A fine settembre, il voto per eleggere il nuovo Premier, corsa alla successione nel partito liberaldemocratico, al governo da decenni. Shinjiro Koizumi, ex Ministro dell’Ambiente, è al momento il candidato più popolare secondo i sondaggi.
Sta per entrare nel vivo la corsa alla successione di Fumio Kishida. A metà agosto, infatti, il premier del Giappone ha annunciato che non si sarebbe candidato per un secondo mandato alla presidenza del Partito liberaldemocratico (Ldp), la forza politica quasi ininterrottamente al potere da decenni. Ciò significa automaticamente che Kishida si dimetterà dal ruolo di capo del governo dopo le elezioni interne del prossimo 27 settembre.
Per lui tre anni complicati, in cui ha rilanciato il ruolo del Giappone sul palcoscenico globale, con un rafforzamento senza precedenti dell’alleanza con gli Stati Uniti e una serie di accordi di sicurezza coi vicini asiatici, compreso il disgelo con la Corea del Sud. Ma sul fronte interno ci sono stati più problemi che successi. Il suo piano di “nuovo capitalismo” che avrebbe dovuto mandare in archivio l’Abenomics non si è mai concretizzato. E Kishida è rimasto schiacciato da un grande scandalo sui finanziamenti ai partiti che lo aveva portato anche a smantellare alcune delle fazioni Ldp. Non è bastato, con la sua popolarità in caduta libera da tempo.
Così, proprio come negli Stati Uniti con Joe Biden, si prepara a una nuova transizione. I nomi che aspirano a diventare premier non mancano e appare ora troppo complicato fare pronostici su chi emergerà come il vincitore, quando tra qualche settimana i 734 ufficiali del partito si ritroveranno per decidere il prossimo leader.
Se la scelta spettasse all’opinione pubblica, però, sembrerebbero esserci pochi dubbi. L’ex ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi è infatti in testa in tutti i sondaggi di Nikkei. Koizumi, che è il figlio dell’ex premier Junichiro Koizumi, è la scelta più popolare con il 23%, seguito dall’ex segretario generale del partito Shigeru Ishiba, con il 18%. Restringendo i risultati alle opinioni dei sostenitori Ldp, Koizumi si è confermato primo con il 32%, seguito da lontanissimo dalla ministra della Sicurezza Economica, Sanae Takaichi, con il 15% e da Ishiba con il 14%. Tra gli intervistati che non sostengono alcun partito politico in particolare, Koizumi si è classificato al primo posto con il 20%, seguito da Ishiba con il 17%. Tuttavia, la storia dimostra che questi sondaggi non sempre predicono con precisione chi vincerà una corsa decisa in ultima analisi dai desideri interni del partito, non da quelli del pubblico.
Koizumi, 43 anni, viene considerato un volto capace di portare un certo grado di cambiamento nella spesso paludata politica nipponica. Ma all’interno del Partito i calcoli potrebbero essere diversi. La sua giovane età potrebbe anzi ritorcersi contro. E, soprattutto, Koizumi potrebbe trovarsi la strada sbarrata dalle sue costanti critiche al sistema delle fazioni che domina il partito. A sostenerlo c’è invece l’ex premier Yoshihide Suga, tutto da vedere se questo può bastare.
Un altro nome che piace molto al pubblico è Taro Kono, con un ampio curriculum governativo alle spalle e l’attuale ruolo di ministro della Trasformazione digitale. Rispetto al classico grigiore della comunicazione politica giapponese, Kono ha sempre portato una retorica accesa e uno stile di comunicazione innovativo che ha conquistato molti giovani. Ci ha già provato varie volte in passato, senza successo.
L’ex ministro della Difesa Ishiba, sostenitore della riforma della costituzione pacifista, è un nome piuttosto quotato. Ishiba si è già candidato cinque volte. Era andato molto vicino a vincere nel 2012, quando è arrivato primo nelle votazioni iniziali ma ha perso contro Shinzo Abe nel turno finale.
Attenzione anche all’ex ministro degli Esteri e attuale segretario generale del Partito, Toshimitsu Motegi, molto legato all’ex premier Abe e al segretario di gabinetto Yoshimasa Hayashi, una scelta che sarebbe in continuità con l’era Kishida. C’è poi l’ex ministro della Sicurezza economica, il 49enne Takayuki Kobayashi, che è stato il primo ad annunciare la sua candidatura.
Ma all’interno del partito c’è anche chi spinge per l’opzione femminile. Sarebbe una scelta storica, visto che il Giappone non ha mai avuto un primo ministro donna. In questo caso, in prima fila c’è Yoko Kamikawa, 71 anni. Anche lei parte della fazione che fu di Kishida, ex ministra degli Esteri con laurea a Harvard, finita nel mirino degli attivisti sui diritti umani dopo che nel ruolo di ministra della Giustizia ha autorizzato ben 16 esecuzioni di condannati a morte. E poi c’è Sanae Takaichi, ex batterista di musica metal che aveva provato a ottenere la nomina già nel 2021. Viene ritenuta un’esponente di riferimento dell’ala più ultra conservatrice del partito e ha fatto discutere in passato visitando a più riprese il controverso santuario di Yasukuni, in onore dei caduti militari giapponesi tra i quali, secondo Cina e Corea del Sud, ci sono anche dei criminali di guerra.
Chiunque sia, il nuovo o la nuova leader dovrà condurre il Giappone in un periodo di grandi incognite, dall’economia alla sicurezza, coi rapporti con Russia e Cina ai minimi termini. Sarà un compito tutt’altro che semplice.
Sta per entrare nel vivo la corsa alla successione di Fumio Kishida. A metà agosto, infatti, il premier del Giappone ha annunciato che non si sarebbe candidato per un secondo mandato alla presidenza del Partito liberaldemocratico (Ldp), la forza politica quasi ininterrottamente al potere da decenni. Ciò significa automaticamente che Kishida si dimetterà dal ruolo di capo del governo dopo le elezioni interne del prossimo 27 settembre.
Per lui tre anni complicati, in cui ha rilanciato il ruolo del Giappone sul palcoscenico globale, con un rafforzamento senza precedenti dell’alleanza con gli Stati Uniti e una serie di accordi di sicurezza coi vicini asiatici, compreso il disgelo con la Corea del Sud. Ma sul fronte interno ci sono stati più problemi che successi. Il suo piano di “nuovo capitalismo” che avrebbe dovuto mandare in archivio l’Abenomics non si è mai concretizzato. E Kishida è rimasto schiacciato da un grande scandalo sui finanziamenti ai partiti che lo aveva portato anche a smantellare alcune delle fazioni Ldp. Non è bastato, con la sua popolarità in caduta libera da tempo.