Israele, Rivlin incarica Netanyahu di formare il Governo
Ancora una volta, Israele è nelle mani di Netanyahu: il Presidente Rivlin gli ha concesso 28 giorni per formare un Governo. Un incarico dato non senza esitazioni
Il Presidente israeliano Reuven Rivlin durante le consultazioni per formare il prossimo Governo di coalizione, Gerusalemme, 5 aprile 2021. REUTERS/Amir Cohen
Ancora una volta, Israele è nelle mani di Netanyahu: il Presidente Rivlin gli ha concesso 28 giorni per formare un Governo. Un incarico dato non senza esitazioni
Il Presidente israeliano Reuven Rivlin durante le consultazioni per formare il prossimo Governo di coalizione, Gerusalemme, 5 aprile 2021. REUTERS/Amir Cohen
Ancora una volta, il pallino della politica e del Governo israeliano è nelle mani di Benjamin Netanyahu, il più longevo Primo Ministro della storia di Israele. È a lui che martedì il Presidente Reuven Rivlin ha concesso 28 giorni per trovare la quadra e formare un Governo, dopo le elezioni dello scorso 23 marzo.
Un incarico dato non senza esitazioni. Rivlin non ha nascosto certo il suo “non entusiasmo” per la decisione che riflette solo il seguire la legge, considerando che Bibi è nel pieno del processo che lo vede imputato in tre casi penali. Il Presidente Rivlin ha detto che la sua decisione è stata presa tenendo in considerazione chi sia in grado di formare al meglio un Governo che possa ricevere la fiducia della Knesset (il Parlamento israeliano) e che nessun altro candidato può soddisfare al momento questa condizione. “Ho l’impressione che nessuno dei candidati abbia la possibilità di formare una coalizione”, ha detto Rivlin, non nascondendo che sia problematico nominare un candidato attualmente sotto processo, ma poiché la Corte Suprema lo ha dichiarato ammissibile, lui ha deciso di rimanere fuori da quel dibattito. “Il Presidente non può sostituire i legislatori”, ha detto Rivlin.
Durante le consultazioni con i 13 partiti eletti alla Knesset, Netanyahu ha ottenuto la maggior parte dei consensi (da parte di 53 membri appartenenti a 4 partiti); 45 membri hanno invece proposto la nomina di Yair Lapid, leader di Yesh Atid. Il partito di destra Yamina ha proposto l’incarico al proprio leaderNaftali Bennet, mentre la lista araba Ra’am, quella Araba Unita e il partito di destra New Hope dell’ex delfino di Netanyahu, Gideon Sa’ar, non hanno proposto alcuno.
I possibili esecutivi
Secondo gli analisti, la decisione di Yamina risiede nel voler vedere cosa Netanyahu ha da offrire ed entrare eventualmente in un secondo tempo per ottenere l’incarico. Sia Netanyahu che Lapid hanno offerto a Yamina di entrare nel Governo, con il secondo che ha proposto una Governo di coalizione con la rotazione del premierato, prima a Bennet e poi a Lapid. “Il Presidente non aveva scelta”, ha dichiarato Lapid, “Ma dare il mandato a Netanyahu è vergognoso e macchia Israele”. E così Netanyahu ha di nuovo il pallino in mano e si aprono alcuni scenari. Il primo vede il capo del Likud riuscire a convincere Yamina e altri esuli della destra a entrare in una coalizione destrorsa e formare un Governo stabile. Il secondo vede un appoggio esterno degli arabi di Ra’am, contro i quali però hanno messo il veto gli alleati kahanisti e ultra destrorsi di Netanyahu, per un Governo di minoranza. Il terzo prevede la rinuncia all’incarico e la possibilità per il gruppo dei “contro” Netanyahu, uno schieramento che va dalla sinistra di Meretz e dei laburisti, passando per gli arabi della Lista Congiunta, al centro del Blu e Bianco e di Yesh Atid (questo è il secondo partito, il Likud, e il suo capo, Yair Lapid è l’antagonista di Netanyahu alla premiership), fino ai partiti di destra di New Hope e Yisrael Beiteinu, di tentare di formare un Governo.
Ma un esecutivo così ampio e diverso, con posizioni tra loro così distanti il cui unico collante è solo il sentimento anti Netanyahu, quanto può durare? L’esempio del precedente Governo con l’accordo Netanyahu/Gantz è lampante, anche se in questo caso il tranello tirato al leader del Blu e Bianco era chiaro, dal momento che Bibi aveva tutto l’interesse a non cedere la poltrona di premier per mantenere la sua immunità. Le elezioni, le quinte, potrebbero essere una ennesima possibilità, soprattutto in chiave processuale, perché darebbero la possibilità a Netanyahu di consolidare i numeri del Likud e aspirare a una maggioranza più decisa. Ma c’è un’altra incognita ed è rappresentata dalla scadenza a luglio del mandato presidenziale di Rivlin. La “pazza idea”, potrebbe essere quella di formare quindi adesso un Governo di destra non guidato da Netanyahu ma da Lapid o dagli altri partiti di destra, magari da Bennet, e Netanyahu eletto Presidente di Israele. Le elezioni dovrebbero avvenire tra aprile e giugno. Per la legge fondante di Israele, il Presidente dura in carica 7 anni e gode dell’immunità. Quanto pazza è questa idea?
Ancora una volta, Israele è nelle mani di Netanyahu: il Presidente Rivlin gli ha concesso 28 giorni per formare un Governo. Un incarico dato non senza esitazioni
Ancora una volta, il pallino della politica e del Governo israeliano è nelle mani di Benjamin Netanyahu, il più longevo Primo Ministro della storia di Israele. È a lui che martedì il Presidente Reuven Rivlin ha concesso 28 giorni per trovare la quadra e formare un Governo, dopo le elezioni dello scorso 23 marzo.
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