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La rivoluzione digitale e la crisi dell’utopia


Il carattere a-politico dell’epoca tecnocratica impone di sperimentare nuove forme di collettivizzazione degli ideali e del senso comune, per superare l’adattamento al mondo così com’è ed essere una forza socialmente creativa

Il nostro tempo è caratterizzato da almeno due fenomeni inediti, quanto a portata e diffusione: per un verso, la società è attraversata da un progresso tecnologico senza pari, per un altro, le generazioni contemporanee fanno esperienza di una spoliticizzazione senza precedenti. Ebbene, in questo scenario, sorge l’esigenza di ‘definire’ qual è il rapporto che intercorre tra l’uomo e il mondo che abita. In questo senso, ci siamo chiesti: cosa resta tra ‘noi’ e il mondo?

A nostro avviso, chiedersi cosa resti tra uomo e mondo significa prendere in considerazione, attraverso una sola domanda, alcune ‘questioni cruciali’ del nostro tempo: questioni che hanno a che fare tanto con i risvolti e le ricadute della sempre più forte saldatura tra individui e dispositivi digitali, quanto con le implicazioni politico-sociali dovute al progressivo ‘svuotamento’, se non addirittura smantellamento, dei corpi intermedi (partiti, associazioni) dagli spazi pubblici.

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