Nuova Delhi e Hanoi concordano sulla libertà di navigazione nel Mar Cinese meridionale e implementano le esercitazioni congiunte di difesa e sicurezza. Un messaggio alla Cina?
Indo-Pacifico e Sud-est asiatico diventano sempre più protagonisti sul palcoscenico internazionale, con le potenze globali esponenzialmente interessate alla macro area dove si scontrano, su tutte, le forze di Stati Uniti e Cina in quello che sembra diventato il confronto del secolo. L’impegno di Washington e Pechino è massimo nel cercare di posizionare al meglio le rispettive pedine sullo scacchiere regionale, con numerosi interessi che coinvolgono i singoli Stati dell’area.
Tra questi l’India, uno dei protagonisti indiscussi dei giochi di potere ma con un ruolo ambivalente: dialogante con la Russia per i diretti interessi in ambito difesa ed energia, strategicamente legata agli Usa per la gestione dei mari caldi, insieme a Giappone e Australia nel Quad. Con principale antagonista la Cina, con la quale manda avanti una diatriba di lunga durata sui confini mai definiti lungo la Line of Actual Control, diatriba estesa anche al libero passaggio nel Mar Cinese meridionale.
La questione è di interesse per tutti i Paesi che in quelle acque si affacciano e che, talvolta, condividono il confine proprio con la Repubblica popolare, come nel caso del Vietnam. La nazione manda avanti con il Partito comunista cinese una relazione di alti e bassi a seconda del periodo storico, con una forte dialettica di politica interna sempre attenta nel bilanciamento dei rapporti con l’ingombrante vicino del nord. Le rivendicazioni cinesi nel Mar Cinese meridionale infastidiscono Hanoi, che tra l’altro chiama quelle acque Mare dell’Est, trovando terreno fertile per accordi con alcuni degli interessati come l’India.
Nuova Delhi e Hanoi hanno recentemente svolto il dodicesimo round di consultazioni politiche e il nono relativo al dialogo strategico, concordando sulla “necessità di mantenere la pace, la stabilità, la cooperazione, lo sviluppo e il rispetto del diritto internazionale” relativamente al Mar Cinese meridionale, con l’obiettivo di “rispettare la sovranità, i diritti sovrani delle nazioni e la libertà di volo e navigazione”. Saurabh Kumar, segretario del Ministero degli Affari Esteri indiano, ha sottolineato che il Vietnam è un partner chiave della policy Act East e della Indo-Pacific Vision di Nuova Delhi. Non solo parole, ma dichiarazioni di peso per due realtà che sono sempre più vicine sia economicamente che sul piano della difesa.
Basti pesare che lo scambio bilaterale tra i due Paesi ammontava ad appena 200 milioni di dollari nel 2000, arrivato nel 2021-2022 alla mastodontica cifra di 14 miliardi, con una crescita del 21% avvenuta in un solo anno fiscale. Dal settore tessile a quello IT, dalla tecnologia solare all’healthcare, passando per i prodotti agricoli, oramai l’interscambio tocca diversi ambiti produttivi e si estende verso quello militare. Già nel 2014 Modi parlo di Vietnam come “prima linea dell’engagement indiano nella regione”, con Nuova Delhi pronta a “impegnarsi nella modernizzazione delle forze di difesa e sicurezza” vietnamite.
E infatti da allora questo è avvenuto tramite passi concreti, come le linee di credito aperte dall’India per lo sviluppo delle capacità difensive del Vietnam e programmi di esercitazioni congiunte. A dicembre 2020 e lo scorso agosto i due Paesi hanno svolto esercitazioni bilaterali marittime nel Mar Cinese meridionale, con un solo obiettivo: un Indo-Pacifico aperto e basato sulle regole del diritto internazionale.