Che cos’è il certificato verde digitale che la Commissione europea sta preparando per riaprire i viaggi in Europa? Tutto quello che c’è da sapere
“Questo certificato non è un passaporto, non è un documento di viaggio e non è un requisito per poter viaggiare”, ha detto Alfredo González, segretario generale presso il servizio sanitario nazionale spagnolo.
E allora che cos’è il certificato verde digitale che la Commissione europea sta preparando per riaprire i viaggi in Europa? È un sistema che dovrebbe consentire di muoversi tra Stati a pari condizioni, per chi abbia fatto o no il vaccino contro il Covid-19, e per chi viva o sia solo ospite in un certo Paese. Ad esempio, se uno Stato europeo deciderà di accettare la prova di vaccinazione come alternativa a test o quarantene per poter viaggiare, dovrà accettare anche la prova di vaccinazione rilasciata da altri Paesi Ue.
“Con il certificato verde digitale, stiamo adottando un approccio europeo per garantire che i cittadini della Ue e i loro familiari possano viaggiare in sicurezza e con restrizioni minime quest’estate,” ha detto il Commissario per la giustizia, Didier Reynders, nel presentare la proposta.
L’idea del pass è stata spinta da Paesi mediterranei come Grecia e Spagna per salvare la stagione turistica, dopo un anno di costrizioni e chiusure decise per far fronte alla pandemia. L’obiettivo della Commissione, però, è anche di farne beneficiare lavoratori transfrontalieri e cittadini che vivono all’estero.
Come funziona il certificato verde digitale
Come funzionerà questo sistema? Tutte le persone che vivono nell’Unione europea, cosi come i visitatori che hanno il diritto alla libera circolazione, potranno chiedere il certificato. Secondo la proposta della Commissione, anche i cittadini Ue che vivono in Paesi terzi potranno farne richiesta se saranno in grado fornire alle autorità competenti prova di aver ricevuto uno dei vaccini autorizzati nell’Ue. Il certificato sarà rilasciato gratuitamente e in formato digitale, ma potrà anche essere richiesto in forma cartacea.
Il documento servirà a dimostrare che il titolare è stato vaccinato contro il Covid-19, o è stato contagiato ed è guarito, o è risultato negativo a un test NAAT/RT-PCR o a un test rapido antigenico. Il pass conterrà un codice QR che include informazioni come nome, data di nascita, Paese del titolare, codice d’identificazione unico e firma digitale dell’ospedale o dell’autorità sanitaria che l’ha emesso. Specificherà inoltre dati e risultati di vaccini e test.
La sua validità sarà determinata dalle informazioni scientifiche disponibili e sulla base di norme nazionali. Dovrebbe ad esempio durare 180 giorni per chi è guarito dalla malattia. Oltre ai Paesi Ue, il certificato verde digitale sarà aperto a Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e potrà essere rilasciato a cittadini o residenti di Andorra, Monaco, San Marino e Città del Vaticano.
Il programma è di collegarlo anche ad altre iniziative internazionali, ad esempio se sarà sviluppato un passaporto vaccinale dall’Organizzazione internazionale per l’aviazione civile (ICAO) per facilitare il trasporto aereo. La Commissione potrà inoltre dichiarare in linea con gli standard europei sistemi simili predisposti da paesi terzi, come Regno Unito ed Israele, e riconoscerli alle stesse condizioni dei certificati Ue.
La Commissione insiste sul fatto che il pass “non sarà un prerequisito per la libera circolazione né l’essere vaccinati sarà un prerequisito per viaggiare”. “Tutti i cittadini dell’Ue hanno il diritto fondamentale alla libera circolazione nell’Ue e questo vale indipendentemente dal fatto che siano vaccinati o meno”, ha detto in un comunicato.
Il pass ha ricevuto il benvenuto dal settore aereo e dall’industria del turismo. Ma sta anche sollevando diverse preoccupazioni. In una serie di dibattiti al Parlamento europeo, i deputati hanno espresso la preoccupazione che il certificato possa diventare la condizione per poter viaggiare in Europa, quando in pratica nemmeno i documenti d’identità sono più richiesti. L’eurodeputata socialdemocratica tedesca Birgit Sippel ha sottolineato che i certificati non devono reintrodurre controlli alle frontiere “dalla finestra” né “imporre condizioni per l’attraversamento dei confini nell’area Schengen”.
C’è inoltre il rischio di discriminazione. Un sondaggio dell’associazione europea dei consumatori Euroconsumers ha mostrato che benché il 59% delle persone consultate sia favorevole al pass, il 64% ritiene che i test per chi non è stato vaccinato debbano essere gratuiti, come i vaccini, per garantire un’effettiva uguaglianza di trattamento.
Liberties, un gruppo europeo per i diritti civili, teme che il certificato possa “aggravare le disuguaglianze esistenti” e “creare una società a due livelli” in cui alcune persone godono di ampie libertà mentre altre vengono deprivate dei loro diritti alla libera circolazione.
Facendosi paladina di questa causa, l’eurodeputata liberale olandese Sophie in ‘t Veld ha scritto alla Commissione europea chiedendo di rendere i test gratuiti e di stabilire un tetto per il loro prezzo, che può variare in modo significativo a seconda dei paesi raggiungendo in alcuni casi livelli “proibitivi”. I Governi dell’Ue, tuttavia, non sembrano appoggiare la proposta.
La questione della privacy
Un’altra questione riguarda la privacy dei titolari dei certificati, visto il trasferimento internazionale di dati sensibili legati alla salute delle persone.
In una riunione con i deputati europei, il Commissario Reynders ha spiegato che la Commissione creerà il gateway, la porta di collegamento che consentirà di verificare i certificati emessi in tutta l’Unione, ma non sarà creato nessun database centralizzato con i dati dei certificati. Anche gli stati membri che dovranno verificare i certificati non potranno conservarne i dati personali, ha detto il Commissario. Il Comitato europeo per la protezione dei dati, un organo indipendente composto dai rappresentanti delle rispettive autorità nazionali, ha inoltre chiesto garanzie sull’utilizzo dei dati da parte dei Paesi terzi che saranno collegati al sistema.
Ci sono infine questioni procedurali per l’urgenza con cui è stata trattata l’iniziativa. L’italiana Eleonora Evi, del gruppo dei Verdi, ha detto che questo approccio non ha consentito un “adeguato dibattito… per chiarire i punti critici sulla gestione dei dati personali, sulle incertezze scientifiche esistenti e recepire le richieste della società civile”, nonostante la decisione “andrà a impattare, direttamente o indirettamente, sulla vita di milioni di persone”. La procedura, tuttavia, procede rapidamente. La Commissione europea ha presentato la proposta legislativa a marzo e sia il Parlamento europeo che il Consiglio, che la devono approvare, ne hanno accettato un’approvazione accelerata in modo che i certificati siano pronti per l’estate.
Nel frattempo, i Paesi dell’Ue hanno iniziato a lanciare i rispettivi programmi nazionali. Islanda e Polonia stanno già emettendo ‘passaporti sanitari’. Svezia, Danimarca, Lituania ed Estonia stanno sviluppando i propri. Grecia e Spagna si preparano ad aprire le frontiere ai turisti che possano provare vaccinazione, test negativo o immunità da maggio e giugno, rispettivamente. Italia e Francia si stanno muovendo per istituire direttamente il certificato europeo. Tutti questi sistemi dovranno essere interoperabili affinché i certificati funzionino oltre confine. È questo in fondo l’obiettivo del regolamento europeo in discussione. La Commissione prevede che il sistema, e quindi il settore turistico, possa partire dalla metà di giugno.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di maggio/giugno di eastwest.
Che cos’è il certificato verde digitale che la Commissione europea sta preparando per riaprire i viaggi in Europa? Tutto quello che c’è da sapere
“Questo certificato non è un passaporto, non è un documento di viaggio e non è un requisito per poter viaggiare”, ha detto Alfredo González, segretario generale presso il servizio sanitario nazionale spagnolo.
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti
del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di
geopolitica