e politiche del Paese, se vorranno offrire alla Francia una sintesi vincente.
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