Infuriano le proteste contro il governo Netanyahu sulla riforma della giustizia. La polizia risponde con la forza. In Giordania il dialogo tra i servizi israeliani e palestinesi viene affossato da nuove violenze
È in fiamme, la Terra Santa, sia per le strade che nei palazzi. Di giorno in giorno, aumenta la tensione in ogni scampolo della società israeliana e in Cisgiordania, facendo registrare un periodo record di vittime e tensioni.
Ci si batte su più fronti. In Israele la piazza è sempre più calda mentre il Parlamento porta avanti l’iter della legge di modifica dei poteri dell’Alta Corte. Le manifestazioni di protesta, che hanno portato centinaia di migliaia di persone nelle piazze delle città israeliane, da settimanali sono diventate quasi giornaliere. E si è cominciato a passare alle vie di fatto. Se prima la polizia assisteva inerme, mercoledì ci sono stati scontri, lanci di granate, arresti. Il Ministro della sicurezza nazionale, Ben Gvir, ha annunciato il pugno duro contro i manifestanti. Il capo della polizia ha annunciato che sarà usata la forza dagli agenti se si dovessero sentire minacciati. Una quarantina di persone sono già state arrestate e oltre dieci sono dovute ricorrere alle cure dei sanitari.
Il governo è sotto attacco della piazza, dell’opposizione ovviamente, ma anche al suo interno la situazione non è rosea. Le diverse sensibilità rispetto alla gestione della sicurezza sia interna che nei confronti dei palestinesi, sta portando a fratture. Un sottosegretario del partito di Ben Gvir ha lasciato l’esecutivo senza far mancare il suo apporto alla coalizione di maggioranza. Lo stesso Ben Gvir e i suoi hanno disertato i lavori della Knesset un paio di giorni fa dimostrando il suo malcontento per come il premier Netanyahu stava gestendo la questione con i palestinesi.
Bibi, se da un lato ha dato il via libera ai desiderata di Ben Gvir di portare in Parlamento e far avanzare una proposta di legge per la pena di morte contro i terroristi palestinesi, dall’altro in segreto ha permesso che si tenesse un incontro a sorpresa ad Aqaba, in Giordania, tra i responsabili dell’intelligence di Israele e l’Autorità Palestinese. Tra i partecipanti, Majed Faraj, capo dell’intelligence palestinese e il capo dell’agenzia di sicurezza interna israeliana Shin Bet Ronen Bar che, in una dichiarazione congiunta al termine dell’incontro, hanno “ribadito la necessità di impegnarsi a ridurre l’escalation sul campo e a prevenire ulteriori violenze”. All’incontro, che è il primo da anni, erano presenti anche il coordinatore del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il Medio Oriente e il Nord Africa, Brett McGurk, insieme a funzionari della sicurezza giordani ed egiziani, ed è stato organizzato sotto l’egida del re giordano. Si è deciso di bloccare la nascita di insediamenti per sei mesi e riattivare il coordinamento di sicurezza, il tutto per garantire un clima di tranquillità durante il Ramadan e le festività pasquali ebraiche.
Mentre sulle rive del Mar Rosso si riunivano e riavvicinavano le distanze, a qualche centinaia di chilometri a nord ovest, a Huwara, una cittadina palestinese circondata da alcuni insediamenti di coloni israeliani, due ebrei venivano uccisi a colpi di arma da fuoco mentre si trovavano in auto. La cosa ha scatenato la furia di una folla inferocita di coloni che hanno letteralmente messo a ferro e fuoco la cittadina, dando alle fiamme almeno 35 case che sono risultate distrutte completamente, mentre altre 40 sono state danneggiate parzialmente. Oltre 100 le vetture distrutte dalle fiamme. Almeno 400 i feriti e una vittima, uccisa da colpi di arma da fuoco a Za’tara vicino Nablus. Almeno nove le famiglie che hanno rischiato di morire bruciate nelle loro case e sono state salvate. Ventiquattr’ore: ecco che un po’ più a sud, nei pressi di Gerico, un altro ebreo, di origini americane, veniva ucciso mentre transitava in auto, allo stesso modo dei due fratelli di Hawara. Per quest’ultimo attentato, tre palestinesi sono stati arrestati, come sei i coloni arrestati per l’assalto alla cittadina. Si cerca ancora il responsabile dell’attentato di Hawara.
E così si è ripiombati nel caos. Gli attentati e l’assalto alla cittadina hanno sbaragliato le carte e i buoni propositi di Aqaba sono rimasti lettera morta. Il Ministro delle finanze Bezalel Smotrich, che da pochi giorni ha ottenuto anche ampia autorità sulle questioni civili in Cisgiordania come la costruzione di insediamenti, ha immediatamente liquidato i risultati dell’incontro di Aqaba come privi di significato, annunciando che l’espansione delle colonie non si fermerà.
Gli inviti alla calma da tutte le parti, soprattutto da parte del presidente Herzog, non sono valsi a nulla. Il governo sta entrando, a pochi mesi dall’insediamento in una profonda crisi sia politica, soprattutto sociale, nei confronti degli israeliani. E dalla Cisgiordania è oramai chiaro che l’Autorità Nazionale Palestinese non rappresenta nessuno se non sé stessa e non riesce ad avere il controllo su nessuno.