Quello andato in scena nelle piazze italiane è diverso dal movimento studentesco di Capanna&C. Ma qualche analogia c’è
D’accordo, Greta Thunberg non è Cohn-Bendit e nemmeno Mario Capanna ed è sicuramente presto per parlare di un ’68 dell’ambiente.
Ma il terzo sciopero globale del clima voluto dal movimento dei giovani Fridays For Future, ispirato dalla giovane finlandese, contiene qualche elemento che rimanda a quell’epoca storica. Innanzitutto i protagonisti: gli studenti. Solo in Italia, in più di 180 città, venerdì è sceso in piazza un milione di giovani con i loro brillanti e sbarazzini striscioni dedicati al pianeta.
Un movimento che merita ascolto anche tra i cattolici, benevolmente accolto dalla Conferenza dei vescovi italiani.
Lo sciopero tra l’altro si colloca alla vigilia del sinodo sull’ Amazzonia: associare questi due eventi non è fuori luogo perché entrambi riguardano il futuro del pianeta e un diverso modello di economia e di sviluppo. Un modello che vede uno scontro generazionale anche se oggi è una contrapposizione pacifica, quasi collaborativa, e non certo cruenta o, peggio, ideologica, contro “la legge dei padri”.
ualunque cambiamento epocale (e ripensare allo sviluppo del mondo alla luce dell’ambiente sostenibile lo è) ha bisogno di una carica quasi utopica, di uno slancio ideale, che solo manifestazioni pacifiche come questa possono dare. Il resto i manifestanti lo faranno tra i banchi di scuola, alle università, nelle loro professioni, nella loro vita di cittadini, accrescendo questa consapevolezza. Siamo di fronte a una rivoluzione gentile? Vedremo.
@f_anfossi
Quello andato in scena nelle piazze italiane è diverso dal movimento studentesco di Capanna&C. Ma qualche analogia c’è