Guerra in Libia: cosa fa la comunità internazionale? Come si può pensare di occuparsene a giorni alterni? Storia di un disastro annunciato…
Dopo soli cinque mesi dalla conferenza di Palermo, in cui Giuseppe Conte festeggiava la stretta di mano fra Fayez al Serraj e il generale Khalifa Haftar, il premier italiano rilancia il ruolo del nostro Paese come “facilitatore del processo di pacificazione e stabilizzazione” della Libia. Il Presidente del Consiglio riceve oggi a Palazzo Chigi il Ministro degli Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman, uno dei maggiori sostenitori del Governo di Fayez al Serraj, e Ahmed Maitig, il vicepresidente libico che insieme a Serraj, in questi primi 10 giorni di guerra, ha retto il Governo di Tripoli.
L’Italia, dialogando con gli avversari del generale, punta a ottenere da Haftar una tregua nell’offensiva verso Tripoli. I soldi del Qatar, uniti alle capacità militari della Turchia, altro grande alleato del Governo riconosciuto dall’Onu, potrebbero sostenere la resistenza di Tripoli, provocando però anche una escalation della guerra che l’Italia vuole evitare. Nel frattempo, attorno a Tripoli, le battaglie sono riprese. I miliziani di Haftar attaccano a 15-20 chilometri dal centro della città, mentre crescono i timori per l’aumento degli sfollati e per le possibili partenze di migranti. Secondo un bilancio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il numero dei morti nella zona di guerra vicino a Tripoli è salito a 121, mentre si registrano più di 8mila sfollati.
Intanto, Matteo Salvini fa sapere che i porti italiani resteranno chiusi: “I pochi che scappano dalla guerra arriveranno in aereo”, come se gli aeroporti potessero rimanere aperti sotto le bombe…
È evidente che Il Ministro dell’Interno non si rende conto di cosa significhi una vera emergenza umanitaria, se persino il Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia (M5S), fa sapere che “l’impianto disegnato dal Ministro dell’Interno regge con un numero di arrivi molto contenuto…se anche il tappo della Libia dovesse saltare, dovremmo fronteggiare una vera emergenza flussi.”
Ci sono alcune domande alle quali ci piacerebbe avere una risposta:
1) perché il nostro Governo è scomparso dalla Conferenza di Palermo all’offensiva di Haftar? Come si può pensare di svolgere un ruolo primario di mediazione se ci si occupa della crisi a intermittenza?
2) apprezziamo la ripresa dell’iniziativa a Palazzo Chigi, ma che fine ha fatto il Ministro degli Esteri? Qualcuno ne ha sentito parlare? Eppure, la Farnesina ha destinato a Tripoli uno dei suoi migliori Ambasciatori, che ci risulta stia facendo un lavoro eccellente. Dunque perché il Ministro non è in grado di trarne i frutti politici?
3) e infine, possibile che la Mogherini abbia totalmente abdicato dal suo ruolo di Ministro degli Esteri Ue? Ci giunge voto che voglia ritirarsi dalla politica, ma ha ancora alcuni mesi di responsabilità davanti a sè! Può usarlo meglio, non crede?
@GiuScognamiglio
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