Libia: al-Sarraj ha annunciato che si dimetterà entro la fine di ottobre. Era stata l’Italia a favorire il suo insediamento nel 2016, ma ora il ruolo di Roma si è indebolito
Libia: al-Sarraj ha annunciato che si dimetterà entro la fine di ottobre. Era stata l’Italia a favorire il suo insediamento nel 2016, ma ora il ruolo di Roma si è indebolito
Il Primo Ministro libico Fayez al-Sarraj – a capo del Governo di Tripoli, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale – ha detto ieri che si dimetterà alla fine di ottobre.
Solo pochi giorni prima del suo annuncio si era dimesso il Governo orientale di Tobruk – che non ha l’appoggio delle Nazioni Unite ed è vicino al generale Khalifa Haftar – dopo forti proteste in diverse città, innescate dal peggioramento delle condizioni di vita.
Cosa cambia per l’Italia
Le annunciate dimissioni di Sarraj sono una notizia importante soprattutto per l’Italia. Come spiega Daniele Raineri sul Foglio, il premier non era solo un punto di riferimento per Roma: era la sua “creatura politica”. È stata cioè l’Italia a favorire l’insediamento di Sarraj e ad adoperarsi per fargli ottenere il sostegno internazionale.
Da quel 30 marzo 2016 – giorno in cui ha avuto inizio il mandato di Sarraj – le cose però sono cambiate molto. Ad aprile dell’anno scorso Haftar ha lanciato un’offensiva sulla capitale Tripoli, con l’obiettivo di rovesciare il Governo e ottenere il controllo di tutta la Libia. Il momentum sembrava essere tutto dalla parte del generale e l’Italia, temendo di perdere influenza sul Paese nordafricano – strategicamente importante sia per la questione migratoria che per le risorse energetiche –, si è distaccata da Sarraj per assumere un atteggiamento più equidistante tra le due parti. Questa strategia, tuttavia, non ha avuto l’effetto di rafforzare la posizione di Roma in Libia. Anzi.
L’avanzata di Haftar, che all’inizio sembrava inarrestabile, ha iniziato a perdere slancio, fino a che le sorti della guerra civile si sono ribaltate e il Governo di Tripoli è riuscito a ricacciare indietro le milizie del generale. La svolta è stata possibile soprattutto grazie all’intervento militare della Turchia a fianco di Sarraj. Con i suoi soldati e i suoi droni, Ankara ha di fatto salvato Tripoli e si è garantita una presa fortissima sul Governo e sulla Libia nord-occidentale.
Il ruolo della Turchia nel dopo-Sarraj
Sarraj non è mai stato considerato un Primo Ministro particolarmente forte e capace di riunificare la Libia; era però una figura moderata e conosciuta a livello internazionale.
Secondo Reuters, le sue dimissioni porteranno a nuove competizioni per il potere sia dentro il Governo – si parla da settimane delle tensioni tra il premier e il Ministro dell’Interno Fathi Bashagha –, sia tra Tripoli e Misurata, città del nord-ovest molto importante e nota per le sue milizie.
A ottobre si terranno a Ginevra i colloqui per la stabilizzazione politica della Libia, promossi dall’Onu. Ma sarà probabilmente la Turchia a gestire la transizione politica post-Sarraj. Il Governo tripolino si è infatti subito preoccupato di far sapere che le dimissioni del Primo Ministro non influiranno sui rapporti con Ankara, specie per quanto riguarda la cooperazione sulla sicurezza.
Il successore di Sarraj potrebbe allora essere lo stesso Bashagha, oppure il vice premier Ahmed Maitig: entrambi sono vicini sia a Misurata che alla Turchia.
Il Primo Ministro libico Fayez al-Sarraj – a capo del Governo di Tripoli, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale – ha detto ieri che si dimetterà alla fine di ottobre.
Solo pochi giorni prima del suo annuncio si era dimesso il Governo orientale di Tobruk – che non ha l’appoggio delle Nazioni Unite ed è vicino al generale Khalifa Haftar – dopo forti proteste in diverse città, innescate dal peggioramento delle condizioni di vita.
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