Il Ministro della Sicurezza nazionale israeliana Itamar Ben-Gvir, capo del partito di estrema destra Otzma Yehudit, si è recato sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, per gli ebrei Monte del Tempio. Un gesto che ricorda quello compiuto da Ariel Sharon nel settembre 2000, e che fece scoppiare la Seconda Intifada
Un balzo indietro di oltre 20 anni. La visita di martedì 3 gennaio del Ministro per la Sicurezza nazionale israeliana, il discusso Itamar Ben-Gvir, a Gerusalemme sulla Spianata delle Moschee o Monte del Tempio per gli ebrei, poteva riportare il paese nel conflitto con i palestinesi come avvenuto a settembre del 2000. Allora, il 28 di quel mese, l’esponente del Likud, poi primo ministro, Ariel Sharon, compì lo stesso gesto, una passeggiata sul terzo sito più sacro per i musulmani, scatenando la reazione feroce di questi che si tradusse nella seconda, sanguinosa, Intifada.
Le risposte alla provocazione
La passeggiata provocatoria di Ben-Gvir ha, fortunatamente, scatenato solo reazioni, da entrambi i lati del conflitto e dall’estero, anche se Hamas non ha fatto venir meno la sua risposta armata. Un razzo, infatti, è stato lanciato da Gaza in direzione Israele ma è ricaduto nella stessa Striscia. Lo stesso gruppo islamico aveva già minacciato ritorsioni all’annunciata passeggiata del Ministro della Sicurezza nazionale israeliana, il quale non si è fatto intimorire e anzi, ha portato avanti il suo progetto provocatorio dicendo di non temere le minacce. Accompagnato da una decina di agenti e da un rabbino, per poco più di dieci minuti ha camminato sulla spianata, alle 7.30 del mattino. A quell’ora, il sito non è ancora pieno di turisti che in questi giorni, complici le festività natalizie, affollano in massa la Terra Santa. “Si è presentato come un ratto, si è fatto vedere e velocemente se ne è andato, il, codardo”, ci hanno detto i ragazzi che prestano servizio volontario sul sito per controllare che chi visita il luogo sacro per musulmani, ebrei e cristiani, sia vestito decentemente. Condanne dalla Palestina, ma anche da Israele, pure dagli ebrei ortodossi, per i quali non bisogna andare sulla Spianata perchè, non conoscendo esattamente l’ubicazione del Sancta Sanctorum del tempio ebraico distrutto due volte, si rischia di calpestare suolo sacro.
Chi è Ben-Gvir
Itamar Ben-Gvir è una figura molto controversa nel panorama politico e sociale israeliano. Nato da una famiglia di origine ebraico-irachena, sin da da giovane ha abbracciato le idee del kahanismo, la corrente estremista di destra ritenuta poi terroristica e i cui partiti sono stati sciolti e dichiarati fuorilegge. Proprio per le sue idee di estrema destra, fu esentato dal servizio militare, in un paese nel quale non solo è obbligatorio, ma non farlo significa vedere la propria carriera spezzata. Il suo partito, Otzma Yehudit, il Potere ebraico, viene considerata una filiazione deli partiti kahanisti. Ben-Gvir, che vive con la sua famiglia nell’insediamento di Hebron, in una delle zone contese più calde del panorama israelo-palestinese, si vanta di essere stato sottoposto ad oltre 53 processi, sempre per gli stessi reati: incitamento all’odio, razzismo, disordini, terrorismo e simili. Otto volte è stato condannato. A casa accoglieva gli ospiti sotto il ritratto del terrorista israelo-americano Baruch Goldstein, che massacrò 29 fedeli musulmani e ne ferì altri 125 a Hebron, nella Grotta dei Patriarchi, nel 1994. Foto rimossa quando è entrato in politica. Da avvocato, ha difeso (non per soldi, dice lui) molti accusati di crimini contro gli arabi, come gli imputati nell’attacco al villaggio di Duma, nel quale morì bruciato, nel luglio del 2015, un bambino di 18 mesi e perirono anche i suoi genitori. Il suo credo lo porta a pensare a un Israele di soli ebrei, dal quale dovrebbero essere cacciati gli arabi israeliani e impediti matrimoni interreligiosi.
Entrato nei palazzi del potere come assistente parlamentare nel 2009, nel 2021 ottiene il suo primo seggio alla Knesset in coalizione con altri due partiti. E da parlamentare si fa notare per presentarsi armato a Sheikh Jarrah, sostenendo i coloni e urlando contro le famiglie arabe, in procinto di essere cacciate dalle loro case, “ricordatevi che sono il vostro proprietario, sono il proprietario di questo luogo”, incitando gli agenti a sparare contro gli arabi che lanciavano pietre per difendersi dagli attacchi dei coloni.
Ministro della sicurezza nel governo Netanyahu
Il novello Sharon, anche più pericoloso di quest’ultimo, ha tessuto così bene le sue trame, pescando nel malcontento israeliano per il governo di larghissime intese di Bennet-Lapid, sotto il quale c’è stato il picco degli attentati in Israele e dei morti in Palestina da diversi anni, per accreditarsi come difensore della causa di sicurezza israeliana. Da un seggio, il suo Potere Ebraico ottiene sei seggi nell’ultima elezione del primo novembre scorso, diventando il terzo partito in coalizione con Noam. Benjamin Netanyahu, non ha potuto fare altro che allearsi con Ben-Gvir e accettarne le pretese: in particolare gli ha concesso la super posizione di ministro della sicurezza, creato apposta per lui, cambiando la posizione del ministero per la sicurezza interna. Nel suo incarico, Ben-Gvir controlla tutta la polizia israeliana, quella delle carceri e i vigili del fuoco ma, in particolare, la polizia di frontiera, quella cioè che sovrintende i checkpoint e gli aeroporti, ma che assiste anche l’esercito in operazioni antiterrorismo e di contrasto allo stesso in Cisgiordania, nonché a Gerusalemme. Le stesse operazioni che hanno portato, lo scorso anno, al record negativo di oltre 200 vittime civili nei Territori.
Se il buongiorno si vede dal mattino, per Netanyahu sarà difficile tenere a bada il suo ministro e questo potrà influire, tra le altre cose, nelle mire espansionistiche di normalizzazione con i paesi arabi, del premier più longevo nella storia di Israele.
Un balzo indietro di oltre 20 anni. La visita di martedì 3 gennaio del Ministro per la Sicurezza nazionale israeliana, il discusso Itamar Ben-Gvir, a Gerusalemme sulla Spianata delle Moschee o Monte del Tempio per gli ebrei, poteva riportare il paese nel conflitto con i palestinesi come avvenuto a settembre del 2000. Allora, il 28 di quel mese, l’esponente del Likud, poi primo ministro, Ariel Sharon, compì lo stesso gesto, una passeggiata sul terzo sito più sacro per i musulmani, scatenando la reazione feroce di questi che si tradusse nella seconda, sanguinosa, Intifada.
La passeggiata provocatoria di Ben-Gvir ha, fortunatamente, scatenato solo reazioni, da entrambi i lati del conflitto e dall’estero, anche se Hamas non ha fatto venir meno la sua risposta armata. Un razzo, infatti, è stato lanciato da Gaza in direzione Israele ma è ricaduto nella stessa Striscia. Lo stesso gruppo islamico aveva già minacciato ritorsioni all’annunciata passeggiata del Ministro della Sicurezza nazionale israeliana, il quale non si è fatto intimorire e anzi, ha portato avanti il suo progetto provocatorio dicendo di non temere le minacce. Accompagnato da una decina di agenti e da un rabbino, per poco più di dieci minuti ha camminato sulla spianata, alle 7.30 del mattino. A quell’ora, il sito non è ancora pieno di turisti che in questi giorni, complici le festività natalizie, affollano in massa la Terra Santa. “Si è presentato come un ratto, si è fatto vedere e velocemente se ne è andato, il, codardo”, ci hanno detto i ragazzi che prestano servizio volontario sul sito per controllare che chi visita il luogo sacro per musulmani, ebrei e cristiani, sia vestito decentemente. Condanne dalla Palestina, ma anche da Israele, pure dagli ebrei ortodossi, per i quali non bisogna andare sulla Spianata perchè, non conoscendo esattamente l’ubicazione del Sancta Sanctorum del tempio ebraico distrutto due volte, si rischia di calpestare suolo sacro.