Etica, libero arbitrio e algoritmo
Scienza statistica vs scienza empatica, eventi prevedibili vs eventi rari, unici. Chi è più intelligente? Io oppure AI?
È attorno all’unicità dell’essere umano che ruota il significato profondo del libro di Federico Faggin Irriducibile, la coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, edito da Mondadori. Un testo scientifico e filosofico al tempo stesso, un’opera capace di allontanare l’attenzione del grande pubblico dalla perfezione delle macchine per rimettere al centro lo straordinario valore dell’intelligenza umana. Non una contrapposizione con l’intelligenza artificiale, bensì l’accettazione dell’esistenza di un “divario incolmabile” tra le due, con l’intelligenza umana “caratterizzata dalla comprensione: una proprietà della coscienza spesso sottovalutata e inaccessibile ai computer”. Perché?
Come spiega Faggin, la scelta etica non può essere un algoritmo, così come la coscienza che, in quanto fenomeno puramente quantistico insieme al libero arbitrio, esiste persino prima dell’organismo vivente. Motivo per il quale la fisica quantistica, racconta l’autore, sostiene che l’informazione quantistica non è copiabile, non può essere conosciuta da altri, dunque la coscienza è un’esperienza privata. Con Irriducibile Federico Faggin, fisico, inventore, imprenditore, dal 1968 nella Silicon Valley, che per Intel ha progettato il primo microprocessore al mondo, offre al lettore una via alternativa all’accettazione acritica dell’intelligenza artificiale: una teoria che serve a comprendere che un computer non potrà mai essere cosciente, un invito alla nuova scienza empatica per una nuova conoscenza scientifica.
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