Vietato l’attracco a una nave della Guardia Costiera con bandiera statunitense. Il Dipartimento di Stato parla di “prevaricazione cinese”. Honiara dichiara di aver sospeso gli attracchi per valutare modifiche ai protocolli.
Le autorità delle Isole Salomone hanno imposto di fatto una moratoria sugli attracchi delle navi straniere nei porti del Paese, una scelta che sarebbe dettata dall’esigenza di rivedere il processo di avvicinamento alle proprie strutture marittime. Come spiegato alla Reuters dall’ufficio del Primo Ministro, Manesseh Sogavare, la nazione sta cercando di organizzarsi per pattugliare la zona economica esclusiva, motivo per il quale avrebbe operato con lo stop all’arrivo delle imbarcazioni.
Un portavoce del Pm avrebbe però negato l’imposizione di una vera e propria moratoria, accrescendo i dubbi sulla scelta di fermare, in particolare, due navi battenti bandiera degli Stati Uniti. È evidente che la sensibilità in questo momento storico è altissima, specie all’indomani dell’accordo sulla sicurezza sottoscritto tra Isole Salomone e Cina. La preoccupazione è che Pechino possa avere mano libera sulle strutture del Paese, andando così a radicare la propria presenza in un’area del Pacifico vista da Washington come prioritaria a livello geopolitico.
I due episodi si riferiscono all’imbarcazione della Guardia Costiera Usa Oliver Henry, il cui approdo è stato negato la scorsa settimana, e per la nave ospedale della Marina statunitense Mercy, arrivata al largo di Honiara lunedì. Quest’ultima avrebbe ricevuto l’ok diplomatico all’attracco prima dell’imposizione della moratoria, ma ciononostante non ha potuto eseguire le operazioni di avvicinamento al porto. Il Governo locale fa sapere che presto la situazione verrà risolta.
La nave della Guardia Costiera operava nelle acque del Pacifico in operazioni di pattugliamento contro la pesca illegale, fanno sapere le autorità statunitensi, e l’approdo nel porto della capitale sarebbe servito per rifornimenti. Sull’episodio della Mercy, il Dipartimento di Stato ha espresso un certo fastidio, visto che la nave sarebbe attiva per operazioni umanitarie con personale non solo Usa ma anche australiano e giapponese, pronto a intervenire in casi di emergenze sanitarie, disastri naturali e progetti ingegneristici utili alle comunità in difficoltà.
Che la questione sia prettamente politica lo si capisce dal tono utilizzato dal portavoce del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby: “Abbiamo assistito alla prevaricazione e alla coercizione cinese sulle nazioni dell’Indo Pacifico pur di raggiungere i loro obiettivi di sicurezza nazionale, non pensano a un libero e aperto spazio marittimo”, ha detto l’esponente dell’amministrazione Biden.
Le relazioni tra Washington e Honiara sono deteriorate con la sottoscrizione dell’accordo sulla sicurezza tra le Isole Salomone e la Cina, primo agreement del genere nella regione. Negli ultimi mesi sia gli Usa che l’Australia, vista la crescente presenza cinese, hanno intensificato le rispettive missioni diplomatiche nell’area. Secondo alcuni leak del documento firmato con Pechino, le navi militari cinesi potrebbero sostare a circa 2000 kilometri dalla costa australiana, motivo di preoccupazione per le acque sempre più agitate dell’Indo-Pacifico.
Il Governo di Honiara, però, smentisce la possibilità di presenza massiccia dell’Esercito Popolare di Liberazione, gettando acqua sul fuoco di un accordo visto dalle potenze occidentali come un cambiamento intollerabile dello status quo nella regione, che avrebbe un impatto diretto sulla sicurezza nazionale e sul free and open Indo-Pacifico.