Il noto esponente del Partito del Congresso condannato a due anni per diffamazione nei confronti del Pm: in netto peggioramento la condizione democratica del Paese
La decisione della Lok Sabha, la camera bassa dell’India, di destituire dal ruolo parlamentare Rahul Gandhi, uno dei più noti leader dell’Indian National Congress nonché figura appartenente ad una delle dinastie politiche più importanti del Paese, sa di scelta puramente politica e non necessariamente causata dalla condanna a due anni di carcere per diffamazione contro il Primo Ministro Narendra Modi.
Il motivo è da ricercare nel rapporto avvelenato tra Gandhi e Modi, ai ferri corti da anni, con il capo del partito nazionalista BJP da tempo nel mirino dell’opposizione per i suoi rapporti con il businessman Gautam Adani. Una situazione complicata che il Pm cerca in qualche modo di insabbiare ma che, estromettendo Gandhi dalla scena parlamentare, rischia semmai di enfatizzare.
La notizia, infatti, è di portata internazionale dato che Adani ha subito nelle scorse settimane un tracollo finanziario non di poco conto, dopo le accuse sulla falsificazione dei bilanci arrivate dal fondo statunitense Hindenburg. Accuse pesanti per l’uomo più ricco d’Asia, terzo più ricco al mondo, legato indissolubilmente a Modi sia per provenienza dallo stesso Stato — il Gujarat — sia perché Adani ha aiutato il Pm nella sua ascesa politica, coincisa con la crescita del Gruppo Adani.
Il tutto si lega a Gandhi visto che ha parlato apertamente della collusione tra i due. Tra le ultime accuse, il finanziamento del Governo a favore di Adani Group: 3 miliardi di dollari a disposizione di aziende del conglomerato industriale del mondo della difesa, “che stanno sviluppando droni e missili. Perché il Ministero non risponde alle domande?”, si chiede il leader del Partito del Congresso. “Il mio lavoro è quello di difendere le istituzioni della nazione e la voce della gente”, ha ricordato Gandhi.
L’accusa — ora condanna — di diffamazione contro Modi si riferisce a un discorso tenuto da Gandhi nel 2019, quando apostrofò il Primo Ministro dandogli del ladro. Motivo per il quale, secondo gli esponenti del BJP, non esiste una connessione tra le accuse del leader del Congresso relativamente al rapporto tra Modi e Adani e l’espulsione dalla Lok Sabha, da considerare solo per la condanna per diffamazione.
Eppure, è evidente l’assottigliamento della condizione democratica in India, con la condanna a Gandhi ultimo degli episodi che si unisce alla situazione incandescente, ad esempio, tra indù e musulmani. Dopo l’eliminazione dello status speciale per il Kashmir, unica regione a maggioranza musulmana, il Governo Modi approvò nel 2019 una legge discriminatoria contro i fedeli della religione islamica. “Sia la legge che il controverso registro dei cittadini sono armi di polarizzazione di massa usate dai fascisti”, disse a proposito Rahul Gandhi.