Dopo 18 mesi di paralisi mondiale, si ritorna gradualmente alla mobilità nazionale e internazionale, ma le regole devono essere armonizzate, per non subire una doppia penalizzazione
In tutti i Paesi membri dell’Unione europea è in vigore da luglio il Certificato digitale Covid-19, il documento che ha preso il nome di Green Pass e che consente ai cittadini europei di muoversi liberamente tra i vari Stati membri.
Il Certificato, che attesta l’avvenuta vaccinazione, l’esito negativo di un tampone (molecolare o antigenico) o la guarigione dalla malattia, ha però utilizzi e modalità diverse all’interno dei vari confini nazionali.
In Italia, il Green Pass è valido dopo 14 giorni dalla prima dose di vaccino, mentre ad esempio in Francia serve la vaccinazione completa (due dosi). In Italia e in Francia, il certificato è necessario per accedere in diversi luoghi aperti al pubblico, come cinema, teatri, stadi ma anche nei locali al chiuso (come i ristoranti), nelle palestre e per i trasporti a lunga percorrenza. In Svezia, Bulgaria e Ungheria, il certificato vaccinale non è obbligatorio all’interno del Paese, in Danimarca invece lo è quasi dappertutto (anche per andare dal parrucchiere). In Spagna, la decisione è lasciata alle regioni e lo stesso in Germania, dove i Länder hanno la facoltà sospendere il Green Pass, ogniqualvolta l’incidenza settimanale è inferiore alla soglia dei 35 contagi per 100 mila abitanti. In Austria, Irlanda e Portogallo, è obbligatorio negli hotel. In Grecia serve soltanto per andare al ristorante.
In Europa, in base ai dati disponibili il 20 agosto, il 55,1% della popolazione è completamente vaccinata mentre il 63,1% ha avuto almeno una dose. A guidare la classifica dei Paesi più virtuosi, Malta, Danimarca e Portogallo, mentre fanalino di coda è la Bulgaria (con solo il 15% delle vaccinazioni fatte).
Secondo i dati del Ministero della Salute italiano (riferiti al periodo dal 4 aprile all’8 agosto 2021), il vaccino è efficace nel proteggere le persone dalle forme gravi del Covid-19 e anche nel ridurre il rischio di infezione. Chi si è vaccinato è “protetto” da contagio all’82% con 2 dosi e al 62% con una. La protezione dalla terapia intensiva è al 97.16% con la seconda dose e all’89.4% con la prima.
I no vax e i no Green Pass
Dati oggettivi e convincenti sull’efficacia dei vaccini, che però vengono contestati da uno zoccolo duro di anti-vaccinisti, presenti in varia misura in tutta Europa, che guidano le proteste no vax e no Green Pass. In Francia, le manifestazioni contro il Pass Sanitario sono un appuntamento ormai settimanale. Nel mirino dei contestatori più violenti ci sono soprattutto le farmacie, che partecipano all’organizzazione dei Pass sanitaire e che vengono letteralmente vandalizzate. Molto varia la composizione dei manifestanti francesi: dai rinvigoriti gilet gialli all’estrema destra, con l’ex braccio destro di Marine Le Pen, Florian Philippot a guidare il gruppo dei Patrioti.
In piazza, non manca però anche la sinistra, con gli Insoumis di Jean-Luc Mélenchon. “Il pass sanitario è una falsa buona idea, un controllo generalizzato assurdo, incoerente e pericoloso”, ha dichiarato il leader politico francese. Liberté contre le pass nazitaire è uno degli slogan preferiti dei manifestanti d’oltralpe, che paragonano il certificato sanitario alla stella gialla che i nazisti imponevano agli ebrei.
Il Green Pass, che dopo mesi di lockdown in cui non potevamo nemmeno uscire di casa, appare certamente come il male minore; eppure, viene percepito come un attentato alla libertà personale, che è interpretata come diritto al proprio personale capriccio. Il diritto alla salute (e alla sopravvivenza!) viene scavalcato in nome di un individualismo al di sopra di ogni legame sociale e di ogni responsabilità verso la comunità di riferimento. I sondaggi dicono comunque che la maggioranza dei francesi è d’accordo con il Presidente Macron, che sulla questione non arretra.
E, per fortuna, nemmeno il Governo italiano arretra. A fine agosto, il Presidente Sergio Mattarella, intervenendo al Meeting per l’amicizia dei popoli, ha dichiarato: “La libertà, per essere tale, deve misurarsi con la libertà degli altri, l’io responsabile e solidale è pietra angolare della convivenza e della democrazia”.
Il Green Pass per i lavoratori
In Italia, si discute in questi giorni del Green Pass nei luoghi di lavoro, un tema che mentre scrivo è in piena evoluzione. Ad oggi, non è previsto un obbligo di vaccinazione diffusa per i lavoratori, se si escludono gli ospedali e gli addetti ai lavori nella sanità. Il Governo, ad agosto, ha introdotto l’obbligo di Green Pass per il personale scolastico. Il mancato rispetto della norma, in base al decreto legge, sarà considerato assenza ingiustificata e, dopo cinque giorni di assenza, l’insegnante verrà sospeso, senza retribuzione.
Leggi “Da Bruxelles 868 milioni di “aiuti” alle imprese italiane”.
I risultati delle prove INVALSI (l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione) dopo la DAD, mostrano, soprattutto alle superiori e al sud, un peggioramento del livello d’istruzione, com’era logico immaginare. Alle scuole superiori, la quota degli studenti che non ha raggiunto il livello minimo in italiano è molto alta: è passata dal 35% del 2019 al 44% del 2021.
Certamente, la vaccinazione e il Green Pass non sono l’unico strumento di cui dotarsi, ma una condizione necessaria per poter evitare una nuova stagione di didattica a distanza. La pensa così anche il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che dichiara al quotidiano La Repubblica: “Come professore universitario, mi farebbe piacere che il mio Rettore mi dicesse: senza il Green pass non puoi entrare in aula, perché rischi di contagiare gli studenti”.
Con la ripresa di tutte le attività produttive, è ripartito il confronto tra governo e sindacati. Il leader della Cisl Luigi Sbarra, dal Meeting di Rimini, ha chiesto esplicitamente che si “approvi subito una legge che preveda l’obbligo alla vaccinazione per tutti i cittadini”.
L’art. 32 della nostra Costituzione prevede il diritto di rifiutare qualsiasi trattamento sanitario. La norma prevede però anche che il trattamento possa essere imposto per legge, un atto normativo di rango primario. Introducendo l’obbligo per legge, ci sarebbe la piena e pubblica assunzione di responsabilità politica di fronte al paese. Forse è venuto il momento di aprire seriamente questa discussione nel nostro Paese e in Europa.
L’unica soluzione è il vaccino
Noi di eastwest abbiamo sostenuto fin dalla prima notizia della messa a punto di un vaccino che la somministrazione rapida e generalizzata poteva rappresentare l’unica soluzione a quella che possiamo ormai definire come la più grave pandemia della storia, almeno per la paralisi delle attività che ha causato, se non per numero di morti. In questi drammatici 18 mesi, abbiamo più volte cercato di tenere bassa la tensione, con un approccio razionale e freddo ai dati. Ma la moltiplicazione di contagi e decessi ci ha puntualmente e ripetutamente sovrastato. Non abbiamo però perso la nostra fiducia nella scienza, unico faro che può guidarci verso un ritorno alla normalità, per quanto più graduale di quanto ci saremmo augurati.
Risulta evidentissima l’esigenza di un’Organizzazione mondiale della sanità che funzioni, che ci protegga, che finanzi ricerca di primo livello, che sia in grado di governare crisi come questa con leadership e competenza riconosciute globalmente.
Nel 160 dopo Cristo, la peste antonina, che causò 30 milioni di morti, scatenò il ricorso alla magia (i no vax del tempo), secondo i racconti ironici riportati da Luciano di Samosata, che citava espressamente il ciarlatano Alessandro di Abonutico. Ma la tragedia sanitaria fu risolta – almeno in una prima fase – anche grazie all’autorevolezza dell’Imperatore Marco Aurelio, che riuniva le competenze di un’autorità nazionale, globale e multilaterale.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di settembre/ottobre di eastwest.
Puoi acquistare la rivista in edicola o abbonarti.
Il Certificato, che attesta l’avvenuta vaccinazione, l’esito negativo di un tampone (molecolare o antigenico) o la guarigione dalla malattia, ha però utilizzi e modalità diverse all’interno dei vari confini nazionali.