Angela Merkel incontrerà Giuseppe Conte lunedì 11 novembre a Roma. I due Paesi come guardiani dell’integrazione europea. In coda trovate un commento del nostro Direttore sul quotidiano La Sicilia
Al G7 di Biarritz – scherzando – il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte disse alla Cancelliera Angela Merkel: “Se torno a fare il premier con un nuovo Governo non è che devo subito ritornare a Berlino? Vero?”. Pronta la risposta della Cancelliera: “No, non ti preoccupare Giuseppe, verrò io a Roma”. E la promessa verrà ora mantenuta. A poche ore dalla celebrazione dei 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, la Merkel sarà a Roma lunedì 11 novembre per una cena di lavoro con Giuseppe Conte.
Avviandosi a chiudere la sua avventura politica, Frau Angela (sembra che stesse facendo una sauna nella Germania orientale mentre il muro si stava sgretolando) appare desiderosa di lasciare la legacy europeista a quei Paesi fondatori, primo fra tutti l’Italia, che hanno creduto e credono ancora nella forza dell’integrazione europea. Certo, la Francia di Macron, soprattutto dopo l’accordo di Aquisgrana, resta il partner naturale per guidare il vagone di testa dell’Unione ma l’Italia, nonostante il suo altalenante atteggiamento verso Bruxelles e un risorgente nazionalismo, resta comunque un punto di riferimento essenziale della costruzione europea.
Nel corso degli ultimi anni la Germania di Kohl, Schroeder e infine Merkel ha cercato di mantenere in vita il sogno europeo e di dare al continente una dimensione adeguata ad affrontare le sfide globali nonostante il rigore nella disciplina fiscale. È la Germania che negozia il nucleare iraniano, che tratta con Putin per l’annessione della Crimea e per la crisi ucraina. Oggi è la Germania che cerca di dare risposte alle crisi regionali, si chiamino Siria o Libia. Proprio sulla Libia lunedì 11 novembre, nella cena a Villa Pamphili, la Merkel chiederà la collaborazione di Conte per rendere più inclusiva la prossima conferenza di Berlino (potrebbe slittare a gennaio) per la stabilizzazione del Paese lacerato da una pericolosa guerra civile.
La competizione tra Roma e Parigi sulla crisi libica – con l’Italia più vicina a Tripoli e la Francia più vicina a Bengasi, sia pure con toni molto meno duri rispetto al passato – resta un elemento critico. La Merkel sta lavorando a una conferenza dove siederanno, oltre all’Italia, i Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Francia, Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito) Turchia, Egitto, Emirati, Nazioni Unite e Unione Africana. Ma molti Paesi del Nord Africa, come Algeria e Tunisia, e del Sahel lamentano un’esclusione dalla conferenza. Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ne parlerà sabato 9 novembre a Berlino, invitato per le celebrazioni dei 30 anni del muro, con il suo omologo tedesco Heiko Maas. Ma c’è di più. Il 6 dicembre, nell’ambito della conferenza Med organizzata dall’Ispi, il Ministro Di Maio offrirà una cena di lavoro ai Ministri degli Esteri di Tunisia, Algeria, Egitto, Marocco, Sudan, Ciad e Niger. Obiettivo: rendere più inclusivo il dialogo sulla stabilizzazione della Libia. Ma Conte illustrerà alla Merkel anche il rinnovato accordo bilaterale Italia-Libia per rafforzare la presenza delle agenzie Onu nel Paese e tenere sotto controllo i flussi migratori. Del resto, l’evoluzione dell’accordo di Malta è uno dei temi che verranno affrontati dai due così come i riflessi sull’Unione Europea della crisi siriana e dei rapporti con la Turchia anche in vista dei 70 anni della Nato che verranno celebrati a Londra il 3 dicembre prossimo. Più in generale, Merkel e Conte avranno uno scambio di idee sull’allargamento ad Albania e Macedonia, sul nuovo quadro finanziario pluriennale della Ue e sulla stabilizzazione dell’Eurozona.
Sono previste quasi quattro ore di colloquio tra la Cancelliera e il Presidente del Consiglio. Sono molte, ci sarà modo di sviscerare tutte le questioni, ma la Merkel punta molto a rafforzare in questo momento il rapporto con l’Italia. E pensare che la caduta del muro, non solo in Italia, aveva provocato all’inizio reazioni diverse ma quasi tutte improntate al timore. “Inizialmente” – ricorda Michele Valensise, ex ambasciatore italiano a Berlino e segretario generale della Farnesina in un articolo per il Cespi – “Francia, Regno Unito, Italia non brillarono per empatia nei confronti della spinta verso il superamento della frontiera inter-tedesca, troppo carico di incognite per l’Europa. Dall’altro lato dell’Atlantico, l’amministrazione americana fu più decisa nel sostenere l’aspirazione, ancorché confusa, dei tedeschi a un futuro diverso. Per ragioni meno ideali, dettate dall’affanno del sistema sovietico della fine degli anni Ottanta, anche da Mosca giunse una sostanziale luce verde agli sviluppi tumultuosi in corso.”
E Valensise aggiunge: “Quali che potranno essere gli sviluppi della situazione politica interna, con le prospettive incerte della «grande coalizione» e della successione a Angela Merkel alla cancelleria federale, non è prevedibile che l’impegno europeo della Germania si affievolisca. C’è una radicata consapevolezza del ruolo che solo attraverso una Ue più forte e autorevole ci si possa misurare con successo con i grandi, nuovi protagonisti sulla scena mondiale (Usa, Cina, Russia, India). Globalizzazione, mutamenti climatici, digitalizzazione, migrazioni sono i campi più importanti indicati lucidamente da Berlino per un rilancio delle strategie e delle politiche comuni europee. Per l’Italia è un’agenda di evidente interesse, da alimentare con contributi e proposte puntuali per far valere le nostre priorità. Potremo tra l’altro far leva sulla circostanza che, dopo l’infelice recesso del Regno Unito, in seno all’Ue si apriranno nuovi spazi di dialogo e di intesa per chi vorrà guardare avanti. La Germania sarà tra questi, l’Italia non dovrà mancare”.
Di seguito il commento del direttore Giusepe Scognamiglio sull’anniversario della caduta del muro di Berlino pubblicato ieri sulla prima pagina di La Sicilia
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@pelosigerardo
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