Dopo la perdita dello status speciale del Kashmir cresce il timore che il Governo nazionalista di Modi voglia marginalizzare i cittadini di fede islamica
Non si arresta lo scontro tra la minoranza musulmana dell’India e il Governo di Narendra Modi. Dopo le tensioni che per mesi hanno visto i cittadini del Kashmir (unica regione indiana a maggioranza musulmana) contrapposti all’esercito di Nuova Delhi, in seguito all’eliminazione dello status speciale per la regione al confine — e contesa — con il Pakistan, si apre un nuovo fronte, stavolta legato alla legge sulla cittadinanza. Nonostante le veementi proteste contro la norma e le richieste di cancellazione dei suoi effetti, la Corte Suprema ha avvallato la proposta del Governo, che ora entrerà a pieno regime.
La legge sulla cittadinanza del 2019 permette agli immigrati irregolari presenti in India prima del 2015, provenienti dal Pakistan, dall’Afghanistan e dal Bangladesh, di poter richiedere il passaporto. Ma la legge prevede che chi fa richiesta di cittadinanza non sia un musulmano. Da molti ribattezzata “legge contro i musulmani”, il timore della minoranza di fede islamica nel Paese è che con la normativa venga marginalizzata la loro comunità, specie nei territori di confine come il Kashmir, dove potrebbe dover far fronte all’arrivo di nuovi cittadini che sposterebbero l’assetto sociale attuale.
Rahul Gandhi, leader dell’Indian National Congress uscito sconfitto nelle ultime due tonate elettorali, ha affermato che “sia la legge che il controverso registro dei cittadini sono armi di polarizzazione di massa usate dai fascisti”. Per il Primo Ministro Narendra Modi la nuova norma sulla cittadinanza ha seguito tutti i passaggi democratici, “un esempio dell’antica cultura indiana di accettazione, armonia, compassione e fratellanza e non ha conseguenze verso i cittadini indiani, a prescindere dalla loro religione di appartenenza”.
Ma non si arresta l’ondata di proteste contro la legge. Nella giornata di ieri, a Nuova Delhi la polizia ha sparato in aria diversi colpi d’avvertimento per disperdere la folla riunitasi per chiedere il ritiro della legge. I manifestanti si sono riuniti anche a Kochi, Calcutta e Ahmedabad. I cittadini indiani di fede musulmana rappresentano il 14% del totale: le politiche del Governo nazionalista di Modi li ha visti coinvolti in prima linea, bersaglio della propaganda politica nel corso della campagna elettorale prima, e la modifica dello status quo in Kashmir e Jammu poi.
@melonimatteo
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