Hong Kong: la Cina impone una nuova legge sulla sicurezza nazionale. Un attacco all’autonomia della regione e al modello “un Paese, due sistemi”
L’Assemblea nazionale del popolo, ovvero l’organo legislativo cinese, ha annunciato giovedì l’intenzione di approvare una nuova legge sulla sicurezza nazionale, che rafforzerà il controllo del Partito comunista su Hong Kong.
Cos’è Hong Kong
Hong Kong – anche nota come “Porto Profumato” – è una regione nel sud-est della Cina, sottoposta però ad un regime amministrativo speciale che le garantisce una certa autonomia da Pechino. Per capire il motivo di questo trattamento bisogna tornare al 1997, quando il Regno Unito – potenza coloniale dalla metà dell’Ottocento – riconsegnò il territorio alla Cina, a condizione che Pechino ne mantenesse il sistema di semi-autonomia fino al 2047. Il principio che regola i rapporti tra Hong Kong e la Cina continentale è sintetizzato nella formula “un Paese, due sistemi”, espressa dall’allora Presidente Deng Xiaoping
Grazie a questo regime speciale, Hong Kong è diventata un importantissimo centro finanziario globale. Ma negli ultimi anni – e in particolare dalla presidenza di Xi Jinping – Pechino ha cercato di aumentare il proprio controllo diretto sull’ex-colonia britannica, scatenando di riflesso la rabbia della popolazione.
Le grandi proteste a Hong Kong scoppiate nel giugno 2019 – non sono certo le uniche: ricordiamo almeno la “rivoluzione degli ombrelli” del 2014 – erano iniziate in reazione a una legge sull’estradizione che, secondo i manifestanti, avrebbe favorito proprio l’ingerenza di Pechino negli affari del Porto Profumato. Dopo l’annuncio di giovedì, ce ne saranno probabilmente di nuove.
La nuova legge sulla sicurezza nazionale: perché è importante
Non ci sono ancora dettagli sulla nuova legge sulla sicurezza nazionale, che è stata presentata durante le “Due Sessioni” (lianghui), le riunioni annuali del Parlamento cinese. Sappiamo però che la legge – che potrebbe venire approvata già all’inizio della prossima settimana, scrive il Washington Post – vieterà la secessione, le attività sovversive e le interferenze straniere a Hong Kong.
In sostanza, grazie alla nuova legge il Governo centrale cinese disporrà di maggiori autorità legali per intervenire nelle vicende di Hong Kong e, ad esempio, reprimere le manifestazioni anti-Pechino (o prevenirle, come scrive Simone Pieranni sul Manifesto).
Si tratta insomma del maggiore attacco compiuto dalla Cina continentale all’autonomia di Hong Kong e, di riflesso, al modello “un Paese, due sistemi”. Anche perché la legge non sarà proposta e approvata dal Parlamento di Hong Kong, bensì imposta direttamente da Pechino.
La paura della “secessione” – a Hong Kong come altrove: Taiwan, Xinjiang, Tibet – e quindi il mantenimento dell’unità nazionale, è un tema centrale nelle politiche del Partito comunista cinese.
Le conseguenze internazionali
La mossa della Cina ha innescato l’immediata risposta degli Stati Uniti. Il Presidente americano Donald Trump ha minacciato di reagire “con fermezza” se Pechino dovesse imporre a Hong Kong la nuova legge sulla sicurezza nazionale; una legge che il Segretario di Stato Mike Pompeo ha definito “disastrosa”.
Le dichiarazioni vanno innanzitutto contestualizzate all’interno dello scontro tra Stati Uniti e Cina, che dal commercio è arrivato a influenzare anche la risposta all’emergenza coronavirus. Bisogna poi considerare che Hong Kong – ricordiamolo: un polo finanziario cruciale – è molto importante sì per Pechino, ma anche per Washington: per ragioni economiche e commerciali, ma non solo. I rapporti tra l’America e il Porto Profumato dipendono però dallo status speciale, di semi-autonomia rispetto al resto della Cina, dell’ex-colonia britannica.
L’Assemblea nazionale del popolo, ovvero l’organo legislativo cinese, ha annunciato giovedì l’intenzione di approvare una nuova legge sulla sicurezza nazionale, che rafforzerà il controllo del Partito comunista su Hong Kong.
Cos’è Hong Kong
Hong Kong – anche nota come “Porto Profumato” – è una regione nel sud-est della Cina, sottoposta però ad un regime amministrativo speciale che le garantisce una certa autonomia da Pechino. Per capire il motivo di questo trattamento bisogna tornare al 1997, quando il Regno Unito – potenza coloniale dalla metà dell’Ottocento – riconsegnò il territorio alla Cina, a condizione che Pechino ne mantenesse il sistema di semi-autonomia fino al 2047. Il principio che regola i rapporti tra Hong Kong e la Cina continentale è sintetizzato nella formula “un Paese, due sistemi”, espressa dall’allora Presidente Deng Xiaoping
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