Un artigianato raffinato e lussuoso è una peculiarità tutta europea.
Specchio di un’identità e di una cultura, gli artigiani d’arte lasciano l’impronta di un’epoca alle generazioni future. “Tesori nazionali viventi” (Giappone), “Patrimonio immateriale dell’umanità” (UNESCO), “Imprese del patrimonio vivente” (EPV-Francia), “Meilleurs ouvriers de France”… si moltiplicano e si muovono nel mondo diplomi e onorificenze, iniziative governative, associative e imprenditoriali per valorizzare i mestieri d’arte.
Culla dell’arte e cultrice della bellezza, l’Europa vanta da tempi lontanissimi mani esperte che cesellano, scolpiscono, tagliano, assemblano, incidono, intrecciano, dorano, fondono, dipingono e lucidano per creare e restaurare un patrimonio ineguagliato e ammirato nel mondo.
La nobiltà dei gesti della creazione di rari oggetti acquisisce ancora più valore quando ad ammirarli sono i giovani apprendisti che li ripeteranno a loro volta per rendere perenni i mestieri dell’alto artigianato europeo.
È questo lo scenario ideale. In realtà sono sempre più rari fra i giovani coloro che scelgono il lavoro di “bottega” per vari motivi : il tipo di vita che implica, la concorrenza spietata della produzione in serie, la guerra dei prezzi e la crescente cultura dell’usa e getta a scapito di qualità, estetica e durevolezza.
Si aggiunge poi la difficoltà degli artigiani di farsi conoscere e di esportare in mezzo a un’offerta invadente e accessibile in qualche clic. Sono mancati il marketing e la comunicazione che hanno fatto il successo di veri e propri “brand”, così come anche i mezzi logistici per accedere alla domanda. Tutto ciò ha causato – e causa – la chiusura di migliaia di piccole botteghe.
Uno spiraglio sembra venire dalla crescente sensibilità dei consumatori per il prodotto di nicchia, fabbricato su misura e magari personalizzato. Lo confermano il successo di iniziative dedicate alla valorizzazione dei mestieri d’arte come il “Salon du Patrimoine” a Parigi e “Artigianato & Palazzo” a Firenze.
Per affrontare il problema di marketing, il sito www.madineurope.eu, nato nel 2013, propone al pubblico internazionale un unico indirizzo per trovare con pochi clic le raffinate eccellenze europee. Sono più di 800, oggi, gli artigiani iscritti fra Francia, Belgio, Regno Unito, Italia.
Vi si trova ad esempio la pittura murale, erede di una tradizione in cui l’Europa ha sempre eccelso. Con colori a olio o acrilici, i pittori offrono oggi vari soggetti più o meno moderni, dal trompe-l’oeil alla pittura decorativa, alle patine ad altri effetti.
Fra i numerosi pittori di talento, l’Inglese Alan Dodd dipinge chinoiseries, sfondi barocchi, neogotici o neoclassici, soffitti pompeiani e decori generalmente ispirati dal suo amore per l’antichità. I suoi clienti sono ovunque, anche negli Stati Uniti. La sua vera crisi è stata durante gli anni del minimalismo, quando gli architetti di interni tendevano a escludere i dipinti murali.
Anche il lavoro del legno è magnificamente rappresentato in Europa, dal restauro alla produzione di mobili su ordinazione fino alla scultura lignea. Il fiammingo Patrick Damiaens scolpisce secondo la tecnica di Liegi, cassettoni, armadi, sedie e pannelli per una clientela esigente. La sua sfida quotidiana, rendere ogni pezzo unico e dargli una storia.
È così che ha restaurato i banchi di una chiesa gotico-fiamminga smontata e rimontata in Giappone da un giapponese che propone alle giovani coppie nipponiche di sposarsi in un’atmosfera “europea”. Patrick scolpisce con grande maestria frutti, foglie, strumenti musicali ispirati a modelli settecenteschi su essenze pregiate. Le sue sculture sono conosciute nel mondo e vengono spesso paragonate a dei pizzi in legno. Damiaens, come molti artigiani d’arte, propone anche corsi di formazione a chi desidera lanciarsi nel mestiere.
La famiglia Pagliai, di Firenze, tiene viva da tre generazioni la tecnica dell’incisione su metallo. E, oltre a essere incisore, Paolo Pagliai restaura anche oggetti in argento e altri metalli.
“Una specialità del mio laboratorio consiste nel riprodurre posateria antica non più in produzione, mediante il metodo della fusione in terra refrattaria”. Pagliai utilizza ancora gli strumenti che usava suo padre: lime, archetti, smerigli, brunitoi, bulini, martelli di diverse fogge oltre a dei suoi “ferri”, creati appositamente per lui e adatti ai vari oggetti per ripararne le ammaccature.
Oltre alla fedele clientela fiorentina, si aggiungono numerosi nuovi clienti da tutto il mondo e di ogni generazione. Anche per i Pagliai non mancano i pezzi unici che hanno una storia: “Abbiamo riprodotto le iniziali in argento con corona provenienti da un antico armadio, appartenuto a Paolina Bonaparte Borghese”.
Impossibile dire quanti artigiani d’arte di questo calibro rimangano in Europa oggi, perché non esiste una codificazione unica. Talvolta sono confusi con gli artigiani in senso generico, oppure sono associati agli “artisti”.
In Francia, dove l’Istituto nazionale dei mestieri d’arte opera in maniera estremamente efficiente, sono referenziate 38.000 piccole imprese di “artigianato d’arte” per un totale di circa 100.000 posti di lavoro e un fatturato di circa 8 miliardi di euro. Con un po’ di immaginazione e di ottimismo possiamo calcolare quanto questo settore rappresenti nei 28 paesi dell’Unione europea… ma per quanto tempo?
Specchio di un’identità e di una cultura, gli artigiani d’arte lasciano l’impronta di un’epoca alle generazioni future. “Tesori nazionali viventi” (Giappone), “Patrimonio immateriale dell’umanità” (UNESCO), “Imprese del patrimonio vivente” (EPV-Francia), “Meilleurs ouvriers de France”… si moltiplicano e si muovono nel mondo diplomi e onorificenze, iniziative governative, associative e imprenditoriali per valorizzare i mestieri d’arte.