In Giappone l’ex Primo Ministro Shinzo Abe apre alle armi nucleari americane, in Corea del Sud il candidato presidenziale Ahn Cheol-soo parla di condivisione nucleare con Washington
L’invasione della Russia in Ucraina diventa oggetto di discussione a tutte le latitudini, plasmando i ragionamenti della classe politica mondiale, e dell’opinione pubblica, sulle tattiche difensive da assumere se si dovesse verificare un simile scenario in altri contesti. Il caso dell’Estremo Oriente è eloquente, avendo quella parte di globo vissuto una delle esperienze più drammatiche della Seconda guerra mondiale: la distruzione nucleare col bombardamento degli Stati Uniti in Giappone, sulle città di Hiroshima e Nagasaki.
Verso le armi nucleari, Tokyo segue la politica dei tre principi: non sviluppo, non possesso, non presenza su territorio giapponese. Ma il corso della guerra in Ucraina porta legislatori e cittadini a ragionamenti diversi rispetto al passato, col rischio di modificare storiche posizioni che hanno segnato il periodo dal 1945 ad oggi, con decisione a riguardo presa nel 1967 dal capo dell’esecutivo Eisuke Sato. A scoperchiare il vaso di Pandora non è stato un politico di basso profilo ma l’ex Primo Ministro Shinzo Abe, ancora influente nel Partito liberal-democratico, che guida il Governo.
“Il Giappone — ha affermato Abe nel corso di un’intervista televisiva — ha firmato il trattato di non proliferazione nucleare e segue i tre principi non nucleari, ma non dovrebbe vedere come tabù la discussione sulla realtà di come il mondo è tenuto al sicuro”. Per l’ex premier, Tokyo “dovrebbe considerare varie opzioni nelle sue discussioni”, compresa la condivisione nucleare, ovvero l’approccio Nato che prevede lo stoccaggio di armi nucleari Usa tra gli Stati membri che, nel caso limite del loro uso, parteciperebbero al processo di discussione.
“È importante mantenere l’obiettivo del non sviluppo delle armi nucleari, ma quando si tratta di proteggere le vite dei giapponesi e la stessa nazione, credo che si dovrebbe aprire una discussione, considerando tutte le opzioni”, ha aggiunto Abe. Il Primo Ministro Fumio Kishida, eletto proprio nel collegio elettorale di Hiroshima, ha rinviato al mittente l’idea di Abe, comunicando al Parlamento che è inaccettabile per il Giappone pensare persino alla condivisione nucleare. La Cina ha immediatamente bollato le dichiarazioni di Shinzo Abe come “un pericoloso trend che rappresenta il fantasma del militarismo”.
Ancor più incisivo il Ministro della Difesa Nobuo Kishi: “Se in questo framework si assume che gli Stati Uniti possano dislocare armi nucleari sul nostro territorio, persino in periodo di pace, dunque pronte ad essere trasportate dai nostri jet da combattimento in caso di emergenza, questo non sarebbe mai permesso”. E prosegue: “Non ci sono cambiamenti alla nostra aderenza ai tre principi non nucleari”.
Si discute anche in Corea del Sud
La questione è diventata oggetto di discussione anche in Corea del Sud, che si appresta ad affrontare decisive elezioni presidenziali il prossimo 9 marzo. Tra i vari candidati, Ahn Cheol-soo — senza reali possibilità di vittoria ma che, secondo i sondaggi, raggiungerebbe oltre il 9% dei consensi — ha aperto al nuclear-sharing agreement con gli Stati Uniti. Non necessariamente, come affermato, per mantenere testate nucleari al sud della penisola coreana, bensì per “condividere le armi tattiche nucleari a Okinawa e Guam in caso di emergenza”.
“Difenderemo la sicurezza e la pace della Corea contro le provocazioni del Nord, in collaborazione con la comunità internazionale, senza aver paura di utilizzare contromisure militari”. Andando oltre, ha aggiunto: “Abolirò la politica dei ‘tre no’ verso la Cina”, misura che prevede che Seoul non partecipi al network difensivo missilistico degli Usa, ad un patto di alleanza con Washington e Tokyo e lo sviluppo di THAAD, Terminal High Altitude Area Defense. La guerra d’invasione in Ucraina perpetrata dalla Russia modifica lo status quo e rischia di intaccare quelle soluzioni conclamate che, seppur con difficoltà, hanno permesso un’apparente stabilità in numerosi contesti internazionali.
In Giappone l’ex Primo Ministro Shinzo Abe apre alle armi nucleari americane, in Corea del Sud il candidato presidenziale Ahn Cheol-soo parla di condivisione nucleare con Washington