La storia del Red Palace, da dimora reale a luogo di testimonianza artistica contemporanea, tra cimeli e reliquie storiche e le opere moderne di Sultan bin Abdulaziz
Quando si parla di futuro, le menti sane partono dalla cultura. In Arabia Saudita da tempo hanno capito che l’arte, e segnatamente l’arte contemporanea, sono un driver qualitativo fenomenale. L’ho sperimentato di persona. Due anni fa sono stato ospite del Governo Saudita, invitato a vedere come il Paese si stesse proiettando nel futuro attraverso la creatività. È in quella circostanza che ho conosciuto Sultan bin Fahad.
In quei giorni a Riad inaugurava The Red Palace, una sua mostra che ha preso l’intero Palazzo Reale, oramai in disuso, in cui aveva vissuto il Principe Saud bin Abdulaziz. Una residenza abbandonata negli anni ‘80 che, prima di essere abbattuta, Sultan ha trasformato in un lavoro site specific gigantesco, un’opera monumentale che di per sé indica quanto ferma sia la volontà dell’Arabia Saudita di oggi di investire nel contemporaneo. L’artista ha creato installazioni e sculture connettendo oggetti e situazioni che hanno determinato la storia di questo territorio (ad esempio l’operazione Desert Storm) calandole sapientemente in un luogo simbolo del potere della monarchia.
Un mix di fascino, figlio di chiara influenza a stelle e strisce, soprattutto la Pop Art, ma anche con una sua viva originalità. Sultan è un membro della famiglia reale e ha anche responsabilità politiche nei programmi culturali per l’Arabia Saudita del futuro, ruoli che però tiene separati dal suo lavoro di artista. Ed è questa la fotografia più autentica di un paese che sta ancora a metà tra futuro e conservazione, tra tradizione e modernità.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di maggio/giugno di eastwest.
Puoi acquistare la rivista in edicola o abbonarti.
La storia del Red Palace, da dimora reale a luogo di testimonianza artistica contemporanea, tra cimeli e reliquie storiche e le opere moderne di Sultan bin Abdulaziz