Il meeting sarà in forma virtuale e parteciperanno Narendra Modi, Xi Jinping e Vladimir Putin. Prevista la conferma ufficiale all’ingresso dell’Iran nella SCO
Gli incontri della Shanghai Cooperation Organization acquisiscono anno dopo anno sempre più valore, specie dalle profonde modifiche allo status quo all’ordine internazionale avviate con l’invasione della Russia in Ucraina. Non citiamo a caso l’episodio che ha letteralmente sconvolto la comunità globale, dato che nessun membro della SCO ha esplicitamente condannato Mosca per l’operazione militare avviata a febbraio 2022, oltre a mantenere aperte relazioni con la Federazione, talvolta persino giovando della condizione economico-geopolitica favorita dalle sanzioni occidentali.
L’equilibrismo indiano
Tra gli aspetti più sorprendenti del meeting tra capi di Stato e di Governo che si terrà domani in forma virtuale, il fatto che ad organizzare l’incontro sia l’India di Narendra Modi, ovvero la stessa nazione che nei giorni scorsi è stata ospitata con tutti gli onori del caso dagli Stati Uniti. Nuova Delhi procede indisturbata nella sua duplice posizione di realtà che dialoga e fa affari indisturbata con le statualità globali — leggi Russia — nemiche degli Usa, allo stesso tempo giovando dello scudo riservatole dall’amministrazione democratica di Joe Biden.
Le relazioni tra India, Pakistan e Cina
Nell’ambito della SCO, il grande Paese di Modi ha la possibilità di far pesare il nuovo valore che gli viene riconosciuto ad occidente, allo stesso tempo ponendo l’attenzione sulle sottili e complicate relazioni con il Pakistan nella lotta al terrorismo transfrontaliero, e con la Cina relativamente alla disputa di confine nella regione del Ladakh e la Line of Actual Control. Situazioni non di poco conto, che permettono di analizzare anche da un’altra prospettiva l’interezza dell’importanza dell’organizzazione asiatica: le potenze menzionate sono tutte in possesso di armi nucleari.
Il bisogno di stabilità
Una stabilità è necessaria per tenere in piedi tali fragili equilibri, che finora hanno retto con qualche spasmo muscolare ampiamente gestito seppur con fatica. Ma la SCO diventa in forma crescente obiettivo diplomatico di molteplici Stati, su tutti l’Iran che, proprio nel meeting di domani dovrebbe vedersi riconosciuta la piena membership, e la Bielorussia, che guarda con interesse un allargamento a Minsk. Un’ulteriore pennellata del quadro globale in rapida trasformazione, che vede le nazioni dell’altro mondo unirsi in agglomerati decisionali che guadagnano consenso e potenza, portandosi in dote un peso economico evidente.
L’intervento di Putin
L’occasione sarà valida anche per Vladimir Putin, che per la prima volta dai fatti legati alla Wagner parlerà con Narendra Modi, Xi Jinping e gli altri membri della Shanghai Cooperation Organization, potendo riaffermare la sua forza leaderistica interna. Come notato, il crollo della Russia e dello stesso attuale Presidente della Federazione ha allarmato le cancellerie occidentali così come i Governi asiatici, che non possono permettersi un’instabilità di tale portata per uno Stato così vasto territorialmente e inserito negli equilibri diplomatico-economici.
Gli effetti nel lungo periodo
Sarà estremamente interessante comprendere come muteranno nel lungo periodo gli equilibri interni alla SCO. Se da un lato Cina e Russia, insieme ad altre nazioni, puntano alla trasformazione dell’organizzazione in chiave anti-occidente, per l’India questa è una prospettiva svantaggiosa che, come notato da Tanvi Madan di Brookings Institution, “non collima con l’indipendenza in politica estera dell’India”. La crescita della SCO può rappresentare un problema per Stati Uniti, Europa e alleati: una realtà in divenire, da monitorare, così come quanto accade in ambito BRICS e in quei consessi dove l’obiettivo è quello di bypassare la forza, ancora preponderante e chissà per quanto, dell’Occidente sul piano globale.
Tra gli aspetti più sorprendenti del meeting tra capi di Stato e di Governo che si terrà domani in forma virtuale, il fatto che ad organizzare l’incontro sia l’India di Narendra Modi, ovvero la stessa nazione che nei giorni scorsi è stata ospitata con tutti gli onori del caso dagli Stati Uniti. Nuova Delhi procede indisturbata nella sua duplice posizione di realtà che dialoga e fa affari indisturbata con le statualità globali — leggi Russia — nemiche degli Usa, allo stesso tempo giovando dello scudo riservatole dall’amministrazione democratica di Joe Biden.