La guerra si inasprisce. Per la prima volta si sente anche la voce dell’Unione europea. È tardi?
“L’Unione europea e i suoi partner stanno lavorando per paralizzare la capacità di Putin di finanziare la sua macchina da guerra. Abbiamo deciso che la Russia dovrà pagare un prezzo senza precedenti per questa aggressione. Tutto ciò eroderà la loro economia, vogliono distruggere l’Ucraina ma quello che stanno facendo è distruggere anche il loro stesso Paese”.
Con queste parole la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato sabato che l’Unione europea si allineerà sulle posizioni di Gran Bretagna, Usa e Canada riguardo alle sanzioni contro la Russia. Finora, quella di espellere le banche russe dal sistema internazionale SWIFT era una decisione che sembrava in grado di spaccare l’Occidente, ma dopo le prime resistenze, soprattutto di Italia e Germania (dipendenti dalle esportazioni di gas russo), il fronte si è compattato. Secondo il Financial Times, la Russia è responsabile di circa l’1,5% del volume delle transazioni totali sul sistema SWIFT, sesto Paese al mondo per numero complessivo. Ancora non è chiaro quali banche saranno sanzionate e se gli istituti più grandi saranno inclusi nella sanzione.
L’esodo di profughi
Intanto, l’Europa deve gestire profughi in fuga dalla guerra, che si stanno riversando soprattutto sui Paesi che confinano con l’Ucraina.
Le stime attuali dicono che sono circa 200mila le persone (soprattutto donne e bambini) ad aver varcato i confini, ma è un numero destinato a salire. Le agenzie umanitarie della Nazioni Unite hanno stimato che il numero dei profughi potrebbe raggiungere i 5 milioni. In Moldavia, un Paese di appena 2 milioni e mezzo di abitanti, si sono già riversate 16mila persone.
Ieri, ne hanno discusso i Ministri degli Interni dell’Ue convocati a Bruxelles. La decisione ufficiale è attesa per giovedì 3 marzo, ma tra i Paesi europei c’è “un ampio sostegno all’applicazione della direttiva per la protezione temporanea degli sfollati”. La Ue si appresta per la prima volta a garantire la protezione temporanea, cioè un permesso di soggiorno della durata di un anno, estendibile a due, a tutti i cittadini ucraini che chiedano protezione in uno degli Stati membri.
L’Ue vuole tornare a essere protagonista
Intanto, nei giorni scorsi, diversi Paesi europei hanno deciso di inviare armi a sostegno dell’Ucraina. Non solo. “Per la prima volta in assoluto, l’Unione europea finanzierà l’acquisto e la consegna di armi ed equipaggi a un Paese sotto attacco”, ha dichiarato la Presidente von der Leyen, che ha anche aggiunto “l’Ucraina è una di noi e la vogliamo nell’Unione”.
La Ue sta cercando di recuperare un ruolo da protagonista, laddove hanno fallito i tentativi di mediazione portati avanti dai leader nazionali degli Stati membri, per evitare la guerra. E, come già in altre circostanze in passato, Ursula von der Leyen si è assunta questa responsabilità di rilanciare la capacità dell’Unione di incidere nella gestione di una crisi così grave e nella sua soluzione.
Noi ci auguriamo che questa forza manifestata dalla Presidente della Commissione porti a centralizzare politica estera e di difesa a Bruxelles, per avere lo standing per essere efficaci nell’azione da effettuare prima che scoppino i conflitti. Quando questi sono deflagrati, infatti, diventa tutto più difficile e i rischi sono altissimi, non solo per i contendenti, ma anche per gli attori in secondo piano, come Europa e Stati Uniti.
L’escalation militare, con la fornitura di armi, per favorire la resistenza, comporta l’assunzione di responsabilità delicatissime: viviamo tutti ore di equilibrio precario, nelle mani di una superpotenza schizofrenica, di un leader autoritario e fuori controllo, e di una Unione mai abbastanza matura…