Il Green Deal europeo può ridefinire alcuni equilibri geopolitici mondiali per quanto riguarda la dipendenza da petrolio e gas. La sfida però è impegnativa
Il Green Deal europeo può ridefinire alcuni equilibri geopolitici mondiali per quanto riguarda la dipendenza da petrolio e gas. La sfida però è impegnativa
Quando, poco più di un anno fa, fu nominata Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen promise un Green Deal europeo nei primi 100 giorni del suo mandato. Parafrasando il New Deal del Presidente americano Franklin D. Roosevelt per uscire dalla Grande Depressione degli anni ’30, von der Leyen intendeva con il Green Deal rispondere alla crisi climatica.
Ridisegnare il modello economico sulla base della sostenibilità ambientale doveva anche servire a rilanciare l’integrazione europea, allineando i Paesi della Ue e i loro cittadini (specie i giovani) dietro un grande progetto comune. Ma ora tutto viene messo in questione dal coronavirus.
Green Deal: cosa prevede
Come promesso, il Green Deal è stato presentato a dicembre dell’anno scorso. Non si è trattato di un pacchetto legislativo, ma di una serie di proposte a seguire sulla base di una tabella di marcia definita. Tutti i principali settori economici, da energia a trasporti, chimica, edilizia e tessile, ne sono toccati.
Il pilastro centrale consiste nel rivedere gli obiettivi per la riduzione dei gas che causano l’effetto serra e di fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Per raggiungere questo risultato, il taglio delle emissioni dovrà anche passare dal 40% al 50-55% entro la data intermedia del 2030 rispetto al 1990, secondo la Commissione Ue.
Collegati a tale obiettivo, ci sono nuovi target sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica, coadiuvati da un prossimo programma di ristrutturazione edilizia. In parallelo, il continente dovrà ridurre la propria dipendenza da combustibili fossili come il gas naturale e smantellare l’industria carbon fossile, ancora molto importante specie nei paesi dell’Europa centrale ed orientale.
Per questo, la Commissione Ue ha pianificato un “Fondo per una transizione giusta” in modo da sostenere la trasformazione dei Paesi più dipendenti dal carbone. Anche il settore dei trasporti, il cui contributo di gas serra ha continuato a crescere negli ultimi decenni, dovrà tagliare drasticamente (del 90%) le proprie emissioni attraverso nuovi standard per le auto e misure per aviazione e navigazione.
Il Green Deal prevede inoltre una strategia industriale fondata sull’economia circolare e una nuova concezione del prodotto, che dovrebbe essere il più possibile riparabile, riutilizzabile e riciclabile. Altri capitoli riguardano infine la riduzione di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura, un nuovo approccio ai prodotti chimici e obiettivi contro la perdita di biodiversità. Il tutto accompagnato da regole sulla “finanza verde” per sostenere le priorità attraverso investimenti “puliti”.
Green Deal: le sfide che lo aspettano
Se attuato pienamente, il Green Deal europeo potrebbe essere rivoluzionario e contribuire a ridefinire alcuni equilibri geopolitici mondiali, ad esempio per quanto riguarda la dipendenza da petrolio e gas. Ma trasformarlo in realtà non sarà facile.
Wendel Trio, direttore di Climate Action Network (CAN) Europe, il gruppo di organizzazioni no-profit attive nel campo dei cambiamenti climatici, ha dichiarato che è ancora presto per determinare l’influenza geopolitica del Green Deal. Ancora troppo indietro è ad esempio lo sviluppo della rete energetica per beneficiare appieno delle rinnovabili, e il gas dovrebbe sparire entro il 2025, secondo Trio.
“Per influenzare il resto del mondo, abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo, come un aumento drastico degli obiettivi climatici per il 2030, o un nuovo bilancio dell’Ue con maggiore attenzione per il clima,” Trio ha spiegato.
A queste sfide si unisce ora la prova della pandemia. Dall’inizio della crisi del Covid-19, una parte dell’industria ha visto nella lotta ai cambiamenti climatici la strada per rilanciare un’economia disastrata dal virus.
Uno studio del Corporate Leaders Group (CLG), un’alleanza di imprese promossa dall’Università di Cambridge e che include Unilever, Coca-Cola ed EDF, stima che il passaggio a un’economia pulita entro il 2050 possa mitigare l’impatto negativo sull’occupazione causato da sviluppo tecnologico, scarsità di risorse, cambiamenti demografici, e ora anche dalla pandemia.
A questo riguardo CAN Europe ha di recente chiesto all’Ue di tagliare i gas serra del 65% entro il 2030 e di accelerare la transizione utilizzando tutti i fondi a disposizione. “Non dovremmo assolutamente risolvere una crisi peggiorandone un’altra,” ha aggiunto Trio.
Green Deal: le politiche ambientali
Dall’altra parte, BusinessEurope, l’associazione che raggruppa le confederazioni industriali europee, ha chiesto alla Commissione di mettere un freno alle nuove politiche ambientali lasciando mano libera alle imprese nella fase di recupero. Lo stesso ha chiesto il settore dell’aviazione, messo in ginocchio da lockdown, quarantene e chiusura delle frontiere.
Frans Timmermans, il vice Presidente della Commissione Ue responsabile per il Green Deal, ha confermato che il programma andrà avanti. Ma il rischio è che alcune proposte siano indebolite durante l’iter legislativo.
Allo storico summit di luglio, quando i leader dei Paesi Ue si sono accordati sul nuovo budget europeo e su un piano di rilancio economico senza precedenti, è stato anche riaffermato l’impegno per il Green Deal.
In base alle conclusioni del Consiglio europeo, tutti i fondi dovranno essere allineati con gli obiettivi del Green Deal e dell’Accordo sul clima di Parigi. Il 30% del pacchetto totale di 1.824 trilioni di euro (1.074 trilioni del bilancio Ue 2021-2027 e 750 miliardi del programma di ripresa Next Generation EU) dovrà essere destinato specificamente alla lotta contro i cambiamenti climatici.
Green Deal: il Next Generation EU
“Ciò è importante per le giovani generazioni europee e per le ambizioni future dell’Europa,” ha affermato il Presidente del Consiglio Ue Charles Michel dopo il summit. “La transizione climatica rimane la nostra priorità assoluta e la nostra ripresa deve anche concentrarsi sulla trasformazione delle nostre economie,” ha concluso.
Gli Stati membri che faranno ricorso al fondo di rilancio, costituito per €390 miliardi in concessioni e €360 miliardi in prestiti, dovranno inoltre garantire che i piani nazionali di recupero costituiscano un effettivo contributo alla “transizione verde e digitale”.
Infine, per sostenere i piani di spesa e coprire il buco di bilancio causato dall’uscita del Regno Unito dell’Ue, la Commissione è stata autorizzata ad acquisire risorse proprie introducendo nuove tasse. Queste includono, entro il 2021, una tassa sulla plastica non riciclata, ed entro il 2023 una tassa di adeguamento alla frontiera su manufatti importati con più alto contenuto di carbonio di quelli prodotti nell’Ue.
Sembrerebbero spiragli di quell’ambizione di leadership mondiale. Nello stesso tempo, tuttavia, i leader europei hanno decurtato di più della metà il fondo per la transizione giusta (ora stimato a 17.5 miliardi di euro) e limitato l’aumento dei fondi al programma Horizon per la ricerca e lo sviluppo, uno degli strumenti chiave per lo sviluppo di nuove tecnologie pulite in Europa.
Green Deal: sarà realtà?
Il Parlamento europeo, che dovrà dare il consenso al pacchetto (ma non potrà modificarlo), ha già criticato aspramente il taglio dei fondi a ricerca e clima.
Dieci organizzazioni ambientali, tra cui Greenpeace e WWF, hanno scritto ai leader europei chiedendo di fare chiarezza su possibili fondi a industrie inquinanti o a tecnologia obsoleta escludendo esplicitamente dai sussidi 21 attività, come la produzione di energia fossile e la navigazione a diesel.
William Todts, il direttore dell’associazione Transport & Environment, ha dichiarato: “Non possiamo accettare il paradosso che qualcosa chiamato Next Generation EU investa il 70% dei propri fondi in un’economia di vecchia generazione mentre chiede ai giovani europei di pagare il conto.”
Il deputato verde tedesco Michael Bloss, tra i più giovani eletti a Bruxelles, ha descritto l’accordo dei leader europei come un “colpo d’accetta sulle generazioni future”, perché saranno loro a pagare sia il debito della crisi che le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Greta Thunberg, l’attivista svedese che ha lanciato lo sciopero studentesco per clima, ha detto al Guardian che il piano di rilancio europeo è insufficiente. “Finché la crisi climatica non sarà trattata come una crisi, i cambiamenti che sono necessari non avranno luogo,” è stato il suo verdetto.
Dopo le parole incoraggianti, insomma, l’Unione europea deve ancora dimostrare che il Green Deal potrà diventare realtà.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di settembre/ottobre di eastwest.
Quando, poco più di un anno fa, fu nominata Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen promise un Green Deal europeo nei primi 100 giorni del suo mandato. Parafrasando il New Deal del Presidente americano Franklin D. Roosevelt per uscire dalla Grande Depressione degli anni ’30, von der Leyen intendeva con il Green Deal rispondere alla crisi climatica.
Ridisegnare il modello economico sulla base della sostenibilità ambientale doveva anche servire a rilanciare l’integrazione europea, allineando i Paesi della Ue e i loro cittadini (specie i giovani) dietro un grande progetto comune. Ma ora tutto viene messo in questione dal coronavirus.
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