Negli Stati Uniti sta circolando l’idea che l’invasione dell’Ucraina possa far ritornare la Turchia all’ovile della Nato. Tuttavia, non possiamo escludere il contrario: il fallimento dell’Alleanza atlantica potrebbe far cambiare idea ad Ankara
Se la Russia dovesse vincere la guerra in Ucraina, le conseguenze potrebbero essere profonde e negative sia per l’Unione europea che per gli Stati Uniti. Un altro Paese direttamente toccato dal conflitto militare tra Mosca e Kiev è la Turchia: confina con entrambe nel mar Nero e con entrambe è in buoni rapporti, anche economici. Dall’Ucraina importa il grano e i motori per la propria industria della difesa, e vi esporta i suoi droni Bayraktar TB2. Dalla Russia si rifornisce di gas naturale e ne accoglie i turisti, fonte importante di valuta estera. Tra il Cremlino di Mosca e il Complesso di Ankara, poi, esiste un coordinamento sulla gestione delle conflittualità nelle aree di comune proiezione: non è però un’alleanza ma un rapporto complicato, come dimostrato dai fronti opposti nei quali hanno combattuto in Libia, in Siria e nel Nagorno Karabakh.
A Washington circola un po’ l’idea che l’invasione dell’Ucraina possa far ritornare la Turchia all’ovile della Nato, di cui fa parte pur essendosi spesso mossa in maniera sciolta rispetto ai vincoli dell’organizzazione. Dopo aver assistito all’aggressività russa, cioè, Ankara entrerebbe in allerta, iniziando a temere per la propria incolumità nel mar Nero e decidendo infine di rinnovare il suo impegno nel blocco atlantico. A sostegno, almeno parziale, di questa ricostruzione, ieri il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che la Turchia ha bloccato il passaggio delle navi da guerra russe proprio nel mar Nero; ma Mosca ha negato, e da Ankara, mentre scriviamo, non sono giunte conferme.
Secondo War on the Rocks, tuttavia, è più probabile che avvenga il contrario: una Russia vincitrice in Ucraina e capace di resistere alle sanzioni economiche imposte dall’Occidente potrebbe “accelerare il passaggio della Turchia a una posizione post-Nato. Il fallimento della Nato nel fermare l’irredentismo di Mosca confermerà le convinzioni di Ankara sul declino della rilevanza dell’alleanza e alimenterà le sue speranze per una nuova era nella geopolitica”.
Sul magazine si legge che la Turchia non vede necessariamente la belligeranza russa come una minaccia perché la visione del mondo di Recep Tayyip Erdogan è più vicina quella di Vladimir Putin che a quella dei Governi liberali occidentali. Putin vuole fare nuovamente della Russia una grande potenza: il collasso dell’Unione sovietica, disse nel 2005, è stata “la più grande catastrofe geopolitica del Ventunesimo secolo”.
Similmente, Erdogan si richiama a una visione imperiale – il nome dell’ideologia politica è, appunto, neo-ottomanesimo – per la ricostituzione di una larga sfera di influenza turca tra il Mediterraneo, il Caucaso e parte del Medio Oriente: ha detto esplicitamente che gli sforzi militari internazionali della Turchia sono volti all’ottenimento del “posto meritato nell’ordine mondiale”. Come Putin ha ridato centralità alla fede ortodossa, facendone uno strumento utile alla proiezione all’estero, così Erdogan ha rimesso la religione – islamica, nel suo caso – al centro della vita pubblica. E come Putin ritiene che la Russia abbia un diritto sull’Ucraina, così potrebbe fare la Turchia sui territori marittimi nel Mediterraneo orientale (in realtà ci sono già, su questo punto, delle tensioni con la Grecia e con Cipro).
Russia e Turchia, però, non sono uguali: la seconda è più democratica della prima ma meno influente sul versante energetico, fatto che la rende maggiormente vulnerabile alle sanzioni contro gli eventuali comportamenti aggressivi.
A proposito di sanzioni, e ritornando alla postura di Ankara nella guerra tra Mosca e Kiev, di recente il consigliere speciale di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha rilasciato un commento interessante. “Le sanzioni contro la Russia non funzioneranno”, ha detto. “Rinviano solamente i problemi. È meglio ascoltare l’altra parte e comprenderne le preoccupazioni strategiche. La Russia si sente minacciata dalla Nato. Putin vuole ridisegnare i confini e rinnovare le alleanze strategiche trent’anni dopo il crollo dell’Urss”.
Negli Stati Uniti sta circolando l’idea che l’invasione dell’Ucraina possa far ritornare la Turchia all’ovile della Nato. Tuttavia, non possiamo escludere il contrario: il fallimento dell’Alleanza atlantica potrebbe far cambiare idea ad Ankara