Il passaggio alle fonti rinnovabili non produrrà un mondo più pulito in modo naturale. Lo racconta bene Guillaume Pitron in “La guerra dei metalli rari. Il lato oscuro della transizione energetica e digitale”
Una certa retorica vorrebbe far passare il messaggio che la transizione energetica (o ecologica, in Italia) dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili ci consegnerà, automaticamente e senza sforzi, un mondo più pulito e una società più giusta. Non è così. O meglio: non è scontato che sarà così. Per quanto riguarda il secondo aspetto, quello sociale, bisognerà che i Governi delle economie avanzate pianifichino attentamente la ripartizione dei costi tra i settori industriali e i relativi occupati – alcuni beneficeranno del distacco dal petrolio, altri ne saranno danneggiati –, e che tengano in conto i bisogni dei paesi in via di sviluppo, che spesso dipendono dal carbone e non hanno le risorse per finanziare il passaggio alle soluzioni green.
Quanto al primo punto, è vero che utilizzare l’eolico e il solare al posto degli idrocarburi permetterà di ridurre le emissioni di gas serra e di contenere il riscaldamento globale. Non significa però che lo sfruttamento delle risorse naturali avrà fine, né che l’impatto ambientale della transizione energetica sarà nullo.
Per costruire le turbine, i pannelli fotovoltaici, le automobili elettriche e le infrastrutture di rete serviranno i metalli. Che dovranno essere estratti dal sottosuolo e lavorati. La rivoluzione verde non è ecologica e armoniosa per sua natura. Lo racconta bene, e con uno stile vivace, Guillaume Pitron in La guerra dei metalli rari. Il lato oscuro della transizione energetica e digitale (LUISS University Press, 2019).
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di luglio/agosto di eastwest.
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Il passaggio alle fonti rinnovabili non produrrà un mondo più pulito in modo naturale. Lo racconta bene Guillaume Pitron in “La guerra dei metalli rari. Il lato oscuro della transizione energetica e digitale”