In India si registrano oltre 300mila nuovi contagi al giorno: la crisi può avere ripercussioni sulla strategia del gruppo Quad e offre un'opportunità alla Cina
In India si registrano oltre 300mila nuovi contagi al giorno: la crisi può avere ripercussioni sulla strategia del gruppo Quad e offre un’opportunità alla Cina
“Abbiamo già vinto una volta la guerra contro il Covid senza vaccino. Lo rifaremo insistendo su test, tracciamento e cura”. Lo diceva una ventina di giorni fa Narendra Modi, mostrando fiducia nella possibilità di riuscire in qualche modo a contenere la nuova ondata pandemica in India. Non è andata così.
Martedì 27 aprile sono stati registrati 323.144 nuovi contagi. Meno del record di 349.691 di lunedì 26 aprile, ma comunque un dato altissimo, con la barriera dei 300mila superata per il sesto giorno consecutivo. Le vittime si stanno avvicinando a diventare tremila ogni 24 ore e il totale dei contagi galoppa verso i 18 milioni, con un aumento di oltre due milioni di unità nel giro di una settimana.
Si tratta di una vera e propria esplosione, visto che fino a febbraio i casi giornalieri erano in media novemila. A peggiorare la situazione anche la “qualità” dei contagi, non solo la quantità. In circa il 16% dei casi attivi, i contagiati hanno dovuto essere ricoverati in ospedale. La conseguenza è che il sistema sanitario indiano è allo stremo. Alla base di questa virulenza c’è la cosiddetta variante indiana, che sta preoccupando anche nel resto del mondo tanto da portare anche l’Italia alla chiusura degli arrivi dall’India. Scoperta per la prima volta a ottobre nel Maharashtra, questa variante si trova ormai in oltre la metà dei campioni sequenziati. La città più colpita è la capitale, Nuova Delhi, che registra in media 25mila nuovi contagi ogni giorno con un tasso di positività al 35%.
Ad aumentare le preoccupazioni c’è la recente scoperta di un’ulteriore mutazione del virus nel Bengalaoccidentale. Eppure, proprio in questo Stato si stanno svolgendo in otto fasi le elezioni per il rinnovo dell’assemblea legislativa locale. Nonostante il progressivo peggioramento della situazione pandemica, il processo, cominciato il 27 marzo, non si è interrotto e si concluderà giovedì 29 aprile. L’affluenza è stata finora sempre molto alta e potrebbe aver contribuito alla diffusione dei contagi. Non è un caso isolato. Si sta votando anche negli Stati del Kerala, del Tamil Nadu e dell’Assam e nel territorio di Pondicherry. In tutti e cinque i casi, lo scrutinio è stato fissato per domenica 2 maggio.
Secondo la giornalista indiana Shikha Mukerjee, “i cittadini stanno pagando due volte gli errori della commissione elettorale”, mentre i raduni si sarebbero trasformati in “eventi di super-diffusione di proporzioni terrificanti” nel Bengala occidentale, “Stato che è rimasto vittima dei capricci di chi non vuole riconoscere che la crisi del Covid-19 potrebbe trasformarsi in una catastrofe. Effettivamente, si è notato un cambiamento nel comportamento recente del Governo indiano, probabilmente per un’eccessiva sicurezza dopo i buoni risultati del contenimento della prima ondata. Solo a metà marzo il Ministro della Sanità Harsh Vardhan aveva dichiarato che ormai il Paese era fuori dal tunnel pandemico. Per tutto il 2020 il Primo Ministro Modi aveva chiesto grande attenzione da parte dei cittadini e, contrariamente ad altri leader mondiali, non aveva mai sottovalutato la situazione presentandosi in pubblico sempre in mascherina. Qualcosa è cambiato negli scorsi mesi, quando è iniziata la campagna elettorale delle elezioni locali. I partiti rivali hanno in alcuni casi sospeso la campagna elettorale, per esempio nel Bengala, ma Modi ha continuato a organizzare comizi lodando le folle presenti. Non solo. È stato consentito lo svolgimento delKumbh Mela, un pellegrinaggio di massa indù, addirittura anticipato dal 2022 al 2021 perché le date di quest’anno erano di “buon auspicio”.
I provvedimenti restrittivi sono stati presi per lo più a livello locale dai singoli Stati che hanno imposto lockdown parziali e coprifuoco. Modi ha dichiarato di voler evitare il lockdown totale e nazionale per la necessità di “salvare le attività economiche”, oltre alle vite umane. Nel frattempo si punta alla velocizzazione del processo vaccinale, che finora ha coinvolto circa 140 milioni di persone che hanno ricevuto almeno la prima dose di uno dei sieri indiani, il Covishield del Serum Insititute e il Covaxin di Bharat Biotech. Il paradosso è che proprio l’India è uno dei principali hub produttivi di vaccini anti Covid al mondo. Nei laboratori indiani vengono prodotti localmente anche AstraZeneca e il russo Sputnik V. Dal primo summit virtuale del quattro leader del Quad, la piattaforma informale di dialogo che unisce Stati Uniti, Giappone, India e Australia, è uscita un’ulteriore spinta alla produzione di Nuova Delhi. La promessa è quella di garantire investimenti tali da permettere all’India di produrre oltre un miliardo di dosi entro il 2022. Washington punta sulla diplomazia vaccinale di Nuova Delhi in ottica anti cinese, come dimostra il caso del Paraguay, già raccontato da eastwest.
Con l’India in grave difficoltà, gli Usa stanno ora sbloccando l’export di materie prime per la produzione di vaccini. Il segretario alla Difesa, Llody Austin, ha ordinato al suo dipartimento di attingere alle proprie risorse per offrire aiuto a Nuova Delhi, dove peraltro è stato in visita solo poche settimane fa. Dagli Stati Uniti sono anche arrivati i primi 318 concentratori di ossigeno, mentre il Regno Unito ne ha spediti 495, insieme a 140 ventilatori. Anche Francia, Germania e Canada hanno promesso sostegno concreto. Tra chi si è detto pronto a dare un aiuto c’è però anche la Cina. Una parziale sorpresa, dopo gli scontri militari del giugno 2020 lungo il confine conteso e le seguenti tensioni commerciali e diplomatiche. I due portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Zhao Lijian e Hua Chunying, hanno dichiarato che la Cina “è pronta a fare la sua parte”. È chiaro che un’eventuale distensione sul fronte sanitario darebbe a Pechino un vantaggio negoziale nei confronti di Nuova Delhi sugli altri delicati dossier in cui i due Paesi sono in “conflitto” e ipoteticamente ridurre il ruolo indiano nel Quad. Male che vada, qualora l’India non accettasse aiuti, la Cina potrebbe utilizzare le sue dichiarazioni e la crisi del grande vicino dal punto di vista retorico.
In India si registrano oltre 300mila nuovi contagi al giorno: la crisi può avere ripercussioni sulla strategia del gruppo Quad e offre un’opportunità alla Cina
“Abbiamo già vinto una volta la guerra contro il Covid senza vaccino. Lo rifaremo insistendo su test, tracciamento e cura”. Lo diceva una ventina di giorni fa Narendra Modi, mostrando fiducia nella possibilità di riuscire in qualche modo a contenere la nuova ondata pandemica in India. Non è andata così.
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