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Khashoggi, l’articolo mai pubblicato


Il giornalista saudita stava lavorando al testo insieme a un attivista iraniano per i diritti umani

Attivisti vestiti come il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump si abbracciano durante una manifestazione per chiedere sanzioni contro l'Arabia Saudita e per protestare contro la scomparsa del giornalista saudita Jamal Khashoggi, fuori dalla Casa Bianca a Washington, Stati Uniti, 19 ottobre 2018. REUTERS/Leah Millis

Il giornalista saudita stava lavorando al testo insieme a un attivista iraniano per i diritti umani

La morte di Jamal Khashoggi ha esposto al mondo intero la brutalità della casa reale saudita. L’inchiesta delle Nazioni Unite sull’omicidio del giornalista è in pieno svolgimento e recentemente Agnes Callamard, esperta Onu sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie e arbitrarie, ha rilasciato le prime dichiarazioni sul caso. «Le prove acquisite in Turchia» — ha affermato Callamard — «mostrano che il giornalista Jamal Khashoggi è stato vittima di una morte brutale e premeditata, pianificata e perpetrata da membri dello Stato dell’Arabia Saudita».

A pochi mesi dalla sua morte, viene rilasciata sul sito Middle East Eye (MEE) una bozza di articolo mai pubblicata che Jamal Khashoggi scrisse all’inizio del 2018 insieme a un attivista iraniano per i diritti umani. L’attivista ha acconsentito alla messa in rete del pezzo, chiedendo il totale anonimato. Il direttore di MEE David Hearst spiega che il pezzo inedito del giornalista, che sul sito ha scritto diverse volte in forma anonima, «mostra come Khashoggi abbia modificato il suo pensiero sulla rivalità Iran-Arabia Saudita». Khashoggi, che ha conosciuto approfonditamente gli ambienti del palazzo reale, era un intellettuale complesso, spesso inserito in seguito alla sua morte all’interno di schemi semplicistici: alcuni lo volevano vicino alla Fratellanza Musulmana, altri come portavoce di una democrazia all’occidentale per l’Arabia Saudita.

Nella bozza, Khashoggi e l’attivista iraniano scrivono che “serve maggiore comprensione tra i due popoli” e che “oltre l’annuale e ristretto pellegrinaggio degli iraniani in Arabia Saudita, virtualmente non esiste interazione tra le nostre genti”. I due autori evidenziano le rispettive problematiche causate da iraniani e sauditi in Siria e Yemen. “Il prezzo di queste guerre è stato largamente pagato dai cittadini” dei due Paesi, scrivono Khashoggi e l’attivista. “A prescindere dalle differenze dei nostri governi” — continuano — “non c’è ragione perché non possa essere data l’opportunità per la costruzione di un minimo dialogo per imparare e comprendere dalle nostre società civili”. Nell’articolo, il giornalista saudita e la controparte iraniana evidenziano la loro preoccupazione per il futuro delle due Nazioni: il confronto perenne un giorno “potrebbe eruttare in peggio”.

La morte del giornalista saudita si incunea nel mezzo delle relazioni internazionali, in particolar modo quelle tra Riyad e Washington. L’amministrazione Trump ha posto al centro dei suoi interessi l’Arabia Saudita, visti anche gli stretti legami tra Jared Kushner e Mohammed Bin Salman. L’uccisione di Jamal Khashoggi ha creato tensioni tra i due Paesi, tanto che la Cia sostiene che sia stato il Principe il diretto mandante della sua morte. Recentemente l’Unione Europea ha inserito l’Arabia Saudita nella lista nera per riciclaggio e finanziamento al terrorismo.

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