Il Segretario Generale ha detto che Bruxelles dovrebbe diversificare le proprie forniture energetiche. Oggi il gas naturale di provenienza russa corrisponde al 41% del totale importato
Il Regno Unito pensa che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sia “altamente probabile”. Il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha invitato allora l’Europa a diversificare le sue forniture energetiche. Attualmente, infatti, il blocco dipende enormemente dalle importazioni di gas naturale russo.
Ed esiste la possibilità che, come ritorsione per le eventuali sanzioni applicate dall’Occidente in caso di attacco a Kiev, Mosca decida di interrompere i flussi di combustibile. Per l’Unione europea – peraltro già alle prese da mesi con una crisi dei prezzi dell’energia, e in un contesto di inflazione alta – il danno per l’economia e la sicurezza sarebbe serio.
La Russia invaderà l’Ucraina?
Siamo tuttavia nel campo della speculazione: non è detto cioè che la Russia invaderà davvero l’Ucraina né che azzererà le forniture di gas all’Europa. Le tensioni sono però altissime, ed esistono elementi sia a favore che contro la tesi britannica.
Da un lato, l’ammassamento di truppe russe al confine è impressionante (circa 120mila), e oltre ai soldati sono iniziate ad arrivare anche le sacche di sangue per assistere gli eventuali feriti; le condizioni del terreno ucraino sono adesso adatte ai combattimenti, prima che arrivi la primavera e tutto si trasformi in un pantano.
Dall’altro lato, gli scontri sarebbero duri (l’esercito ucraino è meglio preparato ed esiste un sentimento di ostilità verso i russi); le sanzioni colpirebbero duramente l’economia della Russia; un embargo del gas priverebbe le casse statali di entrate cruciali.
Quanto vale il gas per la Russia?
Gli idrocarburi valgono infatti quasi il 20% del Pil russo e circa il 40% del bilancio nazionale. L’Economist stima che Gazprom, la società energetica statale, perderebbe tra i 203 e i 228 milioni di dollari al giorno in caso di sospensione delle vendite all’Europa. Tuttavia, nel breve termine Mosca potrebbe sopravvivere grazie ai 600 miliardi di dollari di riserve contenute nella banca centrale, ma la razionalità imporrebbe comunque di rinunciare all’aggressività per il benessere economico e sociale.
La dipendenza dell’Europa dal gas russo
La dipendenza dell’Unione europea dal gas naturale di provenienza russa è alta: vale il 41% del totale importato. Tra i Paesi più esposti a una rappresaglia di Mosca ci sono l’Italia (che acquista dalla Russia il 43% del gas), la Germania (quasi il 50%) e la Lituania (oltre il 90%). È per questo che la questione delle sanzioni economiche alla Russia in caso di attacco all’Ucraina sta creando così tante divisioni tra Bruxelles e Washington, e anche all’interno dell’Unione europea le divergenze sono profonde: Roma e soprattutto Berlino mantengono un atteggiamento prudente nei confronti della crisi, mentre i Paesi baltici spingono per una maggiore intransigenza.
Qualora Mosca decidesse davvero di azzerare i flussi verso ovest, il prezzo dell’energia salirebbe ancora ma il fabbisogno continuerebbe – pur con qualche difficoltà – a essere soddisfatto grazie alle scorte di gas e all’aumento delle importazioni da altri fornitori. Gli Stati Uniti stanno infatti cercando di mettere insieme una coalizione globale di produttori di gas liquefatto (Gnl) per garantire volumi sufficienti di combustibile al Vecchio continente: la capacità di rigassificazione europea è modesta, ma comunque bastevole per un certo periodo; il problema è piuttosto dal lato dell’offerta, limitata.
In prospettiva, comunque, si tratta di una situazione insostenibile che espone l’Unione al ricatto e ne limita l’autonomia di movimento. Per questo Stoltenberg si è detto “preoccupato per la situazione energetica in Europa perché dimostra la vulnerabilità di essere troppo dipendenti da un solo fornitore di gas naturale, e questo è il motivo per cui gli alleati della Nato concordano sul fatto che dobbiamo lavorare e concentrarci sulla diversificazione delle forniture”.
Il Segretario Generale ha detto che Bruxelles dovrebbe diversificare le proprie forniture energetiche. Oggi il gas naturale di provenienza russa corrisponde al 41% del totale importato