Dopo la vittoria alla vicepresidenza, per Kamala Harris si apre un orizzonte che potrebbe vederla nel 2024 prima donna Presidente nella storia degli Stati Uniti
Dopo la vittoria alla vicepresidenza, per Kamala Harris si apre un orizzonte che potrebbe vederla nel 2024 prima donna Presidente nella storia degli Stati Uniti
Lo scorso novembre gli elettori americani hanno scelto Kamala Harris come vice Presidente degli Stati Uniti. L’arrivo alla Casa Bianca di “una” vice Presidente, peraltro, con una storia personale che trova le sue origini in una famiglia di immigrati, rappresenta un evento epocale per la democrazia di Washington.
L’investitura di Kamala Harris accanto a Joe Biden è il culmine del lungo cammino percorso dalle donne nella politica americana. Un percorso che iniziò nel 1872 quando Victoria Woodhull si candidò alla presidenza degli Usa, ben prima dell’approvazione del diciannovesimo emendamento della Costituzione, che solo nel 1920 garantí il diritto di voto alle donne. Dopo di lei quasi quaranta donne si sono candidate alla presidenza e alla vice presidenza. Le loro storie, da Victoria Woodhull a Kamala Harris, ci dicono che le donne sono entrate nella scena delle presidenziali americane da molto tempo e non soltanto nel ruolo delle first lady della Casa Bianca. Dopo Franklin D. Roosevelt, che fu il primo presidente a volere una donna nella sua squadra di governo, il ruolo delle donne nelle amministrazioni federali è cresciuto fino a raggiungere l’apice nelle presidenze Clinton, quando più del 40 % degli incarichi fu affidato alle donne. La crescente presenza femminile si osserva non soltanto in termini quantitativi, ma anche dall’importanza dei loro ruoli. Mai prima del 2020, una donna era stata eletta alla seconda carica del governo degli Stati Uniti e al momento dell’insediamento, tante donne si sono aggiunte al team del nuovo presidente: Janet Yellen, che guiderà il Dipartimento del Tesoro, Avril Haines, al vertice dell’intelligence nazionale, e Deb Haaland, come segretaria all’Interno.
Chi è e cosa ha fatto
Come già detto, Kamala Harris sta scrivendo una nuova pagina della storia degli Usa anche per le sue origini. La vice Presidente Harris è americana, ma è anche afro-americana e asiatica. I suoi genitori, Shyamala Gopalan e Donald Harris, si trasferirono in California, lei dall’India e lui dalla Giamaica, per studiare in due importanti università di Berkeley. È molto significativo il fatto che i coniugi Harris si siano conosciuti in occasione di un incontro dell’Afro American Association e che abbiano partecipato alle marce del movimento per i diritti civili negli anni Sessanta. Come dichiarato dalla stessa Harris dopo l’elezione al Senato nel 2016: “Se sono arrivata qui è grazie a loro e alle persone che scesero in strada per chiedere più diritti in quella stagione politica”. Dopo il dottorato entrambi i genitori intrapresero la carriera accademica. La madre si interessò alla prevenzione clinica del tumore al seno, collaborando con molti atenei nord-americani, mentre il padre si specializzò nella ricerca sui problemi della crescita economica e delle diseguaglianze. La Professoressa Gopalan morì nel 2009 in California dopo aver vissuto a lungo in Canada a seguito del divorzio. Il Professor Harris invece fa ancora parte del corpo docenti della Stanford University.
A segnare la vita della futura leader democratica sono stati anche l’esempio del nonno materno P. V. Gopalan e il sostegno della sorella Maya. Il nonno di Kamala Harris fu incaricato dal Governo indiano di assistere lo Zambia nella decolonizzazione per gestire l’emergenza dei rifugiati. Durante i periodi trascorsi a Lusaka la giovane Harris vide il nonno al lavoro tra i migranti. La memoria di quelle storie di umanità e sofferenza è stata una delle costanti della vita di Kamala Harris insieme alla complicità con la sorella Maya. L’entourage della nuova vice Presidente descrive il rapporto tra le due sorelle alludendo all’empatia che esisteva tra i fratelli John e Robert Kennedy. Le sorelle Harris condividono sia la professione legale sia la passione politica e, prima di assistere la sorella maggiore nel 2020, Maya Harris è stata consulente di Hillary Clinton nella campagna contro Trump.
La giovane Kamala trascorse la sua gioventú in un quartiere abitato prevalentemente da afro-americani dove frequentò la scuola nell’epoca della de-segregazione. Di quell’esperienza la nuova vice Presidente ha ricordato pubblicamente la fine delle divisioni tra bianchi e neri negli scuolabus e nelle aule. La sua vicinanza al tema dei diritti la spinse a studiare alla Howard University di Washington e questa scelta non fu casuale. Howard è uno dei campus simbolo della storia afro-americana dove si laurea oltre il 20% dei neri negli Stati Uniti. Tornata in California Kamala Harris si unì alla National Black Law Students Association per sostenere la lotta alle discriminazioni razziali. Queste priorità (i diritti civili e politici delle minoranze) hanno orientato anche la sua carriera da prima procuratrice distrettuale di colore della California. Si parlò di lei come della “procuratrice progressista” per l’iniziativa Back on track che promuoveva programmi di rieducazione alternativi al carcere. Una politica di rottura rispetto all’approccio conservatore dominante in California.
In questi brevi riferimenti alla sua vita privata si possono scorgere le basi ideali che hanno plasmato la visione politica della nuova vice Presidente. La senatrice Harris si è schierata a favore di nuovi controlli sulla detenzione e l’uso delle armi, destando l’opposizione della National Rifle Association; ha sponsorizzato la legge di Bernie Sanders sulla sanità Medicare for All; ha definito la pena di morte “incostituzionale” e ha avversato la politica di Trump sui migranti, proponendo una legislazione chiamata REUNITE Act per il ricongiungimento delle famiglie divise al confine con il Messico. Secondo le indagini di GovTrack, Kamala Harris è stata la voce più liberal nel Senato dal 2016 al 2020.
Un futuro da Presidente?
Se tutto questo attiene a quanto fatto finora dalla nuova vice Presidente, dovremmo attenzionare almeno altre due informazioni essenziali per comprendere il suo futuro politico e il significato della sua elezione per la democrazia di Washington. La Costituzione americana dedica al suo ufficio alcune parole particolarmente rilevanti per i rapporti tra la Casa Bianca e il Congresso: “Il vice Presidente degli Stati Uniti sarà Presidente del Senato, ma avrà il diritto di voto soltanto in caso di parità.” La Costituzione affida quindi alla neo vice Presidente un compito fondamentale, che potrebbe divenire ancora piú dirimente considerando che gli equilibri tra democratici e repubblicani nel Senato saranno decisi nel ballottaggio del 5 gennaio in Georgia. Se i democratici dovessero ottenere i due seggi contesi, allora la vice-presidente Harris potrebbe diventare l’ago della bilancia nella camera alta del Congresso.
Infine, i più attenti esperti delle istituzioni americane si sono soffermati sul fatto che Kamala Harris potrebbe potenzialmente ritrovarsi a essere la prima donna di colore a occupare lo Studio Ovale. Le norme che regolano il funzionamento della presidenza prevedono una successione gerarchica programmata: in caso di assenza del Presidente, il vice o la vice subentrano al suo posto fino alle prossime elezioni. Kamala Harris potrebbe essere chiamata dalla sorte a succedere a Biden. Questa è un’ipotesi tutt’altro che infondata, in quanto più della metà dei quattordici vice Presidenti che si sono ritrovati alla Casa Bianca, sono diventati a loro volta Presidenti per le dinamiche della successione e non per aver vinto le elezioni. Le élite della capitale americana sono consapevoli di questo “piano B”, dato che Biden sarà il Presidente più anziano della storia e il suo mandato inizia in piena pandemia.
Kamala Harris è destinata a essere la figura più promettente della nuova amministrazione per il suo carisma, le tracce del sogno americano che si trovano nella sua vita privata e nella sua carriera, e i poteri che potrebbe esercitare nei prossimi anni. È come se la sua elezione avesse permesso agli Stati Uniti di scrivere una nuova pagina della loro storia per sconfessare la retorica di Trump, che ha stigmatizzato le donne e le minoranze.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/febbraio di eastwest.
Dopo la vittoria alla vicepresidenza, per Kamala Harris si apre un orizzonte che potrebbe vederla nel 2024 prima donna Presidente nella storia degli Stati Uniti
Lo scorso novembre gli elettori americani hanno scelto Kamala Harris come vice Presidente degli Stati Uniti. L’arrivo alla Casa Bianca di “una” vice Presidente, peraltro, con una storia personale che trova le sue origini in una famiglia di immigrati, rappresenta un evento epocale per la democrazia di Washington.
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