Qualche settimana fa il week end londinese ha ospitato un evento artistico molto atteso, le cui protagoniste sono le controverse e fortemente espressive immagini della pittrice sudafricana Marlene Dumas, che si racconta negli spazi della Tate Modern ripercorrendo in cento opere circa quarant’anni di lavoro.
The image as Burden è il titolo dell’imponente retrospettiva – ispirato ad un’opera degli anni ’90 cara all’artista – aperta al pubblico dal 5 febbraio al 10 maggio 2015. Il messaggio manifesto in questa intensa, piccola opera , raffigurante una figura maschile che porta in braccio una donna – una scena familiare ed inquietante allo stesso tempo – risiede nel concetto di “passato sempre presente”, fil rouge riconoscibile nella produzione della Dumas.
Infatti, il suo iter artistico prevede il sistematico prendere a modello un’immagine reale, con riferimenti sia a figure storiche che a parenti ed amici, ed in seguito riportarla su tela tramite pennellate che ne stravolgono i tratti e gli intenti.
L’artista preferisce attingere ad un bacino di immagini del passato – facenti dunque parte della memoria del singolo o collettiva – per poi creare un figurativo unico, che sia intimo e stimolante in modo personale e differente per ogni osservatore. Il suo approccio come artista permette alle opere di esprimere un ventaglio di emozioni che spaziano dalla sensualità al dolore, dall’abbandono all’amore, acquisendo valori e significati diversi a seconda della sensibilità e del vissuto dell’osservatore.
Tra le opere in mostra si riconoscono i volti noti, ma reinterpretati, di Amy Winehouse e di Obama, si fa la conoscenza di quelli sconosciuti e penetranti di Serie rejects, ci si confronta con anomali neonati, alti come adulti, in The First People (I-IV), e con Magdalena 1, il cui nome biblico richiama un’immagine collettiva che certo non corrisponde a quella della donna nera che osserviamo sulla tela.
Le pennellate fluide della Dumas danno vita ad una moltitudine di lineamenti distorti, di movimenti congelati in una scenografia creata per risvegliare in ognuno di noi ricordi personali e associazioni mentali, ognuna delle quali invita ad andare oltre l’immagine stessa, intensificando così il rapporto tra arte e spettatore.
Qualche settimana fa il week end londinese ha ospitato un evento artistico molto atteso, le cui protagoniste sono le controverse e fortemente espressive immagini della pittrice sudafricana Marlene Dumas, che si racconta negli spazi della Tate Modern ripercorrendo in cento opere circa quarant’anni di lavoro.